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Pinocchio, la recensione: un adattamento poco brillante

di Gabriele Di Nuovo

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Disponibile dall’8 settembre su Disney+, “Pinocchio” è un film diretto da Robert Zemeckis. Nel cast della pellicola troviamo Benjamin Evan Ainsworth, Tom Hanks, Joseph Gordon-Levitt, Cynthia Erivo, Luke Evans e Giuseppe Battiston.

Adattamento in live action del titolo omonimo animato del 1940, “Pinocchio” sbarca sulla piattaforma in occasione del Disney+ Day. La pellicola che vede collaborare Robert Zemeckis e Tom Hanks nell’ennesimo progetto cinematografico, è riuscita nell’intento di regalare un prodotto valido e persino penalizzato da un rilascio solo in streaming? La risposta è no. La secca risposta negativa è dovuta a vari elementi assenti, che vanificano non solo l’opera del 1940 ma soprattutto il libro di Carlo Collodi. Nonostante un cast di ottimo livello e dei momenti musical non sfruttati al meglio, Disney porta su schermo l’ennesimo live action senza la vera anima dei suoi capolavori.

Una storia iconica

La trama di “Pinocchio” è la stessa del libro e dei suoi vari adattamenti. Ma per chi non lo sapesse, la pellicola vede il Grillo Parlante (Joseph Gordon-Levitt) raccontare la storia di Geppetto (Benjamin Evan Ainsworth) e suo “figlio” Pinocchio (Tom Hanks). Il bambino è diverso da chiunque altro perché in realtà è un burattino che ha preso vita grazia a un desiderio di suo padre. Lo scoprire il mondo reale, porterà il piccolo burattino insieme al Grillo Parlante, conoscere nuovi posti, nuovi amici e gente poco raccomandabile.

Se i primi minuti vi sembrano molto familiari, vista la presenza delle sequenze della pellicola animata del 1940, “Pinocchio” prende una strada a sé stante, offrendo un paio di nuovi personaggi completamente superflui e una drastica riduzione per quelli noti. Ed è proprio questa gestione discutibile che porta a far svanire tutta la magia della celebre storia scritta da Carlo Collodi e adattata in uno dei prodotti più celebri della Disney.

Un grande cast per un racconto senza magia

Uno dei pochi punti di forza della pellicola diretta da Robert Zemeckis, è il suo cast. Oltre a riunirsi con il suo amico Tom Hanks, nei panni di un ottimo Geppetto, abbiamo dei comprimari di alto livello. A risaltare positivamente, troviamo Joseph Gordon-Levitt che da la voce al Grillo Parlante. La sua performance vocale, permette alla “coscienza” del protagonista di esprimersi al meglio e sentire persino lo stesso interprete molto divertito nello svolgere il suo ruolo. Ottima anche l’interpretazione del giovanissimo Benjamin Evan Ainsworth.  Con una performance realizzata attraverso l’ausilio della motion capture, l’attore porta su schermo un Pinocchio più credibile che mai, complice anche la CGI di qualità.

 

pinocchio

 

A stonare per quanto riguarda il cast è la gestione dei vari attori. Hanks si ritrova con poco spazio, ma è comprensibile ai fini narrativi e allo spazio offerto al suo Geppetto nella storia. Ma se in questo caso è una scelta logica, non si può dire lo stesso del resto dei personaggi. La Fata Turchina di Cynthia Erivo e il Gatto e la Volpe, si ritrovano con un minutaggio scarso, tanto che potremmo definirli dei cameo. Ad avere più spazio, se può definirsi tale, sono i nuovi personaggi: il gabbiano Sofia e Fabiana. Completamente inediti, le new entry entrano inaspettatamente nel racconto, senza offrire nulla e anzi, contribuiscono a vanificare il fascino e la magia di uno dei racconti per bambini più celebri al mondo.

La magia di Pinocchio svanisce

Il problema più grande di “Pinocchio” targato Zemeckis, è la perdita della magia. Iniziando a riproporre fedelmente la pellicola del 1940, poteva mostrare che l’intento era quello di adattare 1:1 il film animato e ritrasmettere quella magia con la potenza offerta dalle tecnologie attuali; sfortunatamente non è andata così. La storia prende una sorta di strada tutta sua, riducendo drasticamente numerosi momenti celebri della storia del burattino.

