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Pensione: cosa cambierà nel 2023? Ecco tutte le novità

di Gianmichele Trotta

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Si avvicina la fine dell’anno e con essa la scadenza dell’ultima possibilità di uscire dal mondo del lavoro. Al 31 dicembre 2022, infatti, è fissato il termine di “quota 102”; la manovra instaurata dal governo Draghi e che ha sostituito la precedente quota 100 per andare in pensione. Adesso però, il piano previdenziale del Governo Meloni per il prossimo anno è già pronto; andiamo quindi a vedere cosa prevede.

Quota 103: di cosa si tratta?

Come riporta “il Sole 24 Ore“, a meno che non ci siano modifiche dell’ultimo minuto, a sostituire l’attuale formula per andare in pensione ci sarà una sorta di “quota 103”. Il nome preciso della manovra non è stato ancora definito, ma il suo funzionamento è molto simile a quello delle precedenti, con l’unica differenza che cambiano i valori delle cosiddette “quote”.

Si parla di due fattori prevalenti: l’età del lavoratore e gli anni di contributi versati a fini pensionistici. Nel caso di quota 100 per andare in pensione bastava avere un’età anagrafica non inferiore a 62 anni e un’anzianità contributiva non inferiore a 38 anni. In quota 102 invece, questi aumentavano a 64 anni d’età e sempre 38 di contribuzione.

Per quota 103, infine, i requisiti necessari ad accedervi sarebbero 62 anni d’età e 41 di contributi. Per la Lega, la manovra costituirebbe una sorta di “primo passo” verso la più ampia e discussa quota 41; secondo quest’ultima basterebbero 41 anni di contributi per andare in pensione, a prescindere dall’età anagrafica. Infatti, come si riporta sul quotidiano economico-finanziario, proprio la Lega spererebbe ancora di abbassare ulteriormente l’età anagrafica necessaria per accedere alla nuova riforma pensionistica, costituendo così una “nuova quota 102”, con 61 anni d’età e 41 di contributi.

 

Pensione (@Shutterstock)

Le altre opzioni prorogate

Nel caso non si disponessero dei requisiti necessari per accedere a quota 103, resta sempre la pensione di vecchiaia con accesso a 67 anni d’età e almeno 20 anni di contribuzione. L’eccezione vale per alcuni lavoratori impegnati in mansioni particolarmente rischiose, che potranno accedervi già a 66 anni e 7 mesi se in possesso di 30 anni di contribuzione.

Per il prossimo anno resteranno in vigore anche l’Ape sociale e Opzione donna. La prima si riferisce all’Anticipo Pensionistico e riguarda coloro che sono disoccupati di lungo corso, i caregiver e gli invalidi civili, che potranno uscire con 63 anni d’età e 30 anni di contribuzione. Anche chi svolge attività particolarmente rischiose e pericolose potrà accedervi, ma con 36 anni di contribuzione (32 per alcune eccezioni).

Opzione donna, invece, riguarda le lavoratrici con 58 anni d’età (59 se “autonome”) e 35 anni di contributi, e si tratta di una misura che dovrebbe essere prorogata anche per l’anno prossimo. Infine, sempre valide rimangono le opzioni per i “lavoratori precoci” e con il solo requisito “contributivo”. Al contrario, la proposta per incentivare il rinvio della pensione non dovrebbe avere alcun corso, ritenuta troppo costosa da parte dei tecnici del Ministero dell’Economia.

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