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Vestiti vivi ed autorigeneranti grazie ad un fungo, sarà questo il futuro dell’abbigliamento?

di Enrico Tiberio Romano

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Vestiti vivi, biodegradabili e che si auto-riparano potrebbero essere realizzati in futuro a partire dalle sottili fibre prodotte dai funghi. Potrebbe essere questa la nuova tecnologia in grado di rivoluzionare il mondo della moda e, soprattutto le nostre abitudini. Quello che sembra uno scenario fantascientifico è invece molto più vicino di quanto si pensi.

I vestiti del domani, come funzionano?

Uno studio pubblicato sulla rivista Advanced Functional Materials dalla Newcastle University e dalla Northumbria University, apre le porte al futuro dell’abbigliamento, degli arredi di casa e degli interni delle auto. I ricercatori hanno condotto esperimenti sul fungo Ganoderma Lucidum, in grado di produrre una sorta di pelle a partire da filamenti ramificati, chiamati ife, che disposti uno sull’altro formano il micelio, ovvero il corpo vegetativo del fungo stesso.

Da questo micelio già oggi vengono creati diversi materiali in molti ambiti. Tuttavia il processo di trasformazione impedisce al fungo di rigenerarsi e di produrre nuove ife. Da qui è quindi partito il progetto per ottenere in laboratorio dal fungo una sorta di pelle che può essere prelevata e seccata. I primi risultati sono ancora limitati dal punto di vista delle applicazioni, ma la promessa degli scienziati è che con i progressivi miglioramenti il tessuto che oggi è troppo sottile e delicato potrà diventare più resistente, magari combinando più strati o usando un rivestimento di glicerolo.

Grazie all’azione delle spore del fungo che sopravvivono alla lavorazione, il materiale è in grado di ripararsi da solo. Per cui in circa 48 ore è in grado di riempire buchi e strappi di varie dimensioni e concede la possibilità di immaginare indumenti autorigeneranti nel giro di pochi anni.

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