Viktor Orbán, Primo Ministro ungherese, noto conservatore, ha varato una nuova legge anti-aborto. Dal 15 settembre, le donna incinte, prima di decretare per la vita del proprio feto, saranno obbligate ad ascoltare il suo battito, a “identificare le sue funzioni vitali”. Ogni medico dovrò seguire la procedura e far udire l’attività cardiaca almeno per qualche secondo; questo, nell’idea di Orbán, dovrebbe disincentivare la pratica.
A riportare la notizia SkyTg24. Il decreto del Ministero dell’Interno costituisce l’ulteriore misura del Paese indirizzata alla stigmatizzazione del processo di aborto. In Ungheria, tale azione può essere condotta entro le prime dodici settimane di gravidanza e solamente in quattro casistiche: gravidanza indotta da un reato o violenza sessuale, condizione di pericolo per la salute della donna, rilevazione di un handicap fisico grave nell’embrione e situazione sociale insostenibile della papabile madre.
Mentre i sostenitori dell’iniziativa urlando al progresso e alla “riscrittura della storia”, Amnesty International si dichiara in allarme. Aron Demeter, il portavoce dell’organizzazione, ha precisamente parlato di “preoccupante declino”, adducendo alla formulazione di una regola “senza alcuna consultazione”, che renderà “più difficile l’accesso all’aborto” e “traumatizzerà più donne già in situazioni difficili”.
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