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Bullet Train, la recensione: tra valigette e colpi di fortuna

di Gabriele Di Nuovo

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Al cinema dal 25 agosto, “Bullet Train” è un film diretto da David Leitch. Il cast è formato da Brad Pitt, Sandra Bullock, Aaron Taylor-Johnson, Brian Tyree Henry, Joey King, Zazie Beetz, Hiroyuki Sanada, Andrew Koji e Michael Shannon.

Basato sul romanzo “I sette killer dello Shinkansen” (potete recuperarlo al seguente link Amazon) di Isaka Kotaro, “Bullet Train” è il nuovo action comedy diretto da David Leitch. Forse è la pellicola meno action di quelle dirette dal regista ex stuntman, ma grazie al suo cast, riesce a regalare un film di puro intrattenimento, divertente, con una costruzione narrativa solida e delle interpretazioni ottime. Dietro questi pregi però, si nasconde un prodotto imperfetto e dal punto di vista dell’azione, siamo al di sotto dei livelli a cui ci ha abituato il regista con i suoi lavori passati.

Un killer zen e una missione “semplice”

Il killer con il nome in codice Ladybug (Brad Pitt), si trova a dover sostituire un suo collega in una semplice missione di recupero in Giappone. L’obiettivo è recuperare una valigetta con un piccolo adesivo su un treno ad alta velocità. Nonostante la semplicità della missione, il nostro protagonista si ritroverà sfortunatamente ad affrontare altri killer pronti a tutto pur di recuperare la valigetta. Ma tra un colpo di fortuna e un altro, Ladybug ritornerà a fare l’assassino nonostante abbia cambiato la sua vita.

Con queste premesse, “Bullet Train” mette in moto un racconto sorprendentemente poco action e decisamente pulp. Le ambientazioni colorate dai neon del Giappone e i caratteristici personaggi che prendono parte alla storia, consegnano allo spettatore un prodotto basato più sul racconto rispetto al puro action. Il tutto è condito da grandi interpretazioni e tempi comici molto irriverenti, sfruttando al massimo il cast della pellicola.

Un titolo sorprendente rispetto al come si è presentato

“Bullet Train” è sempre stato pubblicizzato come una pellicola action comedy. Ma se la commedia è presente e ne parleremo successivamente, a mancare è l’azione. Se vi aspettate tanti combattimenti e sparatorie come nel primo capitolo di “John Wick”, diretto da Leitch insieme a Chad Stahelski, e “Atomica bionda”, siete completamente fuori strada. Il nuovo film del regista invece è molto più vicino agli ultimi due lavori del regista, cioè il secondo capitolo di “Deadpool” e il folle spin-off della saga di “Fast & Furious” “Hobbs & Shaw”. Le due pellicole in questione, sono una sorta di preparazione per potersi approcciare al meglio a “Bullet Train”.

 

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Forse sarà stata la poca azione in una pellicola action a dividere e non poco la critica USA (il film è uscito 20 giorni prima rispetto al nostro paese). Nonostante questo, le poche sequenze action presenti funzionano e sfruttano al meglio la fisicità di un divertentissimo Brad Pitt, che si ritrova ad interpretare un killer che non vuole più uccidere. Invece a essere molto presente e a funzionare con la drammaticità di alcuni personaggi, è il tono comedy. In questa corsa frenetica sul treno proiettile tanto celebre in Giappone, le storie dei vari protagonisti si intrecciano e oltre a conoscere la backstory di alcuni di loro, le dinamiche regalano momenti divertentissimi durante il corso del racconto.

Una struttura tra The Raid e Assassinio sull’Orient Express

“Bullet Train” presenta una struttura narrativa che rimanda a due pellicole diametralmente opposte. Facciamo riferimento a “The Raid” di Gareth Evans e le varie pellicole dedicate al caso dell’Orient Express di Agatha Christie. Vi starete chiedendo perché questa combinazione, ma “Bullet Train” presenta vari elementi in comune con questi due prodotti agli antipodi. Da una parte abbiamo la struttura a livelli, che viene sfruttata attraverso la divisione delle carrozze del treno. Infatti, è proprio quest’ultimo e alla presenza di numerosi personaggi con annessi colpi di scena, a ricordare il romanzo della Christie sotto un treno proiettile zeppo di killer e colorato nella notte dai neon delle città giapponesi.

Il combinare questi elementi, porta a creare le varie e divertentissime dinamiche narrative tra i vari personaggi. Per quanto possa essere ambientato semplicemente in un treno, “Bullet Train” scorre veloce come il veicolo in cui i nostri protagonisti viaggiano. E il merito di questa scorrevolezza va proprio al cast, che attraverso ottime interpretazioni e la chimica tra alcuni di loro, rende al meglio il tono comedy della pellicola.

