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Cyberpunk: Edgerunners, la recensione: una Night City inedita

di Gabriele Di Nuovo

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Disponibile su Netflix dal 13 settembre, “Cyberpunk: Edgerunners” è la serie animata basata sul titolo videoludico di CD Projekt RED. Animato dal celebre Studio Trigger, il cast vocale è formato da KENN, Aoi Yûki, Hiroki Touchi, Takako Honda, Tomoyo Kurosawa e Kazuhiko Inoue. Lo show è ideato da Rafal Jaki ed è ambientato nell’universo creato da Mike Pondsmith.

Annunciato due anni fa, “Cyberpunk: Edgerunners” è finalmente arrivato sui nostri schermi. L’anime prodotto da CD Projekt RED e Studio Trigger, porta il mondo del tanto discusso videogioco in una nuova veste e con una storia inedita. Ma tutto questo è sufficiente per avere un buon prodotto da guardare? Lo stile di Trigger sorprende positivamente, dove il celebre studio sfrutta al meglio il suo modo di lavorare per portare su schermo Night City. A non sorprendere però, è la sua storia. Muovendosi su binari narrativi triti e ritriti, la nuova avventura nella pericolosa metropoli del futuro, è decisamente anonima e senza mordente fino alla fine dei 10 episodi.

Diventare un cyberpunk

David (KENN) è un ragazzo ribelle e al tempo stesso studente modello dell’Arasaka Academy. Quando una tragedia stravolgerà la sua vita, David farà la conoscenza di Lucy (Aoi Yûki) e della sua banda guidata da Maine (Hiroki Touchi). Questa nuova vita porterà il ragazzo a conoscere il suo posto nel mondo, entrare in possesso di una tecnologia militare e a diventare una leggenda di Night City. “Cyberpunk: Edgerunners” non fa della sua storia uno dei suoi punti di forza. Portando su schermo vari stilemi narrativi noti, la serie ambientata nell’universo del videogioco di CD Projekt, sotto questo punto di vista, non è al livello della sua controparte videoludica.

A dare man forte a questa pecca, ci pensano i vari protagonisti del racconto. Questi infatti sono personaggi caratterialmente “già visti”, riproponendo vari schemi narrativi già noti ai fan dell’animazione giapponese e non solo. Per quanto le immagini della serie rispecchiano al meglio la spietata vita di Night City, i suoi protagonisti sono da meno, offrendo così una narrazione molto basilare che stona con il mondo in cui questa è ambientata.

Un grande cast vocale per dei protagonisti sottotono 

A contrapporsi alla scrittura dei protagonisti, abbiamo l’ottimo cast vocale scelto per la serie. I vari doppiatori, oltre ad aver svolto un ottimo lavoro nel dare credibilità ai loro personaggi, possono contare su una vasta esperienza nel settore dell’animazione giapponese. Per farvi capire di cosa parliamo, basta aprire il profilo di un membro del cast su Netflix e leggere i vari prodotti in cui sono presenti. Informazione bonus per quanto riguarda il doppiaggio della serie in inglese. Nel cast vocale britannico, troviamo tra i doppiatori Giancarlo Esposito. Il celebre attore ricopre ancora una volta, il ruolo di un personaggio che si oppone ai protagonisti con il suo inconfondibile tono di voce.

 

cyberpunk: edgerunners

 

Ma se abbiamo un doppiaggio giapponese ottimo, che fa il possibile per dare tridimensionalità ai suoi personaggi, non possiamo dire lo stesso per la loro scrittura. Nonostante la storia sia stata pensata da sceneggiatori di CD Projekt che hanno lavorato su “Cyberpunk 2077”, “Cyberpunk: Edgerunners” non riesce ad offrire una narrazione e dei protagonisti accattivanti. La storia decolla lentamente e i vari personaggi sono quanto di più semplice si possa trovare nell’animazione giapponese e non solo. La storia della serie non è matura quanto il suo mondo ed è questo il problema più grande dell’intera operazione arrivata su Netflix. Nonostante questo, che porta ad avere un team di personaggi poco vario e una narrazione lenta, Night City brilla più che mai, offrendo numerose strizzate d’occhio al discusso videogioco.

