di Lorenzo Fazio
Vi ricordate com’era il mondo prima della pandemia? Forse, ora che le restrizioni si stanno via via affievolendo ci stiamo riabituando alla vita pre-pandemica. Eppure, qualcosa rimane ancora storto. Abbiamo un ricordo di quegli anni che si fa sempre più lontano e affievolito, circondato da una consapevolezza che “a quei tempi si stava meglio”. Vi ricordate quando bastava andare al negozio di elettronica più vicino a voi per acquistare una console? Oppure anche quella sensazione di poter ordinare una scheda grafica da Amazon senza essere dentro a qualche dozzina di gruppi offerte? E vogliamo parlare di quanto eravamo puri e innocenti nel fidarci ogni volta che una software house annunciava la release date di un suo gioco? Per non parlare della piacevole sensazione di scaricare un gioco al day-one e trovarlo quantomeno giocabile.
Ovviamente, questi sono problemi minuscoli in confronto ai cambiamenti ben più pesanti che sono avvenuti negli ultimi tre anni. Eppure qualcosa è cambiato a tal punto da sconvolgere anche le piccole cose della nostra vita quotidiana da videogiocatori. Nel “lontano” 2020, la pandemia costrinse moltissimi sviluppatori a posticipare l’uscita dei loro titoli. I rallentamenti dovuti alle costrizioni, però, si mettevano in conflitto con le continue pressioni mediatiche, costringendo i team di sviluppo, molto spesso, a pubblicare dei lavori non-finiti. Dying Light 2 e Cyberpunk 2077 sono solo due tra i videogiochi che più hanno fatto parlare per le loro misere condizioni al day-one. Ma nonostante il periodo della pandemia sia pressoché finito, questo orribile trend non sembra volersi arrestare.
“Ma dai, l’importante è che diverta!”
Tutt’ora ci ritroviamo al day-one con dei titoli chiaramente non pronti alla pubblicazione, che neppure la solita day one patch riesce a sistemare. Guardiamo il caso più recente: Pokémon Scarlatto e Violetto. Tralasciando l’interminabile discorso riguardo a gameplay, meccaniche e qualità grafica di questi discussi titoli, i Pokémon di nona generazione sono palesemente dei prodotti bisognosi di ulteriori settimane di sviluppo. Eppure, se fate un giro tra alcuni forum o gruppi Facebook (italiani e non), troverete molte persone che, di fronte a veri e propri scempi tecnici e di sviluppo, fanno spallucce. “Massì, è godibile. Massì è un Pokémon”.
Siamo sicuri, però, che sia davvero così? Quanto può essere godibile un titolo che gira così male da impedirti di giocare serenamente? A volte sottovalutiamo l’importanza di certi aspetti tecnici, ma sono proprio questi che ci permettono di immergerci in un’esperienza videoludica a 360 gradi. Ritrovarsi di continuo davanti a lag spike, a personaggi che scompaiono o a intoppi grafici, interrompe quel flusso di piacevolezza nello scoprire un nuovo mondo. Ci ricordano che quello che abbiamo davanti è una sequenza di stringhe di codice e che nulla è reale. Questo non è “godersi” un videogioco.
L’esempio più lampante che ricorre nella mia memoria è quello legato alle prime ore di gioco in Elden Ring. Nonostante fosse un gioco che attendevo da anni e che mi emozionava sin dalla title screen, per qualche giorno mi è stato impossibile godermi il titolo. Le terribile condizioni tecniche del gioco, in particolare su PC ma anche su altre piattaforme, impedivano al giocatore di immergersi completamente nell’Interregno. Il fastidio di dover riavviare il gioco ad ogni crash e i cali di frame durante i combattimenti più scenografici hanno reso le mie prime ore di gioco tutt’altro che “godibili”, seppur la qualità contenutistica del gioco fosse semplicemente eccelsa. Certo, in pochi giorni il problema è stato risolto. Ma allora perché non aspettare e farlo uscire COMPLETO E GODIBILE?
Colpa degli sviluppatori?
Constato, dunque, che il lato tecnico di un videogioco è indispensabile alla totalità dell’esperienza, qual è la ragione per cui le software house continuano a pubblicare giochi incompleti? Le motivazioni sono tra le più varie e quasi mai coincidono tra di loro. Una cosa è certa: la colpa non è sicuramente del team di sviluppo. Non esiste alcuna persona che, dopo essersi dedicata completamente alla realizzazione di un progetto, vuole vederlo in condizioni così misere. Anche nel controverso caso di Pokémon non si può vessare esclusivamente Game Freak, seppur sia questa l’azienda che produce tali giochi.
