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NCS Second Chance: Watchmen

di Gabriele Di Nuovo

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Ben ritrovati su NCS Second Chance. Oggi vi parliamo di “Watchmen”, pellicola del 2009 diretta da Zack Snyder basata sull’omonima opera di Alan Moore e Dave Gibbons.

Forse troppo avanti rispetto alla sua data di uscita o anche a causa della “scomunica” ricevuta dall’autore del fumetto, il cinecomic di Snyder, arrivato dopo il successo ottenuto con “300”, ha polarizzato l’opinione di pubblico e critica. In questo articolo vi spiegheremo, al netto delle differenze con l’opera originale, perché “Watchmen” è un titolo che merita una seconda possibilità e di come la decostruzione dell’eroe realizzata nel fumetto DC Comics, funzioni anche in live action.

La genesi dell’adattamento cinematografico

La produzione di “Watchmen” fu travagliata e durò moltissimi anni, affiancati da altri di totale silenzio. Tra il 1986 e il 1990, Fox acquistò i diritti del fumetto DC Comics per poterci realizzare un adattamento cinematografico in collaborazione con la Largo International. La società in questione fallì e portò il progetto a Lawrence Gordon. Tempo dopo, il produttore Joel Silver scelse Terry Gilliam per dirigere l’adattamento cinematografico del fumetto di Moore e Gibbons. A far saltare il tutto, ci pensò una sceneggiatura che avrebbe coperto ben 8 ore di durata. Questo portò successivamente Universal e Paramount a ideare un adattamento della miniserie a fumetti.

Per scrivere la sceneggiatura le due major ingaggiarono David Hayter. Sceneggiatore dei primi due film dedicati ai mutanti Marvel diretti da Bryan Singer, i videogiocatori lo conoscono bene per il suo lavoro da doppiatore nei panni di Solid Snake in “Metal Gear Solid”. La sceneggiatura di Hayter venne definita: “più vicina a Watchmen di quanto chiunque possa immaginare”. Online è possibile trovare un test footage realizzato a Londra nel 2003 dallo stesso David Hayter, dove il suo “Watchmen” prende vita per 4 minuti. Vi lasciamo qui in basso il filmato.

 

 

Con Ray Stevenson nei panni di Rorschach e Ian Glenn in quelli di Dan Dreiberg, il test screening mostra al meglio il tono che avrebbe dovuto avere la pellicola di Hayter. Dopo un lungo periodo di silenzio, Zack Snyder venne scelto per la regia di “Watchmen”. Dopo 23 anni di gestazione, l’opera più famosa di Alan Moore, arrivò sul grande schermo grazie a Warner Bros., dividendo il mondo intero.

La storia di “Watchmen”

Nel 1977 i vigilanti mascherati sono dichiarati illegali. Questo porta la squadra dei Watchmen a dividersi e intraprendere strade diverse. Ma l’omicidio di uno di loro, Edward Blake A.K.A Il Comico (Jeffrey Dean Morgan) porterà Rorschach (Jackie Earle Haley) a indagare e riunire il suo vecchio team, nonostante l’eroe più potente della Terra, il Dr Manhattan (Billy Crudup), sia in esilio auto imposto su Marte. Gli eventi porteranno la squadra davanti a rivelazioni sconvolgenti e ad opporsi alla minaccia nucleare che incombe sul mondo.

Come nell’opera omonima, “Watchmen” pone le sue radici nell’ucronia, quindi in un mondo molto simile al nostro, dove numerosi eventi sono avvenuti, ma con delle differenze che portano a situazioni differenti. Basti pensare che gli USA hanno vinto la guerra in Vietnam nell’universo di “Watchmen”, tant’è che questo è uno degli avvenimenti che ha amplificato l’instabilità tra Stati Uniti e Unione Sovietica. I protagonisti infatti si muovono in un mondo che va incontro alla terza guerra mondiale e attraverso l’omicidio di Edward Blake, mostra il lato oscuro e anche l’ipocrisia della figura dell’eroe.

