Senza dubbio i Mondiali di Spagna 1982 risvegliano dolci ricordi a tutti gli italiani. Questa edizione della Coppa del Mondo, vinta dagli Azzurri del tecnico Enzo Bearzot, è rimasta nella storia per record e partite leggendarie. Oggi NCC vi porta indietro nel tempo, per ripercorrere la strada che ha condotto l’Italia al trionfo. Partiamo insieme…
All’epoca dell’assegnazione dei Mondiali, nel 1966, lo Stato iberico era ancora governato da una dittatura di estrema destra. Una delle ultime sopravvissute in Europa dopo la Seconda guerra mondiale, quella di Francisco Franco. Le polemiche all’epoca furono molte, e gli attivisti ritenevano sbagliato dare visibilità al regime autoritario spagnolo. Le cose cambiarono però con la morte del Caudillo nel 1975, e la presa di posizione democratica da parte dell’appena incoronato Re Juan Carlos. La Spagna, riacquisita la libertà, voleva costruire una buona immagine di sé verso il mondo, e l’organizzazione del Campionato mondiale di calcio assegnato undici anni prima si rivelò un assist perfetto.
Spagna 1982 fu un’edizione dei Mondiali molto combattuta. Tante erano le formazioni in corsa e favorite alla vittoria finale. Su tutte il Brasile di Zico, Falcão e Socrates, e l’Argentina campione del mondo in carica, che convocò per la prima volta un tale Diego Armando Maradona. Oltre a queste due i Paesi Bassi del calcio totale, la Francia di Michel Platini e l’organizzata Germania Ovest. Andando avanti nella competizione si delinearono anche due “squadre-sorpresa”: Belgio e Polonia, quest’ultima in grado di raggiungere la semifinale.
L’Italia di Bearzot, insomma, pur essendo una squadra con molto talento, non era la favorita dei pronostici. Oltre a nomi di grande esperienza come il capitano Dino Zoff e Gaetano Scirea, nella rosa azzurra sono stati convocati anche giovani promesse in difesa quali Giuseppe Bergomi, che partì titolare in finale, e Franco Baresi.
Per il sistema calcio italiano, questa edizione dei Mondiali arrivò in una situazione turbolenta. Nel 1980, infatti, scoppiò il caso “Totonero“, il primo grande scandalo sulle calcioscommesse della storia. Svariate squadre e giocatori furono coinvolti nella vicenda, fra cui l’attaccante Paolo Rossi, accusato (senza mai alcuna vera prova inconfutabile) di aver manipolato la partita Avellino-Perugia sul finire del 1979, quando era in prestito dalla Juventus al club umbro. Risultato successivamente innocente, scontò comunque 2 anni di squalifica sportiva.
Pablito, come venne chiamato dopo il mondiale di Argentina 1978, pensò addirittura al ritiro dal calcio giocato. Ciò non avvenne grazie all’appoggio di Giampiero Boniperti, dirigente della Juventus e Bearzot, che gli diedero una seconda chance. Come la storia insegna, Rossi la sfruttò nel modo migliore possibile. Esiste un articolo di NCC dedicato a questa vicenda, clicca qui per leggerlo.
Al primo turno dei gironi, l’Italia si trovò in un gruppo abbordabile. Oltre agli Azzurri, erano presenti Perù, Polonia e Camerun. Nonostante le aspettative, i ragazzi di Bearzot riuscirono soltanto a raccogliere 3 pareggi, e al termine dei match si trovarono a pari punti con il Camerun riuscendo a passare il turno come secondi in virtù della differenza reti. I polacchi riuscirono incredibilmente ad accaparrarsi il primo posto, mentre il Perù tornò a casa con 2 punti.
Questi risultati stupirono in negativo, e i giornalisti criticarono aspramente l’operato del commissario tecnico e dei suoi giocatori. Da qui la decisione degli Azzurri di chiudersi nei confronti dei giornalisti, cominciando il primo silenzio stampa della storia del calcio.
Il sorteggio del secondo turno si rivelò terribile per l’Italia. Finì infatti nel Gruppo C, in “compagnia” del fortissimo Brasile e dell’Argentina. Dopo gli scarni risultati della prima fase, ci si aspettava una debacle. Ma non sempre le previsioni nel calcio sono azzeccate. Entrambe le partite ebbero luogo all’Estadio de Sarrià, oggi demolito. La prima fu Italia-Argentina, accesa e combattuta, che si risolse in una sofferta vittoria azzurra per 2-1. Sopravvissuti all’Albiceleste, venne l’ora della sfida contro il Brasile…
Questo è il nome che i giornalisti brasiliani diedero al match, divenuto sinonimo di disfatta. Il Brasile di Telê Santana arrivò alla partita con il favore dei pronostici, avendo dimostrato di essere una squadra imbattibile. O almeno, fino ad allora. Sarebbe bastato loro il pareggio per passare il turno.
La partita si stappò immediatamente, con un gol di testa da parte di Paolo Rossi al 5′ di gioco, su assist di Antonio Cabrini. I brasiliani risposero prontamente grazie alla rete del capitano Socrates. Il pareggio durò poco, in quanto al 25′ il solito Paolo Rossi approfittò di un passaggio sbagliato in impostazione di Toninho Cerezo per insaccare. Da qui fino a inoltrato secondo tempo il Brasile cercò di riportare la partita in equilibrio, riuscendoci al 68′ con una rete di Falcão. La sfortuna, però, sembrava avere la meglio sullo sforzo dei giocatori verde-oro. E questa sfortuna aveva un nome e un cognome. Sempre lo stesso, Paolo Rossi. Infatti, sugli sviluppi di un corner, l’attaccante juventino si garantì il pallone della tripletta, segnando al 74′. La foga brasiliana non bastò, gli Azzurri volarono in semifinale.
Qualche anno fa la FIFA ha trasmesso live e poi caricato su Youtube l’intera partita, un classico della storia del calcio. Per vederla, clicca qui.
Contro i polacchi si giocò un match decisamente più tranquillo, portato a casa con un 2-0 firmato, ormai inutile dirlo, da Paolo Rossi. Questo risultato ci ammise alla finale per il primo posto, da giocare insieme alla Germania Ovest, vincente sulla Francia dopo i calci di rigore.
Allo stadio casa del Real Madrid, l’11 luglio 1982 si tenne la Finale della Coppa del Mondo. Una partita sostanzialmente dominata dall’Italia. Il primo tempo si chiuse sullo 0-0, risultato “bugiardo” anche per via del rigore sbagliato da Antonio Cabrini, che mancò lo specchio della porta. Nella seconda parte del gioco, invece, l’attacco azzurro raccolse i suoi frutti. Il solito Paolo Rossi sbloccò il risultato al 57′, e alla rete della punta si aggiunsero quelle di Marco Tardelli al 69′ e di Alessandro Altobelli all’81’. Due minuti dopo Paul Breitner segnò il cosiddetto “gol della bandiera” per i tedeschi, ormai comunque non in grado di sostenere una rimonta.
In tribuna era presente anche il presidente della Repubblica Sandro Pertini, che dopo la terza rete si alzò in piedi, esclamando:
Non ci prendono più!
Il capo di Stato ci vide lungo, e Dino Zoff riuscì ad alzare la coppa più ambita dai calciatori di tutto il mondo, la terza nella storia italiana.
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