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The Gray Man, la recensione: uno spy action vecchio stampo

di Gabriele Di Nuovo

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Al cinema dal 13 luglio e su Netflix dal 22 luglio, “The Gray Man” è il nuovo film diretto dai fratelli Joe e Anthony Russo. Nel cast troviamo Ryan Gosling, Chris Evans, Ana De Armas, Billy Bob Thornton, Regé-Jean Page, Jessica Henwick, Julia Butters e Wagner Moura.

Basato sull’omonimo romanzo di Mark Greaney, “The Gray Man” è la pellicola più costosa della nota piattaforma streaming. Con un budget di 200 milioni di dollari, dei veterani del blockbuster come i fratelli Russo, tanta azione e un cast stellare, il nuovo spy action targato Netflix ha centrato in pieno il suo bersaglio? La risposta è molto difficile da dare perché “The Gray Man” ha elementi interessanti portati in scena, mentre altri portano alla pellicola una perdita di valore.

Un passato da seppellire

Court Gentry (Ryan Gosling) è una risorsa della CIA di un programma chiamato Sierra. Ideato da Donald Fitzroy (Billy Bob Thornton), il progetto vede degli agenti specializzati in operazioni speciali ad alto rischio per l’agenzia. Durante una missione, Gentry si ritroverà braccato dal suo stesso governo e inizierà così una spietata caccia all’uomo in giro per il mondo coordinata dal folle Lloyd Hansen (Chris Evans). A supportare l’Uomo Grigio, troviamo l’agente della CIA Dani Miranda (Ana De Armas).

Presentando sin da subito delle differenze con il romanzo omonimo, “The Gray Man” tenta disperatamente di essere uno spy action con dei sentimenti. L’elemento spionistico e intrigante del genere, viene sacrificato a scapito dell’approfondimento dei sentimenti e del senso di giustizia del protagonista. Nonostante questo, alcune dinamiche tra i membri del cast e l’azione, sono le parti migliori dell’ultima opera diretta dai fratelli Russo.

Un super cast per uno spy movie “super”

Come è ben evidente, il punto di forza di “The Gray Man” è la presenza di un cast di altissimo livello. Dal riunire Ryan Gosling e Ana De Armas dopo “Blade Runner 2049”, fino ad arrivare all’attore protagonista della prima pellicola del MCU diretta dai registi italo americani: Chris Evans. Infatti i tre attori sono la parte migliore del film. Gosling e Evans, portano al meglio su schermo il dualismo tra i due nemici. Gentry è calmo, concentrato sul suo obiettivo e pronto a tutto pur di portare a termine la sua missione. Lloyd, con i suoi baffi diventati subito oggetto di meme su internet, è decisamente folle, instabile e spietato, senza alcun valore etico a differenza del suo bersaglio.

 

the gray man

 

Le dinamiche tra i due attori oltre ad essere divertenti, offrono allo spettatore delle prime volte. Ryan Gosling interpreta un eroe action per la prima volta nella sua carriera, mentre Chris Evans, lasciati ormai i panni di Captain America, si presta ad essere un villain divertente e completamente funzionale al racconto. Infine, non per ultima perché meno importante, è Ana De Armas. Dopo i 10 minuti di screen time in “No Time To Die” (trovate qui la nostra recensione), l’attrice cubana ritorna in un ruolo action, con più spazio e ancora una volta completamente in parte e perfetta per essere una futura eroina del genere. Ma se i protagonisti sono soddisfacenti, non si può dire lo stesso del resto dei personaggi e della storia.

Non aspettatevi “Captain America: The Winter Soldier”

Uno dei titoli più amati e apprezzati dalla critica in ambito MCU, è “Captain America: The Winter Soldier”. Diretto dai fratelli Russo e scritto da Christopher Markus e Stephen McFeely, è uno spy action ambientato in un mondo di eroi che affrontano alieni e svariati generi di minacce. Vedendo i risultati ottenuti con il primo lavoro di questo team all’interno dell’universo cinematografico Marvel, ci si aspettava molto di più da “The Gray Man”. Se la regia dei Russo, ci ritorneremo successivamente, è buona, l’adattamento del romanzo di Greaney scritto da Markus, McFeely e Joe Russo, non è soddisfacente.

