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House of Gucci, la recensione: moda, amore e denaro

di Gabriele Di Nuovo

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Arrivato in sala il 15 dicembre, “House of Gucci” è l’ultimo film diretto da Ridley Scott. Nel cast troviamo Lady Gaga, Adam Driver, Al Pacino, Jared Leto e Jeremy Irons.

Adattamento del libro “House of Gucci. Una storia vera di moda, avidità, crimine” di Sara Gay Forden, Ridley Scott porta su schermo la storia di come Patrizia Reggiani è arrivata ad essere la mandante dell’omicidio del suo ex marito Maurizio Gucci. Ma la pellicola non racconta solo questo perché, proprio come il libro da cui è tratto, è anche la storia della famiglia Gucci e della loro posizione nel settore della moda. Questo pretesto però, offre allo spettatore un film che non funziona del tutto e con un grosso problema di identità.

Amore o ricerca del potere?

Patrizia Reggiani (Lady Gaga) nel 1970 conosce ad una festa Maurizio Gucci (Adam Driver). Maurizio è figlio di Rodolfo Gucci (Jeremy Irons), proprietario di una delle aziende di moda più famose al mondo. Questo porterà Patrizia a corteggiare Maurizio e alla fine innamorarsi e sposarsi. Sarà proprio questo che porterà Maurizio ad allontanarsi dalla sua famiglia e iniziare una vita normale con sua moglie. Ma l’arrivo di un figlio porterà Maurizio a riunirsi al padre e al resto della famiglia Gucci.

Queste sono le fondamenta di “House of Gucci”. Partendo da qui, la pellicola di Scott cerca di raccontare un dramma familiare e allo stesso tempo un true crime. Ma la sceneggiatura di Becky Johnston e Roberto Bentivegna, non riesce ad essere completamente coerente con la strada da intraprendere durante il racconto. Ma la sceneggiatura e le performance di alcuni attori, sono solo la punta dell’iceberg dei problemi che affliggono il film.

Delle interpretazioni difficili da giudicare

Uno degli elementi su cui “House of Gucci” punta principalmente, è il suo cast. Ridley Scott porta con sé dopo l’esperienza di “The Last Duel” (trovate qui la nostra recensione), Adam Driver e si affida a veterani come Al Pacino e Jeremy Irons per aumentare il livello di talento all’interno della pellicola. Infine per ultimi, ma non meno importanti, Lady Gaga e Jared Leto. Vi chiederete: cosa può andare storto con un cast del genere?

La risposta è: tutto. Nonostante Lady Gaga e Jared Leto attualmente stiano ottenendo numerose nomination grazie alle loro interpretazioni di Patrizia Reggiani e Paolo Gucci, le loro performance non funzionano al meglio per motivi differenti. Lady Gaga, seppur con una somiglianza impressionante a Patrizia Reggiani, a differenza del suo film precedente “A Star is Born”, non porta su schermo una grande prova attoriale. Complice il suo finto accento italiano, decisamente più vicino a quello russo, rende la sua performance strana e quasi grottesca.

house of gucci

Ma chi porta su schermo un’interpretazione ancora più grottesca è Jared Leto. Grazie al trucco, l’attore entra completamente nei panni di Paolo Gucci, anello debole della famiglia. La sua interpretazione è caricata in modo eccessivo, attraverso anche il modo di fare del suo personaggio, rendendo così Paolo una sorta di macchietta all’interno del film. Ad amplificare tutto questo, ci pensa l’utilizzo dell’accento italiano che ricorda molto Super Mario.

Infine troviamo un Adam Driver non al top della forma a cui ci ha abituato l’attore negli ultimi anni e un divertente e divertito Al Pacino (insieme a Irons, i migliori del cast). Ma se le interpretazioni dell’intero cast possono dividere molto, la colpa risiede nella gestione dell’intero progetto da parte di Ridley Scott e dalla struttura della sceneggiatura. Questo perché “House of Gucci” ha un grosso problema di identità.

