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Jack Ryan Stagione 3, la recensione: l’ombra del conflitto mondiale

di Gabriele Di Nuovo

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Disponibile dal 21 dicembre su Amazon Prime Video la terza stagione di “Jack Ryan”. Il cast della serie è formato da John Krasinski, Wendell Pierce, Michael Kelly, Betty Gabriel, Nina Hoss e James Cosmo. Lo show basato sugli omonimi personaggi creati da Tom Clancy, è ideato da Carlton Cuse e Graham Roland.

L’analista della CIA ideato dal celebre scrittore di spy thriller Tom Clancy, ai più noto per il suo contributo a vari videogiochi della Ubisoft, ritorna con una terza stagione di gran lunga superiore rispetto agli episodi precedenti. Se le due missioni passate, hanno visto il protagonista coinvolto in situazioni terroristiche, la terza stagione di “Jack Ryan” è radicata non solo nel nostro presente, ma porta su schermo le atmosfere dei romanzi di Clancy. Se in passato lo show di Carlton Cuse e Graham Roland ha mostrato tanti pro, ad essere assente era l’essenza dei racconti a cui è ispirata. Fortunatamente la terza stagione si rivela essere molto fedele ai toni dei romanzi e mette davanti al protagonista una minaccia che potrebbe minare gli equilibri del mondo intero.

L’ombra della guerra

Iniziando le sue indagini all’ambasciata USA a Roma, Jack Ryan (John Krasinski) scopre un complotto che punta a far scoppiare il terzo conflitto mondiale. Gente pericolosa ha messo in moto un progetto chiamato Sokol, un missile nucleare impossibile da intercettare con i radar. Nel frattempo Russia e Repubblica Ceca si ritrovano in non ottimi rapporti a causa dell’intervento della NATO in quest’ultimo paese. Che sia questa la goccia che farà traboccare il vaso? Accusato di tradimento dopo aver scoperto queste informazioni, Ryan inizia una corsa contro il tempo per sventare una minaccia più grande di sé stesso e del mondo intero. Dopo due stagioni dove affronta rispettivamente il terrorismo di matrice estremista e colpi di stato in Sudamerica, la terza stagione di “Jack Ryan” riporta su schermo la minaccia del terzo conflitto mondiale.

Come viene evidenziato sin da subito, alcune tematiche affrontate dallo show in questa terza stagione si rivelano più vicine che mai al mondo reale. Il rischio di una escalation tra Russia e paesi dell’est Europa non fa altro che rimandarci subito al conflitto in Ucraina iniziato nei primi mesi di questo 2022. I parallelismi si fermano qui perché tra un colpo di scena e una sequenza ad alta tensione, “Jack Ryan” racconta la sua storia e riesce ad alternare spionaggio, politica e rapporti tra personaggi al meglio. Se in passato le storyline secondarie appesantivano la narrazione, nei nuovi episodi queste si rivelano cruciali a fini narrativi e portano avanti anche la tematica politica che ha sempre fatto parte dei romanzi scritti da Tom Clancy.

L’alba di una vecchia era

La terza stagione di “Jack Ryan” riporta su schermo la minaccia della terza guerra mondiale. L’ombra di un nuovo conflitto mondiale, rientra tra i classici stilemi narrativi del genere spy. La gestione degli intrighi e la doppia storyline, è ottima. Se le due stagioni hanno sofferto tanto questo alternare la missione di Jack a dialoghi superflui dei vari personaggi coinvolti nella storia, i nuovi episodi sembrerebbero imparare dagli errori passati. Tutto questo giova al meglio alla narrazione che si rivela più incalzante e intrigante. I colpi di scena, l’aspetto politico e il mistero dietro il progetto Sokol, sono amalgamati al meglio consegnando allo spettatore un prodotto godibile. Unico contro da segnalare riguardo questo aspetto è la durata complessiva della serie. L’ultimo episodio si rivela quasi un surplus, quando invece sarebbe stato sufficiente rendere più longevo il settimo episodio e concludere la nuova missione del protagonista.

 

jack ryan

 

A venire evidenziato sin da subito è il rapporto che i Paesi del mondo hanno con la Russia. L’instabilità dell’est Europa mostrata nello show, si avvicina molto alla situazione attuale. Si parla di truppe ai confini dei vari paesi, tra cui l’Ucraina, con mosse definite come esercitazioni militari. Tutto questo suona familiare vero? Fortunatamente “Jack Ryan” usa questo aspetto politico non per fare propaganda, ma semplicemente per raccontare la propria storia. Infatti il tutto si limita solo a questi paralleli con l’attualità, ma i colpi di scena che fanno da sfondo al racconto, allontanano il tutto dalla realtà e mostrano una certa imparzialità nel raccontare i vari fronti. Se l’aspetto narrativo è decisamente solido, a consolidare al meglio le fondamenta di questa terza stagione, ci pensa ancora una volta il cast della serie.