L’opera originale vede molta azione in giro per il mondo e pochi momenti di pausa, mantenendo così alta la tensione. Non basta citare un paio di sequenze, ma “The Gray Man” manca di mordente, mordente che ha reso il libro di Mark Greaney un best seller. Concentrarsi sull’umanità di Gentry, descritta anche nel romanzo, ha portato alla pellicola del minutaggio superfluo che si sarebbe potuto utilizzare per rendere più ritmato il racconto. Ad essere penalizzato, è il resto del cast. Oltre a presentare delle caratteristiche e un background basilare, pronto all’uso per mettere in difficoltà il nostro protagonista, si mostrano meno carismatici e interessanti rispetto i tre protagonisti.

 

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Ma a mancare e a renderlo inferiore persino ad un cinecomic che si presta al genere, è l’intrigo. Il presupposto che mette in moto il racconto è uno dei più classici e banali. Con il passare degli anni però, è evidente che non è l’incipit a dover essere sorprendente, ma il suo svolgimento. La fiducia era quella di trovarsi davanti ad un viaggio in giro per il mondo pieno di insidie e colpi di scena. “The Gray Man” però non funziona così. Il tutto si muove in modo inerziale, non sorprendendo e anzi, rivelandosi completamente prevedibile agli occhi dello spettatore. Nonostante questo, la pellicola comunque porta a termine il suo lavoro e riesce a divertire e intrattenere lo spettatore, grazie anche alle sue sequenze action.

Tanta azione e una regia “sperimentale” in alcuni momenti

Oltre i suoi protagonisti, il pregio di “The Gray Man” è l’azione. Tutte le sequenze sono ben girate, mentre sul fronte montaggio in alcuni momenti non è convincente. La migliore sequenza action della pellicola è ambientata a Praga, dove il protagonista si ritrova braccato e attaccato da vari killer assoldati da Lloyd per eliminarlo. Da qui vediamo inseguimenti, sparatorie e combattimenti corpo a corpo, dove i Russo per mantenere una continuità nel montaggio in fase di movimento dei soggetti presenti in scena, sfruttano i droni. Per quanto stiano entrando sempre di più nelle produzioni hollywodiane, il loro utilizzo per quanto intrigante, non convince ancora al meglio.

Oltre all’utilizzo dei droni, a non convincere del tutto sono i VFX. Quando lo spettatore è davanti a un progetto molto costoso, si aspetta qualità sotto ogni punto di vista. Sfortunatamente, “The Gray Man” soffre dello stesso problema tecnico che ha colpito l’attuale seconda produzione più grande della piattaforma, il deludente “Red Notice” (trovate qui la nostra recensione). Con un budget di 200 milioni di dollari, è alquanto discutibile trovarsi un lavoro di VFX con delle esplosioni e distruttibilità di veicoli e edifici simili ad un videogioco di due generazioni fa.

 

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A compensare questa lacuna ci pensano però le coreografie dei combattimenti. Non sono numerosi nel corso delle quasi due ore di durata della pellicola, ma i pochi combattimenti presenti, sono ben coreografati. Oltre ad essere ottimi da guardare, anche gli attori mostrano il loro impegno in un ruolo action, consolidando così quella patina di realismo che può offrire uno scontro corpo a corpo o con armi bianche in una pellicola del genere.

Considerazioni finali

“The Gray Man” è uno spy action arrivato tardi. Non sufficiente a poter contrastare i suoi colleghi più blasonati come James Bond Jason Bourne e Ethan Hunt, il lavoro dei fratelli Russo avrebbe potuto ottenere un feedback migliore se arrivato 10 anni fa in sala. Inferiore persino al cinecomic mascherato da spy action “The Winter Soldier”, lo stesso team creativo non riesce a replicare il risultato passato. Nonostante questo, il film basato sul romanzo omonimo di Mark Greaney ha dalla sua un trio di protagonisti ottimo e delle sequenze action di ottima fattura.

A deludere sono i VFX e una sceneggiatura più efficace ad allontanarsi dal materiale originale e decisamente pigra nel creare un mondo narrativo intrigante e stimolante, portando così a perdere il fascino della componente spionistica. “The Gray Man” è intrattenimento puro e se volete passare due ore in tranquillità, fa il suo dovere. Invece se cercate un valido rivale per Bond e Ethan Hunt, siete sulla strada sbagliata.

Pro

  • Il trio formato da Ryan Gosling, Chris Evans e Ana De Armas;
  • La regia dei fratelli Russo;
  • L’azione e le coreografie dei combattimenti.

Contro

  • Una sceneggiatura pigra che non offre mordente allo spettatore, sacrificando anche i vari personaggi presenti nella pellicola;
  • I VFX che non rendono giustizia al budget monumentale di Netflix;
  • Il tentativo di rivaleggiare con altri franchise spy action, portando su schermo un film fuori tempo limite.

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