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Bert Trautmann, la leggenda del prigioniero di guerra diventato portiere

di Alessandro Colepio

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Germania, 22 ottobre 1923. Il clima sociale è una polveriera in attesa di essere infiammata. L’inflazione è più alta che mai, ci sono ancora le spese di guerra da pagare e la Repubblica di Weimar è ormai sul viale del tramonto. Fra le colline bavaresi si sta organizzando una nuova forza politica, il Partito Nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi guidato da Adolf Hitler, che nel novembre di quell’anno cercherà di prendere il potere con un colpo di stato a Monaco. La nostra storia comincia però più a nord, nel territorio della Sassonia, più precisamente a Dresda. È qui che nasce il protagonista, Bernhard Carl Trautmann, conosciuto da tutti come Bert.

La vita di Bert Trautmann, dall’infanzia alla prigionia

L’infanzia di Bert passa come quella di tanti bambini tedeschi dell’epoca, più per le strade che fra le mura di casa. Il giovane mostra fin da piccolo una grande passione per il calcio, che rappresenta il passatempo principale delle sue giornate. I genitori, però, sono ferrei: prima i compiti scolastici, poi lo sport.

Bert finisce per arrivare quasi sempre in ritardo alle partite sotto casa coi suoi amici e non ha altra scelta che mettersi fra i pali. Mai scelta fu più azzeccata: in poco tempo diventa chiaro a tutti che lui è nato per fare il portiere. E ci riuscirà, anche se il fato si metterà più di una volta in mezzo. Nel 1933 Trautmann ha solo 10 anni quando Hitler diventa Cancelliere del Reich tedesco e accentra su di sé tutti i poteri. Il resto è storia nota: comincia la guerra e con essa gli orrori della barbarie nazista, nascosti alla maggior parte dei cittadini tedeschi.

 

 

La propaganda nazista invoglia molti giovani ad arruolarsi volontariamente per sconfiggere l’alleanza angloamericana, e così fa Trautmann, che fra il 1941 e il 1944 combatte al fronte con la Luftwaffe (l’aviazione tedesca). Prima combatte in territorio russo, poi in Inghilterra. Riceve diverse onorificenze al merito dall’esercito, in particolare la prestigiosa Croce di Ferro a seguito degli efficaci bombardamenti operati sopra le città inglesi. Un anno prima della fine del conflitto viene catturato durante una missione e finisce in un campo per prigionieri di guerra nel Lancashire. Qui Bert inizia ad integrarsi con la cultura britannica e si mette in mostra nelle varie partite disputate fra soldati, in cui si dimostra un portiere insuperabile.

La carriera calcistica

Nel 1948 viene liberato e decide di rimanere in Inghilterra, colpito dall’umanità con cui gli inglesi l’hanno accolto. Ovviamente nessuno si dimentica delle sue doti fra i pali: nello stesso anno inizia a giocare con la squadra locale del Saint Helen’s Town. Gioca 43 partite nel Lancashire e nel ’49 attira le attenzioni del Manchester City, che decide di investire su di lui per sostituire il leggendario portiere Swift.

La sua carriera sembra essere sul punto di decollare, ma il destino ha ancora una sfida in serbo per Bert: l’odio della stampa inglese e della comunità ebraica cittadina. Se nel Lancashire si erano dimostrati tutti più o meno amichevoli col tedesco, lo stesso non si può dire degli abitanti di Manchester, una delle città più colpite dai bombardamenti tedeschi data la sua natura industriale. 20000 persone si presentano sotto la sede del City il giorno della firma, chiedendo a gran voce di non acquistare un ex soldato nazista che fino a pochi anni prima stava combattendo contro l’Inghilterra.

Il City però ha già preso la sua scelta: Trautmann sarà il nuovo numero 1 della squadra. L’opinione pubblica è ovviamente scossa dalla decisione, ed i primi tempi per il portiere tedesco sono fatti di fischi ed insulti. Bert si rimbocca le maniche e mette tutto sé stesso in campo, riuscendo a conquistare la tifoseria a suon di parate. Nel 1956 diventa l’idolo del pubblico quando, in occasione della finale di FA Cup contro il Birmingham City, si disloca 5 vertebre in uno scontro di gioco.

Nonostante il dolore decide di rimanere in campo e salva diverse volte il risultato, fino alla vittoria finale per 3 a 1. Trautmann viene eletto miglior giocatore dell’anno nel ’56: è il primo straniero a riuscirci. Continua a giocare nel City fino al 1964, quando saluta il suo pubblico dopo ben 545 partite. Comincia poi una modesta carriera di allenatore fra Inghilterra, Germania e varie Nazionali minori.

L’importanza di Bert Trautmann

La storia di Bert Trautmann, fra guerra e calcio, è attuale oggi più che mai. È importante sapere che ci si può mettere il passato alle spalle e ricominciare da zero, nonostante siano stati commessi degli errori. Errori da cui il tedesco ha imparato tanto, grazie anche al cuore grande degli inglesi che hanno cercato di vedere oltre il soldato nemico e di scoprire l’essere umano.

Per questi motivi Trautmann è stato premiato con varie onorificenze dal Governo tedesco e da quello inglese fra il 1997 e il 2004. Quando ci ha lasciato, nel luglio del 2013, la sua storia è diventata virale in tutto il mondo ed ha ispirato il film “The Keeper – La leggenda di un portiere”, uscito in sala nel 2019.

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