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Scienza: il DNA più antico del mondo risale a… due milioni di anni fa!

di Melissa Marocchio

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Il DNA più antico mai sequenziato ha rivelato l’aspetto dell’ambiente Artico di due milioni di anni fa, quando era più caldo… Andiamo a scoprire di più riguardo questa incredibile scoperta!

Uno studio rivoluzionario

Al giorno d’oggi l’area della Groenlandia settentrionale è ricoperta da un “deserto polare”, ma il materiale genetico, estratto dal suolo, ha portato alla scoperta di un’ampia varietà di piante e animali. Le tracce genetiche che gli scienziati hanno rinvenuto appartengono probabilmente a mastodonti elefantiformi, renne e oche; i vegetali presenti invece, dovevano essere betulle e pioppi, mentre gli esseri marini sembrerebbero esemplari di granchi a ferro di cavallo e alghe.

Il professor Eske Willerslev, colui che ha condotto le ricerche e lo studio dell’Università di Copenhagen e dell’Università di Cambridge, ha affermato che questa mescolanza di specie che vivevano in territori artici e temperati, non ha equivalenti nella storia moderna.

Kap Kộbenhavn Formation

La ricerca è stata condotta in un’area chiamata Kap Kộbenhavn Formation, che si trova nella parte più settentrionale della Groenlandia. Fino ad oggi, risalire a milioni di anni fa per capire come fosse strutturata l’area è stato veramente difficile, perché i fossili animali di quel periodo erano estremamente rari. A tale proposito, lo stesso professore ha affermato [fonte: BBC News]:

“Dal Kap Kľbenhavn, gli unici animali che sono stati scoperti attraverso macrofossili sono un dente di lepre e uno scarabeo stercorario. Quindi la gente non aveva idea di che tipo di fauna ci fosse allora”.

Il team di ricercatori ha dunque concentrato l’attenzione sul DNA ambientale, anche definito eDNA (environmental DNA); si tratta di materiale genetico che viene versato da piante e animali, ad esempio da cellule della pelle o escrementi, e si accumula nel territorio circostante. Si tratta di una tecnica che trova largo utilizzo nella conservazione; per esempio, analizzare il DNA trovato in una goccia di acqua di mare può rivelare tutte le creature che hanno vissuto in una determinata zona dell’oceano, anche se i singoli animali non sono visibili.

DNA del Pleistocene inferiore

In Groenlandia, il team di scienziati ha utilizzato campioni di suolo antico per osservare e approfondire lo studio della biologia risalente all’epoca del Pleistocene inferiore. Andiamo quindi a scoprire cosa hanno trovato…

Qui è stato scoperto un ecosistema forestale, con arbusti artici, erbe, felci e muschi che crescono tra gli alberi. Tra le varie scoperte del DNA di creature come roditori, renne e oche, quella a lasciare tutti stupiti è stata quella del DNA del mastodonte. Come ha detto il Prof. Willerslev alla BBC, nessuno aveva mai ritrovato creature simili a elefanti in Groenlandia prima d’ora.

Anche le temperature dei tempi erano diverse: due milioni di anni fa, il nord della Groenlandia era molto più caldo di quanto non lo sia ora e le temperature annuali erano più calde di circa 11-19°C. A commentare il fatto è stato lo stesso professore:

“Ciò che ci dice concretamente è che la plasticità degli organismi biologici, ossia dove possono vivere e le piante o gli animali che possono vivere insieme, è molto più grande di quello che pensavano”.

 

DNA

DNA (@Shutterstock)

 

L’estrazione del DNA

Estrarre e sequenziare il DNA dal suolo non è stato un lavoro facile; infatti, ci sono voluti anni di ricerche per trovare la tecnica migliore utilizzabile. Inoltre, gli scienziati non pensavano che il materiale genetico potesse sopravvivere così a lungo; esattamente nel 2005 il professor Eske Willerslev aveva enunciato in un suo articolo che credeva che il DNA non potesse sopravvivere più di un milione di anni. Invece oggi, si è scoperto che può conservarsi per addirittura il doppio del tempo!

Dopo le recenti scoperte Willerslev ipotizza perciò che una reazione chimica tra il DNA e il suolo abbia rallentato la degradazione. Spiega anche che:

“Il DNA ha molecole elettricamente cariche così come lo sono i minerali presenti nel terreno. Di conseguenza il DNA legherà ai minerali solidi e quando fa questo riduce il tasso di degradazione spontanea” [BBC].

Se verrà trovato ulteriore DNA ambientale intatto in altri siti, è molto probabile che la nostra visione del mondo antico possa cambiare per sempre…

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