La decostruzione dell’eroe

Uno dei punti di forza del fumetto, ben trasposto da Snyder, è la costruzione e conseguente decostruzione degli eroi protagonisti di “Watchmen”. I protagonisti non sono i soliti supereroi, ma personaggi con una moralità molto sfumata, resi in tutto e per tutto umani che sbagliano. Da Rorschach, che al netto della sua sanità mentale e delle sue ideologie politiche cerca di essere un eroe, per arrivare al “Dio” Dr. Manhattan, che stanco dell’umanità, ha deciso di abbandonarla al suo destino. Oltre ai due poli estremi della rappresentazione dell’eroe, il personaggio più intrigante della pellicola è Ozymandias.

Adrian Veidt, interpretato da Matthew Goode, è l’uomo più ricco del mondo oltre a essere l’eroe Ozymandias. Chiamandosi come uno dei tanti soprannomi dati a Ramses II, Veidt dopo la legge contro i vigilanti mascherati, continua a lavorare per il benessere del mondo. Ma il suo piano per la pace è decisamente ambizioso e allo stesso tempo inquietante. Come la poesia di Percy Bysshe Shelley chiamata Ozymandias, non è un caso che il nome da eroe di Veidt rappresenti la caduta e il declino dei potenti. Questo perché il suo piano per la salvezza del mondo, non solo è il fulcro della storia, ma è la rappresentazione del “fine giustifica i mezzi”, rendendo di fatto questi “eroi” più umani e fallibili che mai.

 

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La contrapposizione dei vari protagonisti di “Watchmen”, rende la figura dell’eroe, il buono che salva tutti dai cattivi, un qualcosa proveniente dai fumetti e non dal mondo reale. Il successo dell’opera di Moore, come anche le critiche che hanno colpito la pellicola che stiamo trattando, sono dettate dalle caratteristiche che fanno da padrone, l’ucronia mostrata in “Watchmen”. L’unico peccato della pellicola diretta da Zack Snyder è quella di essere arrivata in sala in un periodo in cui lo spettatore voleva il vero supereroe e no la decostruzione di questo mito presente da anni sulle vignette dei fumetti e non solo.

Il tempo degli eroi e le critiche di Alan Moore

Nel 2009 il mondo voleva veri supereroi al cinema. Con l’avvento del MCU, iniziato nel 2008 con “Iron Man” di Jon Favreau, il pubblico ha rinnovato l’amore per il genere supereroistico, che al netto delle eccezioni, ha avuto non pochi problemi. Con la speranza di vedere al cinema i veri eroi che fanno dell’altruismo e del sacrificio il loro mantra, trovare al cinema “Watchmen” è stato un “brutto colpo” al genere. Nonostante la pellicola abbia superato i propri costi, il risultato al box office non fu dei migliori. La critica si divise, complice anche lo stile del regista che non è apprezzato da tutti, ma a mettere in difficoltà “Watchmen” fu il suo autore, Alan Moore.

Moore, che già in passato ha rinnegato gli adattamenti live action di altre sue opere come “La leggenda degli uomini straordinari” e “V per Vendetta”, si oppose sin da subito al progetto. Infatti l’autore si rifiutò di leggere il suo nome associato alle versioni cinematografiche delle sue opere. Al contrario di Alan Moore, Dave Gibbons ha collaborato con Snyder allo sviluppo della pellicola. L’amore nei confronti del fumetto è ben evidente e grazie al suo stile, Zack Snyder è riuscito a trasporre al meglio una delle opere fumettistiche più complesse mai realizzate negli ultimi 35 anni.

Una storia non del tutto fedele

L’adattamento di “Watchmen” riesce a portare al meglio l’essenza del fumetto sul grande schermo. Nonostante questo, la pellicola presenta delle differenze, di cui una sostanziale nel finale, generando scetticismo ai fan dell’opera di Moore e Gibbons. Se alcuni cambiamenti atti a rendere la storia fruibile su schermo sono funzionali alla riuscita del progetto, le modifiche del finale non sono state apprezzate. La scelta fatta da Snyder però ha una sua funzione molto logica e coerente con il tono del racconto. Il tono realistico dato alla storia, ha fatto si che questo cambiamento funzioni ugualmente, impedendo anche al racconto di diventare decisamente sopra le righe.

