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La fiera delle illusioni – Nightmare alley, la recensione: il declino di un uomo

di Simone De Mattia

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È da poco uscito nelle nostre sale “La fiera delle illusioni – Nightmare alley “, il nuovo film del regista Guillermo Del Toro che ne è anche sceneggiatore e produttore. Nel cast Bradley Cooper, Rooney Mara, Cate Blanchett, Willem Dafoe e tanti altri nomi importanti. Questo film è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 1946 di William Lindsay Gresham, per cui era già stato fatto un adattamento nel 1947 diretto da Edmund Goulding.

Ecco, come di consueto, la recensione di NCS.

La fiera delle illusioni

Benvenuti alla Fiera delle illusioni 

1939. Stanton Carlisle (Bradley Cooper) trova impiego in un luna park. Qui conosce diverse figure fra cui Clem (Willem Dafoe), direttore del luna park dai cui viene assunto ed istruito sull’attrazione dell’uomo bestia, Molly (Rooney Mara) di cui si invaghisce presto, Zeena Krumbein (Toni Colette) e Pete Krumbein (David Strathairn) con i quali inizia a lavorare ed imparare un mestiere. Stan si rivela presto un uomo di talento, imparando in fretta ed applicando decisamente bene ciò che impara. Dopo la morte di Pete a causa dell’alcool, Stan e Molly decidono di partire per creare qualcosa di proprio.

Due anni dopo i due hanno un loro spettacolo, sono due figure di successo e piacciono al pubblico tanto da fare due spettacoli al giorno. Ma Stan non è lo stesso, infatti è sempre più pieno di sé ritenendosi infallibile. Questo comporta anche un’umiliazione nei confronti di Molly, sua assistente oltre che compagna. La conoscenza dell’analista Lilith Ritter (Cate Blanchett) cambia per sempre la vita di Stan, che accetta di fare spiritismo (anche se Zeena l’aveva messo in guardia da una truffa del genere). Inizia qui il declino dell’uomo di successo.

La fiera delle illusioni

Un lavoro eccezionale da tanti punti di vista 

“La fiera delle illusioni – Nightmare alley ” non è soltanto un film che racconta di fenomeni da baraccone. È un film che racconta dell’avidità e del potere di un uomo e del declino che ne consegue. La figura di Stan ha iniziato il suo viaggio, dopo aver fatto una cosa che lo tormenta tutte le notti, come apprendista in un luna park. Era un ambiente nuovo per lui, ma pur di ricominciare si è messo in gioco. Le sue sorprendenti capacità lo portano però a toccare il fondo, rendendolo un reietto e disperato. Una grande interpretazione da parte di Cooper che ha dovuto interpretare tre fasi di un solo personaggio, la prima come apprendista, la seconda come uomo di successo e la terza come figura ormai ai limiti della società.

Visivamente questo film è appagante. Le scenografie e la fotografia portano per mano lo spettatore in questa lunga e meravigliosa fiera, diretta magistralmente da Guillermo Del Toro. Nel 2017 è uscito il suo acclamatissimo “La forma dell’acqua – The shape of water” per il quale il regista ha ottenuto due Oscar, e “La fiera delle illusioni” sembra esserne figlio diretto. Seppur il primo fosse di genere fantastico e “La fiera delle illusioni” non ne condivida tale genere, lo stile ed il tono vi fanno molto riferimento.

Con i suoi 150 minuti, “La fiera delle illusioni” non è assolutamente una pellicola semplice. Si prende i suoi tempi pur andando spedita verso l’obiettivo. Lo spettatore medio potrebbe non apprezzare appieno questo ritmo, ma verrebbe comunque incalzato più volte con colpi di scena e sequenze sorprendenti. La tensione in più momenti del film si può respirare e Del Toro in questo è un maestro.

Attualmente “La fiera delle illusioni – Nightmare alley ” è in concorso al BAFTA con tre candidature: Miglior fotografia, miglior scenografia e migliori costumi.

 

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di Simone De Mattia

 

 

 

 

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