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Terremoto in Campania: Campi Flegrei in pericolo per il riempimento della camera magmatica

di Francesco Ferri

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Un terremoto di magnitudo 2.8 ha colpito la scorsa notte i Campi Flegrei, zona sismica tra le più instabili del nostro Paese. La scossa è stata registrata nell’area flegrea e nella vicina città di Napoli. Dietro a questa situazione pericolosa si celerebbe un rischio ancora più grande: il riempimento della camera magmatica, come spiegato dal professor Giuseppe de Natale intervistato dal Corriere della Sera.

La situazione

Attorno alle ore 2 di notte del 13 marzo c’è stata una scossa di terremoto di magnitudo 2.8 con epicentro nella zona dei Campi Flegrei. La scossa ha ovviamente provocato grande preoccupazione nella popolazione, ma anche fra gli esperti. Il professor Giuseppe de Natale, vulcanologo dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) ha così commentato “a titolo personale” la situazione: “L’attività sismica può solo aumentare finché continua il sollevamento del suolo. Perché il sollevamento del suolo è un’indicazione dell’aumento di pressione nel sottosuolo. Non sappiamo il punto critico, oggi siamo quasi al livello della sismicità del periodo 1982-1983 “. Il professore ha poi aggiunto “Il problema è che oggi, superato il valore massimo recente ottenuto nel 1984, il livello del suolo, e quindi verosimilmente il livello della pressione interna, è il più alto che abbiamo mai sperimentato, almeno negli ultimi due secoli.

In caso di riempimento

C0me mostrano i modelli teorici presenti in letteratura, per causare grandi eruzioni da una camera magmatica profonda, i processi di riempimento magmatico possono durare centinaia o migliaia di anni. ” il professore, inoltre, ha risposto al quesito su quali scenari potremmo aspettarci a breve e medio termine: “Questo non può saperlo nessuno. Possiamo dire con certezza che, finché perdura il sollevamento del suolo, la sismicità potrà solo aumentare. Dopo di che, oggi non c’è evidenza di intrusioni magmatiche superficiali, e questo è un bene. Ma è chiaro che in futuro, anche a breve scadenza, non possiamo escludere che tali intrusioni non avvengano.”

Un’eruzione catastrofica

A spaventare più di tutto, ovviamente, c’è la possibilità che si verifichi un’eruzione disastrosa. Quest’ultima potrebbe verificarsi con emissione di ignimbrite, causando danni ancora più ingenti. Secondo il professore, però, “È estremamente improbabile, prima di tutto perché è raro che una caldera generi più eruzioni ignimbritiche; poi perché, da modelli teorici, le eruzioni ignimbritiche da collasso calderico si preparaono in diverse centinaia o migliaia di anni di continuo afflusso magmatico. Bisogna anche considerare che il magma, specialmente se parliamo di intrusioni superficiali, con il tempo si raffredda.

Cosa dobbiamo fare

Bisogna rendere le aree a più alta pericolosità (prima di tutto la zona rossa) effettivamente resilienti. Questo significa innanzitutto consolidare gli edifici e razionalizzare la rete viaria. Dopodiché, è chiaro che anche diminuire la densità di popolazione sarebbe importante.” Così ha spiegato il professore sottolineando quanto sia importante agire per fare in modo che situazioni catastrofiche non si possano verificare in futuro.

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