di Francesco Ferri
Totò diventa un vero e proprio marchio! Gli eredi di Antonio De Curtis, attore a dir poco divenuto simbolo del cinema italiano e artista fra i più noti del Paese, hanno vinto un’importante battaglia per la paternità del brand “Totò”. Ora ristoranti e pizzerie di tutto il mondo saranno costrette a cambiare nome.
La disputa sul nome di Totò
Da ora in poi basta locali con all’interno il nome di Totò. Il famoso attore, simbolo iconografico di Napoli e dell’Italia, riconosciuto in tutto il mondo, è diventato un brand ufficiale. Nel 2023 il Tribunale di Torino ha concesso agli eredi di Totò la possibilità di impedire l’uso non autorizzato del nome e delle sua famossima poesia “‘A Livella“. “È una questione di rispetto per mio nonno. Ci imbattiamo ovunque, nei posti più impensati, nel suo nome e nelle sue foto utilizzati senza il minimo rispetto del diritto all’immagine“. Così ha raccontato la nipote del comico Elena De Curtis.
Già numerose le diffide
Sono già diverse le diffide arrivate a vari locali lungo la Penisola, da Torino a Latina. Non solo i nomi dei locali sono presi di mira dalla giustizia per l’immagine di Totò, ma anche le riproduzioni su tovagliette, insegne, quadri e, addirittura, i cartoni per l’asporto delle pizze. Il Tribunale di Torino ha stabilito una multa da circa 200 euro per ogni tipo di inosservanza. Oltre al penale, in alcuni casi, si sta andando nella direzione della citazione in tribunale.
Il precedente della statua di Alassio
Già nel 2009 ci fu una disputa sull’immagine di De Curtis. Infatti la giunta comunale di Alassio, in Liguria, aveva deciso di posizionare in un giardino pubblico una scultura di Totò realizzata dall’artista Flavio Furlani. Durante la festa di inaugurazione vi fu anche la presenza della figlia di Totò Liliana De Curtis e arrivò addirittura un messaggio dell’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. L’anno successivo, però, la nuova giunta comunale decise di rimuovere la statua e dedicare l’area a Luigi Morteo, benefattore della città di Alassio. La ragione venne legata ad uno “scarso valore artistico della statua“. Inizialmente riposta in un magazzino fu poi posta in piazza Toti, sul lungomare.
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