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Pieces of a Woman: la recensione del film di Kornél Mundruczó

di Redazione NCI

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Pieces of a Woman è un film del 2020 diretto da Kornél Mundruczó e sceneggiato dalla compagna Kata Wéber. In seguito a un aborto che interessò la coppia, lo script venne sviluppato per il teatro polacco, salvo poi esser trasformato in una sceneggiatura per il cinema. L’idea alla base del progetto derivò dunque dal diario della donna, la quale aveva annotato un dialogo fra madre e figlia intitolato proprio Pieces of a Woman. 

Pieces of a Woman

Pieces of a woman: alla conquista di Venezia e oltre 

Presentata in concorso alla 77a Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, la pellicola ha assicurato la prestigiosa Coppa Volpi a Vanessa Kirby per la miglior interpretazione femminile. Pochi giorni dopo, Netflix ne ha acquisito sia i diritti di distribuzione statunitensi, che internazionali, concludendo col lancio sulla piattaforma a gennaio 2021. Oltre alla buona accoglienza da parte della critica, il lungometraggio ha fruttato all’attrice britannica una candidatura ai Golden Globe e alla 93a edizione dei premi Oscar, così come a Ellen Burstyn ai Critics’ Choice Awards per il ruolo di attrice non protagonista.

Pieces of a Woman

L’inizio della fine 

L’incipit del lungometraggio impatta con violenza sullo spettatore. La macchina da presa pare danzare, sfiorando in principio i personaggi per poi seguirli nelle stanze della casa. In medias res si assiste alla costruzione delle psicologie e al rapporto che intercorre tra i medesimi, nonché a componenti di una caratterizzazione realistica. Il piano sequenza risalta ciò che provano i nostri: infatti, mentre la camera accorcia o allunga le distanze, li si vede inglobati da un turbine di emozioni che inghiotte persino lo spettatore.

In tal caso, il gimbal consente all’obiettivo di fluttuare, dando al fruitore l’impressione di trovarsi di fronte a un’entità impegnata a sostenere le movenze degli interpreti. L’espediente registico è contornato da una notevole morbidezza in termini di colori: le luci opache ben si amalgamano agli interni della dimora, arricchiti a loro volta da lampadine, bajour o da faretti per il soffitto. In netto contrasto con quest’ultimi è la notte di Boston, portatrice di artificiosi cromatismi provenienti da un’ambulanza, nonché presagio di morte. 

Pieces

Ad essere in frantumi non è solo Martha, bensì l’intreccio. Il racconto si dipana a intervalli, suddividendosi in macro sequenze più o meno estese. Mentre il trascorrere dei mesi scandisce l’ordine cronologico della vicenda, le tre stagioni in questione designano quadri dal valore fortemente simbolico.

La sofferenza interessa una famiglia in crisi caratterizzata da continui contrasti interni: emergono disparità finanziarie, giudizi morali o disonestà. Borghesia e proletariato si scontrano, gravando sempre più su una relazione appesa a un filo. Sean (Shia LaBeouf), un tempo dedito sia all’abuso di droghe che di alcol, reclama ardentemente un passato immacolato, rifugio d’amore e teatro di sfoghi sessuali. L’uomo affronta una duplice battaglia: da un lato tenta di recuperare il rapporto con la compagna, mentre dall’altro cerca di ergersi sullo stesso piano di Elizabeth (Ellen Burstyn).

La suddetta è una donna altolocata sfuggita all’Olocausto, temprata nel carattere e decisamente ancorata a certi ideali. La scrittura ne denota un profilo cinico, volto a plasmare le vite dei consanguinei e ad affermarne lo status di prestigio. Il confronto con Martha presenta due generazioni agli antipodi: mentre la prima è stata abituata sin da subito a lottare, la seconda si ritrova per la prima volta a vivere una situazione di estrema difficoltà.

Per mezzo di tali figure, il cineasta sonda la personale reazione al dolore, evitando di derubricarlo a qualcosa di definito, simile per chiunque. I frammenti si ripercuotono anche sull’estetica: spesso la macchina da presa mostra solo porzioni di corpi, accentuando l’importanza di un dettaglio sulle dita della mano, sugli occhi o il collo. Si assiste perciò a uno “smembramento” operato dalla cinepresa, orientato a riportare più sfaccettature della protagonista.

Pieces of a Woman

Tessere del puzzle

Il lungometraggio è arricchito da allegorie per tutta la sua durata. Si fa spesso riferimento a ponti storicamente collassati, manifestazione del tracollo emotivo dei protagonisti, così come a collegamenti in fase di edificazione, nonché simboli di una futura riconciliazione tra un’estremità e l’altra.

Efficace la stretta relazione che intercorre fra l’aspetto di Martha e la sua abitazione. Nello specifico, mentre lo smalto rovinato ne richiama lo stato di disordine intrinseco, tanto il verde dell’appartamento quanto le stoviglie soccombono in condizioni di trascuratezza. Altrettanto importante il significato che si cela dietro a una semplice mela. In questo caso il frutto diviene espressione di vita, poiché il profumo ricostruisce la connessione tra madre e figlia, laddove i germogli fungono da elementi costitutivi per una nuova esistenza.

Proseguendo col personaggio, è d’obbligo soffermarsi sull’interpretazione della Kirby. La suddetta non solo risulta credibile nell’assumere posizioni post parto, ma sorprende per come riesca a districarsi fra espressioni impenetrabili ed esternazioni furibonde. In sostanza, implosione ed esplosione definiscono i cardini di una performance ineccepibile, contrassegnata dall’intensità di un volto etereo.

Pieces of a woman: l’esposizione di un tema delicato 

Il terzo atto della pellicola si focalizza sull’aspetto processuale della vicenda, ed è qui che una parentesi giudiziaria raffazzonata scopre il punto debole della sceneggiatura. In particolare, una soluzione approssimativa e un mancato colpevole traghettano il pubblico verso la conclusione, sospendendo quindi qualsivoglia giudizio.

Per concludere, Mundruczó e Wéber approcciano un tabù odierno con sensibilità, prestando il fianco a qualche sbavatura di troppo nel finale. Prodotto da Martin Scorsese e Sam Levinson (Malcolm e Marie, Euphoria), Pieces of a Woman scompone e ricompone una donna, sconquassando di pari passo lo spettatore.

Pieces of a Woman

Pro

  • Ineccepibile prova attoriale di Vanessa Kirby
  • Comparto tecnico di spessore
  • Prima mezz’ora sorprendente

Contro

  • Scrittura rivedibile del terzo atto

Grazie dell’attenzione! Continuate a seguire le pagine di NCS per restare aggiornati.

Di Gianluca Panarelli

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