Una Night City fedele

A risaltare in “Cyberpunk: Edgerunners”, è Night City con i suoi quartieri e le sue tecnologie. Come nel videogioco, la violenta e pericolosa metropoli traspare al meglio su schermo e ovviamente senza bug (battute a parte, il videogioco è decisamente migliorato rispetto al passato). Con i suoi colori e la grandezza dei suoi edifici, l’atmosfera in cui si trova lo spettatore, è la stessa della controparte videoludica. Oltre alle ambientazioni, troviamo vari elementi che senza pensarci due volte ci rimandano al titolo di CD Project Red. Armi, veicoli e tecnologie, sono le stesse che lo spettatore e giocatore ha potuto utilizzare nel videogioco. Oltre ai vari oggetti, ci sono elementi visivi e personaggi che ci rimandano ancora una volta al titolo sbarcato su console e PC.

Come non menzionare la grafica che appare per messaggi e telefonate oppure la schermata dell’hacking che riprende il design visto nel videogioco. Infine abbiamo persino spazio per due personaggi, di cui uno celebre nella lore di “Cyberpunk”. Ad avere un cameo vocale a metà stagione, troviamo Wakako. Per chi ha giocato il titolo, ricorda benissimo che la donna è uno dei contatti del protagonista, offrendo a lui varie missioni. Ma ad apparire al meglio, è una delle leggende di Night City: Adam Smasher. Il mercenario dell’Arasaka pieno di cromo, arriva nel corso dello show in modo sorprendente e violento come il mondo in cui vive.

Studio Trigger colpisce ancora

Noto per prodotti di successo come “Promare”, Studio Trigger ha da anni una certa reputazione da mantenere nel mondo dell’animazione giapponese. In “Cyberpunk: Edgerunners” lo studio riesce a portare al meglio il mondo narrativo creato da Mike Pondsmith e lo fa grazie a delle ottime animazioni e ad una regia che riesce ad alternare momenti frenetici ad altri più tranquilli. I disegni e lo stile utilizzato vede i tratti distintivi di Trigger prendere vita, riuscendo a non stonare col mondo portato su schermo. Inoltre le sequenze action sono spettacolari e portano su schermo al meglio l’essenza del mondo di “Cyberpunk: Edgerunners”.

 

cyberpunk: edgerunners

 

L’azione, la tecnologia e la violenza di Night City sono trasposte al meglio grazie all’ottimo lavoro svolto dal noto studio giapponese. L’azione è la parte migliore dell’intero prodotto. I combattimenti, gli inseguimenti e le sparatorie, oltre a rievocare l’essenza del mondo di “Cyberpunk: Edgerunners”, sono spettacolari e molto divertenti da vedere. Lo stile action di Trigger viene sfruttato al meglio combinando questo universo molto cupo, anche se color neon, alla frenesia dell’azione che ha reso celebre lo studio giapponese.

Considerazioni finali

“Cyberpunk: Edgerunners” scorre bene nel corso dei suoi 10 episodi, nonostante una storia lenta a decollare. Ma a peccare è proprio la sua narrazione banale e poco matura rispetto al mondo in cui è ambientata la storia. Il cast vocale giapponese è ottimo, d’altronde formato da veterani del doppiaggio del loro paese. A sorprendere è la cura nei dettagli nel ricostruire al meglio Night City e lo stile di Trigger adattato al mondo creato da Mike Pondsmith. L’azione e il design complessivo sono davvero ottimi, mostrando così un valido prodotto animato sotto il lato tecnico. In conclusione, “Cyberpunk: Edgerunners” è un prodotto godibile, ma con una narrazione più matura e dei personaggi meno prevedibili, avrebbe regalato una storia ottima e inedita nell’universo di uno dei videogiochi più discussi degli ultimi anni. Invece resta un buon lavoro solo a metà.

Pro

  • Il cast vocale giapponese;
  • La ricostruzione in chiave anime di Night City;
  • L’azione, lo stile e la regia di Studio Trigger.

Contro

  • La storia non decolla velocemente;
  • Personaggi più maturi avrebbero giovato alla narrazione.

 

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