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Gli occhi di Tammy Faye, la recensione: quando il denaro supera la fede

di Gabriele Di Nuovo

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Al cinema dal 3 febbraio, “Gli occhi di Tammy Faye” è un film diretto da Michael Showalter. Nel cast troviamo Jessica Chastain, Andrew Garfield, Cherry Jones e Vincent D’Onofrio.

Basato sull’omonimo documentario del 2000 diretto da Fenton Bailey e Randy Barbato, “Gli occhi di Tammy Faye” racconta dell’ascesa e conseguente caduta dei telepredicatori Jim Bakker e Tammy Faye. Tutta la storia viene raccontata principalmente attraverso “gli occhi” della sua protagonista interpretata dalla Chastain. Seguendo i classici canoni del biopic, la pellicola porta su schermo una storia interessante, ma non sfruttata al meglio.

La fede come percorso di vita

Tammy Faye (Jessica Chastain), un’appassionata cristiana, incontra e si innamora nel 1960 del suo collega universitario Jim Bakker (Andrew Garfield). L’anno dopo i due si sposano e il loro amore per la religione cristiana, porterà la coppia a predicare in giro per gli Stati Uniti, fino a quando non si presenterà una grande occasione: la chiamata in televisione. Questo porterà i coniugi a ottenere un successo clamoroso tanto da fondare una propria rete televisiva chiamata PTL (Praise the Lord).

Sarà proprio la crescente fama e le idee differenti della stessa Tammy nei confronti della comunità cristiana, a portare il tracollo dei coniugi Bakker. Infatti la pellicola si focalizza principalmente sulla sua protagonista, mettendo in secondo piano alcuni elementi come l’influenza delle chiese durante la presidenza Reagan.

Dei grandi interpreti per un biopic “normale”

Uno dei pregi della pellicola diretta da Michael Showalter, sono i suoi interpreti. Jessica Chastain e Andrew Garfield riescono a portare su schermo il carisma e l’eccentricità di due personaggi che grazie alla loro fede in Dio, hanno ottenuto un successo clamoroso. Infatti “Gli occhi di Tammy Faye” è completamente sulle spalle dei suoi due attori protagonisti, tanto da portare la Chastain ad ottenere una nomination agli Oscar 2022 (trovate qui tutti i candidati).

tammy faye

L’attrice, grazie anche all’ottimo lavoro svolto dal reparto trucco, porta una Tammy eccentrica, fedele e umana. Mentre Andrew Garfield, anche lui mostra una somiglianza impressionante al suo personaggio, regala un’altra ottima performance dopo quella vista in “Tick, tick…Boom!”. Ma nonostante due grandi interpreti, la pellicola non approfondisce al meglio quelli che sembrerebbero essere gli elementi più interessanti dell’ascesa e caduta dei coniugi Bakker.

Delle tematiche interessanti, ma…

“Gli occhi di Tammy Faye” oltre a raccontare la vita della sua protagonista, mette in scena un ambiente mai approfondito al meglio nel cinema: le prediche televisive. In passato, abbiamo visto molti film con all’interno predicatori, ma mai nessuno che avesse ottenuto un grande successo con la TV. Ed è proprio su questo che la pellicola si focalizza in parte. In parte perché Showalter preferisce mostrare come i Bakker abbiano ottenuto successo con la televisione, ma mai approfondendo il tutto.

Questa tematica apre le porte al rapporto tra Chiesa e Stato. Infatti l’influenza reciproca delle due entità, ha portato alla caduta del “regno” televisivo creato da Jim Bakker. All’interno della pellicola viene menzionato il presidente Reagan e di come i predicatori abbiano influenzato la sua elezione, soprattutto in un periodo dove la più grande “minaccia” era rappresentata dagli omosessuali.

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“Minaccia” inesistente per Tammy, tanto da generare sconforto nei confronti della comunità e portare la Chiesa ad agire contro la PTL. Ma nonostante questo lato politico abbia contribuito a decretare la fine della rete televisiva dei Bakker, la pellicola mette in risalto le differenze dei due coniugi e la fine del loro matrimonio. Questa si rivelerà una scelta sicura perché rende “Gli occhi di Tammy Faye” un prodotto semplice da seguire.

Un biopic senza grandi pretese

Il problema più grande de “Gli occhi di Tammy Faye” è proprio la sua semplicità nella messa in scena. Il focalizzarsi solo ed esclusivamente sulla protagonista, ha fatto si che tematiche interessanti e mai viste al cinema non venissero mai approfondite. Questo porta a ritrovarsi un biopic senza grandi pretese e molto semplice. La regia basilare e una fotografia attinente al contesto in cui si muovono i personaggi, consolidano lo status quo non rivoluzionario della pellicola.

tammy faye

Questo porta appunto lo spettatore ad uscire quasi a “mani vuote” dalla sala, perché oltre a una Jessica Chastain da Oscar e un grandissimo Garfield, non resta nient’altro che un semplice e poco approfondito biopic. La chiave nel rendere il tutto più interessante era nell’approfondire le tematiche presenti in breve nel film. Ma sfortunatamente, lo spettatore si deve accontentare di un biopic semplice, con ottime interpretazioni e un buon ritmo.

Considerazioni finali

“Gli occhi di Tammy Faye” porta su schermo dei grandissimi Jessica Chastain e Andrew Garfield. Ma oltre le loro interpretazioni, il biopic diretto da Michael Showalter non offre niente di più allo spettatore. Con una regia basilare e un buon ritmo narrativo, la pellicola va dritta imperterrita verso la sua conclusione. Ed è proprio questo il più grande problema del titolo. Con tante tematiche interessanti, oltre lo sviluppo dei suoi protagonisti, queste vengono trattate in modo marginale solo per arrivare alla fine. Approfondendo alcuni elementi della pellicola, “Gli occhi di Tammy Faye” si sarebbe potuto rivelare non un biopic rivoluzionario, ma decisamente superiore al risultato appena sufficiente ottenuto.

Pro

  • Le interpretazioni di Jessica Chastain e Andrew Garfield;
  • Il trucco sui due attori protagonisti.

Contro

  • Una regia molto basilare;
  • Una sceneggiatura che si concentra solo sulla sua protagonista, introducendo concetti interessanti ma mai approfonditi.

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di Gabriele Di Nuovo

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