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Bardo, la cronaca falsa di alcune verità, la recensione: il senso della vita

di Gabriele Di Nuovo

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Disponibile su Netflix dal 16 dicembre, “Bardo, la cronaca falsa di alcune verità” è il nuovo film di Alejandro G. Iñárritu. Il cast della pellicola è formato da Daniel Giménez Cacho, Griselda Siciliani, Ximena Lamadrid e Íker Sánchez Solano.

In concorso alla 79ª Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, “Bardo, la cronaca falsa di alcune verità” è il ritorno di Alejandro G. Iñárritu alla regia dopo i suoi titoli più celebri girati negli USA. Tornando a casa sua, in Messico, il regista abbandona il digitale per poter girare su pellicola da 65 mm. Inoltre collabora alla sceneggiatura e alle musiche della pellicola e si occupa del montaggio del film. Dopo queste informazioni che approfondiremo successivamente, parliamo di “Bardo, la cronaca falsa di alcune verità”. La pellicola cerca di affrontare numerosi temi di attualità attraverso il punto di vista del protagonista. Ma il grande numero di tematiche differenti tra loro, vanifica buona parte del lavoro svolto dal regista messicano.

Cronaca falsa di alcune verità

La pellicola segue il giornalista indipendente e documentarista Silverio Gama (Daniel Giménez Cacho) e le sue esperienze di vita e lavorative. Questo metterà il protagonista davanti le sue scelte, il suo passato e il suo futuro. “Bardo, la cronaca falsa di alcune verità” attraverso la vita di Silverio, racconta un Paese pronto a farsi divorare dalla globalizzazione statunitense, proprio come il suo protagonista. Questo dualismo e altri temi attuali come ad esempio la condizione dei messicani che li spinge a fuggire negli USA, vengono portati su schermo con sequenze reali e allo stesso tempo molto oniriche.

Il punto di vista di Silverio permette a Alejandro G. Iñárritu di raccontare tanto, tantissimo, ma perdendo così il vero focus del racconto. La parola Bardo in spagnolo significa essere tra la vita e la morte, un limbo. I concetti di vita e di morte vengono contrapposti alle varie tematiche e alla vita stessa del protagonista, senza colpire mai fino in fondo lo spettatore. Il tutto avviene nonostante la durata elevata della pellicola, parliamo di ben 2 ore e 29 minuti, dove ci troviamo davanti a tantissime immagini suggestive e ottimi dialoghi che non incidono come dovrebbero.

Essere nel bardo

Alejandro G. Iñárritu cerca di portare lo spettatore nella sua patria: il Messico. Le ambientazioni, il folklore e le problematiche politiche che colpiscono il suo Paese, fanno da sfondo alla surreale avventura che vive Silverio. Attraverso questi punti, il regista messicano ci racconta non solo il suo Paese, ma l’approccio alla vita e alla morte di Silverio. Nonostante il successo riscosso da giornalista e documentarista, un grave lutto familiare stravolge la sua vita e quella della moglie e dei suoi due figli. Questa situazione porta così il protagonista nel bardo, quindi in bilico tra la vita e la morte.

“Bardo, la cronaca falsa di alcune verità” quindi ci racconta non solo di un Paese con i suoi problemi come il Messico, ma in primis ci parla di una persona divisa tra lavoro, vita privata e la morte che è sempre dietro l’angolo.

 

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Il tema della morte è stato affrontato da Alejandro G. Iñárritu in alcuni suoi lavori passati, che hanno dato vita ad una trilogia cinematografica. Con il ritorno in patria, dopo la parentesi USA, il regista riprende questa tematica e la combina con altri elementi. Per quanto l’idea di base sia molto interessante e la messa in scena del racconto sia una delle migliori in assoluto da trovare su schermo in questo 2022 cinematografico che volge al termine, a peccare di ingordigia è lo stesso Iñárritu che cerca di parlare tanto, non riuscendo ad arrivare del tutto allo spettatore. Il sottotitolo della pellicola è molto importante nel corso del racconto, perché ci porta a comprendere al meglio il surrealismo che permane nel corso delle 2 ore e 29 di durata.

Sogno o realtà?

“Bardo, la cronaca falsa di alcune verità” pone allo spettatore una domanda: sogno o realtà? Questa domanda viene posta in modo indiretto allo spettatore attraverso tantissime immagini al limite del surreale, dovute anche ad una certa confusione (voluta) nel raccontare la storia di Silverio. Sono tantissime le sequenze oniriche che cercano di dare un certo tono alla pellicola, ma nonostante la loro bellezza visiva, rendono il tutto confusionario e persino inconcludente.