Un cast di valore

Sin dalla sua prima stagione, “Jack Ryan” ha potuto contare su un cast di altissimo livello. Anche questi nuovi episodi possono dire lo stesso. John Krasinski ancora una volta interpreta un ottimo Jack Ryan, mostrando in questi episodi come il suo casting sia azzeccato. Interpretazione e physique du rôle, rendono di fatto il Ryan di Krasinski il miglior adattamento su schermo del personaggio ideato da Tom Clancy. Al suo fianco troviamo Wendell Pierce e Michael Kelly, interpreti di James Greer e Mike November. I due attori che prestano il volto agli amici e alleati di Ryan, si rivelano ottimi e con una chimica che funziona al meglio su schermo. A non sfigurare al fianco del cast principale, troviamo le new entry.

Nonostante “Jack Ryan” nel corso delle sue stagioni racconti sempre nuove missioni dell’analista della CIA, la difficoltà più grande per il cast principale è quella di trovarsi sempre nuovi attori con cui lavorare. Questa “difficoltà” non è mai evidente e i comprimari funzionano al meglio al fianco dei protagonisti. Anche la scrittura dei personaggi, nonostante non brilli per la sua costruzione complessa, si mette al servizio del racconto e ci consegna dei protagonisti coerenti con il mondo che ci viene raccontato. Non servono elementi complicati per poter raccontare bene una storia, ma è sufficiente raccontarla bene. “Jack Ryan” riesce al meglio in questo con la sua terza stagione, che riesce a dare spazio anche ad alcune scene action.

Intrighi e azione si alternano al meglio

“Jack Ryan” è principalmente una serie spy, ma dedica anche spazio a sequenze action. Queste si alternano al meglio durante la narrazione del racconto e vedono il protagonista precipitarsi nelle situazioni più disparate per cercare la verità. La gestione di questi due punti cruciali che fanno da fondamenta allo show, è ottima. La tensione dei momenti più concitati è ben alternata all’aspetto politico e spy del racconto. Finalmente dopo due stagioni molto altalenanti, Carlton Cuse e Graham Roland hanno compreso l’essenza dei romanzi di Tom Clancy, trasportando al meglio il mondo e i toni del celebre scrittore su schermo.

 

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Ritornando un attimo sulle sequenze action, nonostante siano poche, queste sono girate molto bene. Non stonando con il tono del racconto, vediamo inseguimenti, sparatorie e operazioni militari ad altissima tensione. Unico neo di queste immagini è l’utilizzo della CGI in un determinato momento del settimo episodio. Escludendo questo, l’aspetto action di “Jack Ryan” funziona al meglio. Infine nota di merito alla regia, fotografia e al taglio cinematografico scelto per la serie. Oltre a consegnarci un prodotto di livello, il lavoro svolto dietro le quinte rende “Jack Ryan” uno dei prodotti di punta di Prime Video.

Considerazioni finali

La terza stagione di “Jack Ryan” finalmente adatta al meglio il personaggio creato da Tom Clancy. L’intrigo che fa da base al racconto è intrigante e intrattiene al meglio lo spettatore. Il cast si rivela ottimo e combinato all’ottimo lavoro svolto dietro le quinte, ci consegna uno dei migliori prodotti di Prime Video. Nonostante questo, il finale poteva essere gestito meglio, riducendo così il minutaggio complessivo dello show e la CGI in un determinato momento non è impeccabile. Infine nota di merito alla gestione di tematiche attualissime, mostrando una imparzialità nel raccontare la storia, anche se di fantasia. In conclusione, la terza stagione di “Jack Ryan” porta al meglio le atmosfere di Tom Clancy su schermo e consegna al pubblico un’ottima spy story.

Pro

  • La regia e la scrittura degli episodi, quest’ultima fedele al tono dei romanzi di Clancy;
  • Le interpretazioni del cast;
  • Il modo sorprendente di come lo show si colleghi in parte all’attualità;
  • L’alternare momenti spy alla pura azione cinematografica.

Contro

  • Il finale poteva essere gestito meglio con il minutaggio dei due episodi finali;
  • La CGI in un momento del settimo episodio.

 

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