Un grandissimo cast per il folle treno proiettile

David Leitch per il suo “Bullet Train”, ha messo su un cast di superstar. A guidarlo è un ottimo Brad Pitt, forse al suo primo vero ruolo action, che regala un’interpretazione divertentissima e pungente come l’umorismo del suo Ladybug. Oltre a Pitt, il resto del cast si è rivelato completamente in parte, sfruttando al meglio il proprio minutaggio. Ma la parte più divertente della pellicola, sono i “gemelli” Lemon e Tangerine interpretati da Brian Tyree Henry e Aaron Taylor-Johnson. La dinamica tra i due, è una delle parti migliori della pellicola. Oltre a scoprire qualcosa del loro passato, i gemelli sono la parte più divertente del film e, insieme al Ladybug di Pitt, regalano dei momenti comici a dir poco assurdi.

 

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Anche il resto del cast, oltre ad avere la sua breve presentazione, si presta bene al racconto e porta su schermo ottime interpretazioni. Nonostante questo, alcuni personaggi risultano molto abbozzati nel corso della storia e indeboliscono un intreccio narrativo abbastanza solido e molto difficile da trovare in un action degli ultimi anni. “Bullet Train” è un film sulla fortuna, sulla sfortuna e sulla vendetta. Questi tre temi vengono affrontati sempre attraverso il lato comico della pellicola, ma anche con un pizzico di dramma che tocca i personaggi interpretati da Andrew Koji e Hiroyuki Sanada. Infine, la pellicola conta un paio di cameo inaspettati e divertentissimi, legando a doppio filo gli ultimi lavori del regista e di Brad Pitt.

Il trenino Thomas come morale di vita

Fortuna, sfortuna e vendetta. “Bullet Train” mette in scena questi temi attraverso un racconto stratificato sui suoi vari personaggi, nonostante alcuni di questi siano abbozzati come citato in precedenza. I primi due sono messi in evidenza sin da subito con Ladybug. Il sicario crede di essere perseguitato dalla sfortuna, ma nel corso della pellicola, lo spettatore capirà che è decisamente una persona molto fortunata. Attraverso questo elemento narrativo, Leitch gioca tanto con le sue sequenze di combattimento, mostrando anche in azione la fortuna del protagonista.

L’apoteosi della morale e della comicità della pellicola viene toccata però dalla passione di Lemon per il trenino Thomas. Per quanto vi potrà sembrare assurdo, il mondo di Thomas e i suoi amici treni, oltre a creare un ironico parallelo con l’ambientazione del film, è importante a fini narrativi verso la fine del secondo atto. Ma se la comicità fa da padrona “Bullet Train”, anche l’azione, nonostante non sia onnipresente, funziona al meglio e va di pari passo con la storia raccontata.

Un Giappone frenetico con neon sul grande schermo

La componente scenografica di “Bullet Train” spacca lo schermo. Colorata con le luci dei neon delle città giapponesi e l’eleganza e la puntualità dei treni giapponesi, la scenografia è una delle parti migliori della pellicola. La regia frenetica al momento giusto di David Leitch, riesce a sfruttare e a mostrare al meglio le ambientazioni della storia. L’azione anche se poco presente, è ben girata e coreografata, come è anche possibile vedere durante le sequenze di combattimento con protagonista Ladybug. Lo script offre qualcosa di intrigante per il genere action, ma nella sua durata di 2 ore e 7 minuti, non riesce a sfruttare al meglio tutti i personaggi, mostrandone alcuni per pochissimi minuti vanificando anche nuove dinamiche.

 

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La fotografia e la musica rispecchiano al meglio il moderno Giappone. Con dei colori neon, l’atmosfera del Giappone notturno arriva sullo schermo, immergendo al meglio il pubblico nella storia. La musica, con una colonna sonora formata da alcuni vecchi e iconici brani riadattati in giapponese, oltre a dare un tocco pop e anche pulp alla pellicola, mostrano quel senso di vicinanza del paese del Sol Levante all’Occidente. Unica pecca è l’utilizzo della CGI nel terzo atto, dove la sua massiccia presenza è ben evidente e mostra l’unico calo qualitativo della pellicola sotto il punto di vista tecnico.

Considerazioni finali

“Bullet Train” è una corsa frenetica come il treno proiettile che fa da terreno di caccia per i protagonisti. Il cast all-star funziona benissimo, con un ottimo e divertente Brad Pitt e alcuni cameo a dir poco assurdi e divertentissimi. La regia di David Leitch è ottima e riesce ad accompagnare al meglio tutti i personaggi nel racconto e nelle rispettive scene action. Purtroppo per quanto lo script abbia potenziale, non tutto viene sfruttato al meglio, lasciando alcuni personaggi fini a loro stessi.

Nonostante la poca azione rispetto a come era stato pubblicizzato, “Bullet Train” funziona al meglio e, attraverso un tono comedy che pesca molto dal pulp, diverte lo spettatore. Da un punto di vista tecnico la pellicola non ha problemi ed è molto bella alla vista, tranne la CGI nel finale. In conclusione, “Bullet Train” è una divertentissima pellicola di puro intrattenimento con un’ottima regia e un ottimo cast.

Pro

  • Il cast, su tutti Pitt, Taylor-Johnson e Tyree Henry;
  • La regia e le coreografie portate su schermo da David Leitch;
  • I momenti comici della pellicola;
  • La fotografia che mostra un Giappone notturno con i suoi iconici neon.

Contro

  • Il non aver sfruttato completamente tutti i personaggi apparsi;
  • La CGI nel terzo atto.

 

 

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