L’ultimo punto evidenziato è dovuto proprio ad una sceneggiatura che vuole raccontare tanto, perdendo così di fatto il focus principale. Cosa vuole raccontare il regista messicano, qui anche co-sceneggiatore della pellicola? Vuole parlare solo del Messico? Vuole mostrare il mondo del giornalismo e di come gli USA siano così potenti anche nella sua patria? Il regista vuole raccontare sé stesso? Vuole parlare del lutto e di come questo cambi la prospettiva del proprio pensiero sulla vita e sulla morte?

“Bardo, la cronaca falsa di alcune verità” risponde a tutte queste domande o almeno ci prova. Ed è proprio questa “confusione” sulle tematiche da affrontare che rende il nuovo lavoro di Alejandro G. Iñárritu eccessivamente lungo e inutilmente intricato. La gestione discutibile delle varie tematiche, vanifica il lavoro del regista messicano, consegnando così al pubblico un film differente dai suoi titoli precedenti. L’idea e le ottime interpretazioni del cast rendono la storia o la cronaca falsa di alcune verità di Silverio, proprio come il titolo del documentario di successo realizzato dal protagonista, un progetto troppo ambizioso tanto da esplodere su sé stesso. A spiccare però in “Bardo, la cronaca falsa di alcune verità”, è l’intero lavoro svolto dietro le quinte.

La potenza visiva delle immagini

“Bardo, la cronaca falsa di alcune verità” oltre a vedere Alejandro G. Iñárritu tornare a girare un film in Messico, porta anche ad un cambio di formato della pellicola; dal digitale utilizzato nei suoi lavori di successo, il cineasta utilizza una pellicola da 65 mm. La scelta fatta da Iñárritu è evidente sin da subito, consegnandoci delle immagini mozzafiato. A supportare il lavoro del regista, troviamo il DoP Darius Khondji. Il direttore della fotografia iraniano attraverso una palette di colori che in apparenza sembra molto basilare, riesce a mettere in scena immagini molto suggestive. Dal mondo caotico della televisione, fino ad arrivare alle potenti sequenze oniriche, la fotografia si presta al meglio alla regia del regista messicano. Come nei suoi lavori precedenti, Alejandro G. Iñárritu ricorre a varie inquadrature che rendono inconfondibile lo stile del regista.

 

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Inoltre, Iñárritu utilizza il suo amato piano sequenza. Nonostante non siano lunghi come quelli visti in “Birdman”, l’utilizzo del piano sequenza in determinati momenti della pellicola, supporta al meglio la sospensione della realtà che si crea nel corso del racconto. Infine le musiche, composte dallo stesso regista insieme a Bryce Dessner e le scenografie curate dal Premio Oscar Eugenio Caballero, chiudono al meglio il quadro audio visivo che da vita a “Bardo, la cronaca falsa di alcune verità”. Se da un lato abbiamo una sceneggiatura che non riesce ad esaltare al meglio le varie tematiche affrontate, dall’altro troviamo un comparto tecnico che ci prova fino alla fine a rendere comprensibile il tutto al pubblico, anche con immagini abbastanza forti.

Considerazioni finali

“Bardo, la cronaca falsa di alcune verità” è una pellicola che pecca di ingordigia. Affrontare numerosi temi e in parte diversi tra loro, ha portato il lavoro del regista messicano arenarsi sulle sue stesse fondamenta. A rendere il film interessante, nonostante le difficoltà di esposizione dei vari temi affrontati, ci pensano i dialoghi e le interpretazioni del cast, su tutti Silverio interpretato da Daniel Giménez Cacho. A fare da contraltare ad una scrittura ingorda e approssimativa, troviamo un comparto tecnico spettacolare.

Immagini potenti e ben dirette sono alla base dell’ultimo lavoro di Iñárritu che ritorna al passato sotto molti punti di vista. Inoltre il suo lavoro mette in evidenza il suo essere poliedrico, dato che oltre alla regia si è occupato della sceneggiatura, delle musiche e del montaggio della pellicola. In conclusione, “Bardo, la cronaca falsa di alcune verità” è uno dei titoli visivamente migliori del 2022, ma complice la sua narrazione confusa e piena di temi da affrontare, non permette alla pellicola di rientrare tra i migliori film dell’anno.

Pro

  • La regia di Iñárritu;
  • L’interpretazione di Daniel Giménez Cacho;
  • La fotografia di Darius Khondji.

Contro

  • Il numero eccessivo di tematiche presenti nella pellicola vanificano parte del suo lavoro;
  • La durata eccessiva che non aiuta il grande numero di temi presenti;
  • Alcune sequenze forti potrebbero disturbare il pubblico.

 

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