Nonostante tutto, possiamo individuare un filo conduttore tra tutte queste “disastrose” uscite, arrivando a capire come sia possibile il rilascio di giochi in queste condizioni. Questo fil rouge sarebbe la difficoltà che incontrano gli sviluppatori nel produrre una versione diversa per ogni piattaforma. Pensate che per ogni console su cui un gioco è rilasciato, bisogna apportare specifici accorgimenti tecnici. La varietà software e hardware tra PlayStation e Microsoft è già molto significativa, pensate nel mondo del pc gaming! Insomma, riuscire a sviluppare una versione ottimizzata al meglio per ogni singolo set-up risulta essere un compito estremamente difficile. Tornando all’esempio di Scarlatto e Violetto, immaginate quanto possa essere difficoltoso per uno studio piccolo come Game Freak sviluppare un open-world con i limiti di una console datata come Switch!
Qualcuno potrebbe intervenire con il solito esempio. “E Zelda?!”. Breath of the Wild, infatti, è un gioco nettamente sviluppato meglio rispetto a Scarlatto e Violetto, seppur sia uscito 5 anni prima e sulla stessa piattaforma limitante. Ciononostante, non va dimenticato che lo sviluppo di BOTW è stato frutto di un intensa collaborazione tra Nintendo e Monolith Soft. Per chi non lo sapesse, quest’ultima è una software-house giapponese fondata nel 1999, con una decennale esperienza nello sviluppo di giochi 3D. Vanta la partecipazione alla creazione di titoli come Xenosaga, Xenoblade Chronicles, Animal Crossing, Splatoon e anche Pikmin 3. Game Freak sviluppa videogiochi 3D da Pokémon X e Y, pubblicati nel 2013. Il paragone non ha senso.
Con i giochi usciti negli ultimi due anni, poi, si aggiunge un’altra problematica: la necessità di sviluppare i titoli cross-gen. Dopo due anni dall’uscita di PS5, gli sviluppatori sono costretti (ancora una volta “per cause maggiori”) a ottimizzare i propri giochi anche per PS4, che monta un hardware del 2013. Pensate quanto possa risultare difficile riuscire a far girare giochi come Horizon Forbidden West o The Callisto Protocol su vecchie console. Questo grattacapo dei “cross-generazionali“ sarebbe degno di un articolo dedicato: meglio sostenere ancora chi non si può permettere di lasciare la old-gen, o lanciarsi senza timori nella next-gen? Fateci sapere se sareste interessati ad un approfondimento sulla questione!
Conclusione
Quello che si sta cercando di dire, tirando breve, è che nello sviluppo di un videogioco entrano in campo i più differenziati fattori, molti dei quali, spesso, portano al presentare al pubblico un gioco ancora non concluso. La stessa pubblicazione di Cyberpunk 2077, che rimarrà nella storia come una delle più disastrose di sempre, non può essere riassunta in poche righe di lamentela o in una recensione arrabbiata su Metacritic. Se siete interessati ad un nostro approfondimento in merito a questo argomento, ne abbiamo parlato approfonditamente in questo articolo su Cyberpunk 2077 Orion e gli errori da non ripetere.
Ma allora noi videogiocatori cosa possiamo fare? Ahimè, ben poco. Nel mondo videoludico, il decantato “boicottaggio” non ha mai funzionato, tantomeno il review bombing. Il primo è semplicemente impossibile da mettere in pratica: gli stessi Scarlatto e Violetto sembravano andare incontro a un lancio (in termini di vendite) rovinoso, eppure in soli 3 giorni hanno venduto 10 milioni di copie. Il doppio di God of War Ragnarok. Nella metà del tempo. E dall’altra parte, il fatto che siano i giochi Pokémon col Metascore più basso di sempre conta poco di fronte a tali vendite.
Ma anche tralasciando l’eccezionale caso di Pokémon, tutto quello che possiamo fare è chiedere il rimborso del gioco o aspettare una patch che risolva i problemi. Sono dinamiche che difficilmente si modificheranno nel tempo, che si scontrano con diverse realtà. Il consiglio rimane sempre lo stesso: state attenti a pre-ordinare i giochi e aspettate sempre qualche recensione prima di acquistarli! Voi, invece, come reagite quando spendete 80 euro per un gioco al day-one e continua a crashare? Fatecelo sapere sui nostri canali social! Se siete interessati ad altri articoli di approfondimento come questo, continuate a seguire Nasce, Cresce, Respawna. Cliccate questi link per altri articoli che vi potrebbero interessare:
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