 

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Leggendo gli ultimi capitoli del fumetto, un determinato elemento del plot twist finale rende il tutto surreale. Restando con i piedi per terra e premendo sulla paura della guerra nucleare, Snyder riesce a portare su schermo tutta l’essenza della parte finale dell’opera dei due autori, mostrando una delle cose più importanti di un adattamento live action di un prodotto: la comprensione del materiale su cui si lavora. A rendere il tutto più vicino al fumetto, ci pensa lo stile visivo adottato dal regista, che offre allo spettatore un fumetto in movimento e un mondo cupo e senza speranza.

Un mondo sporco e senza speranza

Il mondo portato prima su carta da Moore e Gibbons e successivamente su schermo da Zack Snyder, è un mondo che vive nella paura. Paura della terza guerra mondiale e persino paura delle persone che dovrebbero proteggere i cittadini. Infatti “Watchmen”, come la controparte cartacea, affronta su schermo la paura di un conflitto e la visione nichilista dei suoi protagonisti nei confronti del mondo. Questo porta a vivere in un mondo di controllo, mostrando non solo la caduta degli ideali eroistici, ma persino la fine dei valori occidentali.

Il pessimismo e la paranoia sono i temi portanti di “Watchmen” e grazie alla fotografia sporca e cupa, quindi adatta a mostrare questo mondo, lo stile della pellicola è inconfondibile. Oltre alla fotografia e alla poca presenza dell’azione, perché “Watchmen” è una storia di uomini che commettono errori e non di supereroi, la musica e la ricostruzione di alcuni eventi nati grazie a questa ucronia, rendono la pellicola visivamente d’impatto e piena di significato.

 

 

Come non dimenticare gli iconici titoli di testa, dove tutta la storia degli eroi mascherati e del mondo in cui vivono viene riassunta sotto le note di The Times They Are a-Changin'” di Bob Dylan. Il testo della canzone di Dylan rappresenta al meglio il tono della storia e l’aria di pessimismo che circonda il mondo di “Watchmen”. Oltre alla canzone di grande impatto, anche le immagini riassumono al meglio il tutto, calibrando al meglio lo slow motion (utilizzato anche in altri momenti della pellicola).

Perché “Watchmen” merita una seconda possibilità

“Watchmen” di Zack Snyder fu una pellicola incompresa ai tempi. Criticandola per la modifica al finale del fumetto, per la regia e per il tono, la pellicola non ottenne il successo meritato. Nonostante col passare degli anni il film sia stato rivalutato in positivo, in moltissimi continuano a sottovalutarlo a causa dei lavori successivi del regista. Non lasciatevi ingannare da questo, perché “Watchmen” non è solo il miglior film realizzato da Zack Snyder, ma è anche uno dei migliori cinecomic realizzati negli anni 2000.

Vi potrà sembrare un parere pericoloso, ma non è così. Tecnicamente ottimo, con una disamina dell’eroe che è più pessimista e umana che mai, porta su schermo un mondo così vicino ma così lontano da noi, offrendo spunti di riflessione interessanti e non solo. A spiccare è il rispetto nei confronti della leggendaria opera di Alan Moore e Dave Gibbons.

 

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“Watchmen” è una storia matura sulla natura umana che è presente anche negli uomini che il mondo definisce eroi. Il fallimento e il pessimismo fanno parte della natura degli eroi di questo mondo, tanto da trovarsi contro il proprio “pubblico”. Una delle domande presenti nel racconto è questa:

“Who watches the watchmen?”

“Chi controlla i sorveglianti?”

Il dubbio della popolazione mondiale riassume al meglio i vari temi presenti nella pellicola. Nel 2009 questi temi sicuramente hanno allontanato lo spettatore, ma oggi siamo certi che tutti voi darete una seconda possibilità a un cinecomic che racconta di uomini e non di “Vendicatori”. Se appunto cercate un prodotto differente rispetto i classici racconti dedicati ai super, “Watchmen” è la pellicola giusta per voi.

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Qui di seguito vi lasciamo il trailer della pellicola.

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