Questo fa sì che la magia del racconto si perda, consegnando un semplice e prevedibile prodotto di avventura per ragazzi. Alcuni momenti che portano alla crescita interiore e alla consapevolezza di Pinocchio, vengono ridimensionati. La riduzione del ruolo del Gatto e la Volpe e la quasi totale assenza della Fata Turchina, contribuiscono alla banalizzazione del racconto, offrendo così una pellicola senza anima, ma che permetterà ai più giovani e ai genitori dei più piccoli di guardare e riguardare il capolavoro del 1940.

Lo scopo di un adattamento cinematografico però, non è quello di far fuggire lo spettatore e portarlo a rivedere il prodotto originale. L’obiettivo dovrebbe essere quello di ritrasmettere le stesse emozioni provate in passato e magari anche in una nuova veste o modificando il racconto, basti pensare al tentativo, rivelatosi poi un fallimento, fatto da “Mulan” del 2020. Un pigro tentativo nel modificare e offrire qualcosa di nuovo, è stato fatto attraverso alcuni momenti musicali. Seppur brevi e con potenziale, grazie al suo cast, si rivelano completamente superflui non aggiungono nulla al racconto. L’insieme di questi fattori e una scrittura svogliata che, oltre a vanificare “Pinocchio”, ci porta a capire il perché sia stato rilasciato solo su Disney+ e non in sala.

Un comparto tecnico da cinema

A risaltare insieme al cast, è la regia di Zemeckis. Nonostante “Pinocchio” non sia assolutamente uno dei suoi migliori lavori, la direzione del regista è valida e di alto livello. Senza portare su schermo tecniche particolari, la direzione di Zemeckis funziona, come la scenografia che ricostruisce le varie ambientazioni della storia e la CGI. Il lavoro svolto su quest’ultima è davvero ottimo. In moltissimi prodotti recenti abbiamo evidenziato un calo sotto questo punto di vista, causato dal carico di lavoro accumulato a causa della pandemia. Ma “Pinocchio” presenta un ottimo comparto visivo.

 

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Il burattino, il Grillo Parlante e i vari personaggi non reali del racconto, sono ben realizzati e visivamente ottimi da vedere.  A far storcere il naso è il design scelto per la balena che verso la fine del racconto prende Pinocchio e Geppetto. Se la testa è quella di una balena, il resto sembra provenire da qualche animale fantastico o della mitologia greca, ricordando tanto un kraken. Se si sorvola questo dettaglio, come anche alcune inutili battute recitate in italiano, sotto il punto di vista tecnico, “Pinocchio” è un ottimo film. Ricordate però, l’abito non fa il monaco e in questo caso la frase è ottima per l’occasione.

Considerazioni finali

“Pinocchio” è un adattamento anonimo. Nonostante un cast ottimo che si impegna per poter portare la migliore interpretazione possibile, a non essere interpretato al meglio è il racconto stesso. Perdendo la morale del racconto, attraverso una banalizzazione della storia, anche i momenti musicali e l’aggiunta di nuovi personaggi si rivela inutile in questa ennesima operazione di remake live action.

Fortunatamente, a portare il prodotto ad un livello superiore di quello che si è rivelato, ci pensa il lavoro svolto dietro la macchina da presa. La regia di Zemeckis ci prova a rendere la storia magica e visivamente spettacolare, riuscendo solo a portare al termine il secondo punto. Oltre alla regia, la CGI è ottima, portando al meglio su schermo i vari personaggi a partire dal suo protagonista fino ad arrivare alla balena sul finale.

Pro

  • Le interpretazioni del cast;
  • Il lavoro dietro le quinte: regia, scenografia e CGI.

Contro

  • Lo spazio riservato ai personaggi secondari;
  • Il non saper sfruttare il live action e i momenti musicali;
  • Il far svanire la magia e la morale del racconto trasmessa dal film del 1940 e in primis dal libro di Collodi.

 

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