“House of Gucci”: cosa vuole raccontare

Uno dei problemi più grandi ed evidenti durante le 2 ore e 37 minuti di visione, è il focus principale della pellicola. Cosa vuole raccontare “House of Gucci”? Per tutto il film questa domanda non ottiene una risposta diretta. Questo perché lo script di Becky Johnston e Roberto Bentivegna racconta la famiglia Gucci attraverso le loro “stranezze” e soprattutto utilizzando un tono quasi da gangster movie. Ed è proprio quest’ultimo elemento a rendere il tutto senza un tono preciso.

Infatti la parte finale arriva a raccontare, in modo molto rapido, la genesi e il conseguente omicidio di Maurizio Gucci. La pellicola è sempre stata presentata come la storia dietro l’omicidio, illudendo quasi lo spettatore di trovarsi davanti un true crime. Ma questo evento è l’ultimo pezzo del puzzle di quello che è un racconto con più strati. Infatti “House of Gucci” dedica del tempo al dramma familiare. Drammi che poi portano ripercussioni economiche e a quelle che potenzialmente potrebbero essere le dinamiche più interessanti e solide dell’intera pellicola.

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Le dinamiche più interessanti del libro di Sara Gay Forden, sono proprio quelle dietro gli affari tra Maurizio Gucci e Investcorp. Dinamiche non approfondite al meglio, nonostante titoli che trattano questi temi negli ultimi anni siano andati molto bene (“The Wolf of Wall Street” e “La grande scommessa”). Quindi questa combinazione fatta da gangster movie, true crime e intrighi economici rende “House of Gucci” una pellicola senza un tema principale che non sia genericamente la famiglia Gucci.

A risentirne non è solo l’intero film, ma anche la scrittura dei personaggi. Se le performance sono discutibili, come già esposto in precedenza, la colpa è di una sceneggiatura senza una identità ben precisa. Ma i problemi non finiscono qui purtroppo.

Un montaggio anonimo, ma…

Se con la sceneggiatura sono ben evidenti i problemi di tono della pellicola, il montaggio non aiuta di certo a rendere il tutto più fluido. Il lavoro svolto in post produzione è abbastanza scialbo. Questo è evidente anche ad un occhio meno esperto, grazie a degli stacchi che portano gli eventi avanti per anni, il tutto senza specificare il tempo passato. Tutto questo non aiuta a dare ritmo alla pellicola e mette ancora di più in evidenza i problemi precedenti.

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Ma se il montaggio è abbastanza scarno, la fotografia e i vestiti rispecchiano i periodi in cui la pellicola è ambientata. La fotografia elegante e i costumi, la stessa Gucci ha collaborato con la produzione, rendono “House of Gucci” una pellicola con una copertina raffinata, quando invece il suo interno è grottesco e senza un’anima. Infine la regia di Ridley Scott è utile a rendere il film tale, grazie appunto al talento del regista inglese e nonostante i problemi che affliggono l’intero progetto.

Considerazioni finali

“House of Gucci” è una pellicola che vuole raccontare molto. Il problema principale infatti è proprio questo. Cambiando contesto e tema trattato all’interno del racconto, rende il tutto strano all’occhio dello spettatore. Le performance degli attori, soprattutto Lady Gaga con il suo accento russo e Jared Leto, rendono la pellicola grottesca e ai limiti del comico. Gli unici attori del cast a funzionare sono Al Pacino e Jeremy Irons, che nonostante il loro basso minutaggio mostrano il talento che ha consacrato le loro carriere.  Il montaggio e la lunga durata non aiutano a rendere il tutto interessante, portando anche a stancare lo spettatore durante la visione. Infine nota di merito per la fotografia, la regia e i costumi rispettosi delle epoche che la pellicola racconta.

Pro

  • Regia e fotografia;
  • I costumi indossati dal cast;
  • Le interpretazioni di Al Pacino e Jeremy Irons.

Contro

  • Montaggio della pellicola;
  • La sceneggiatura che cerca di raccontare tanto, cambiando tono e approfondendo poco;
  • Le performance grottesche di Lady Gaga e Jared Leto.

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di Gabriele Di Nuovo

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