fbpx "Masabumi il codardo": la storia del giapponese sopravvissuto al naufragio del Titanic
Attualità

“Masabumi il codardo”: la storia del giapponese sopravvissuto al naufragio del Titanic

di Francesco Greco

Condividi con chi vuoi

Quando si parla del Titanic, la nostra mente è inevitabilmente portata a pensare al film di James Cameron, uscito ormai 25 anni fa e basato sull’incidente dell’omonimo transatlantico, che ha contribuito a lanciare le carriere di Leonardo Di Caprio e Kate Winslet.

La storia presentata nella pellicola è stata chiaramente romanzata, ma come è regolare che sia, non racconta tutto sulla vicenda. Infatti, a bordo dell’imbarcazione c’era anche un passeggero giapponese, tale Masabumi Hosono, che riuscì a scampare a morte certa… A riportare la vicenda ci ha pensato Insider.

Da viaggio a incubo: l’escalation della tratta del Titanic

Masabumi Hosono, 40 anni, lavorava al Ministero dei Transporti giapponese. Per questo motivo, nel 1910 venne mandato in Russia per studiare il sistema ferroviario del Paese, così da poter prendere spunto per le linee ferroviarie giapponesi. Dopo circa due anni, per rientrare in patria, Masabumi si imbarcò a bordo della seconda classe del Titanic.

Il viaggio però, come sappiamo, non andò a buon fine. Quella fatidica notte di aprile, Hosono venne svegliato nel mezzo della notte da un marinaio, che lo informò dell’urto della nave con un iceberg e che sarebbe stato necessario abbandonare il Titanic il prima possibile. Non essendo un passeggero di prima classe, tuttavia, venne avvertito di non andare sul ponte, dove erano già cominciate le prime operazioni di evacuazione.

Sfruttando la confusione, invece, Masabumi si recò sul ponte e vide l’orrore puro: i razzi di segnalazione, il terrore della gente e le grida dei marinai dalle scialuppe di salvataggio. In quel momento, il marinaio Edward Buley annunciò di avere ancora due posti liberi sulla scialuppa numero 10. Hosono si ritrovò di fronte a due opzioni: affondare, con la classica concezione dell’onore squisitamente orientale, oppure abbandonarsi al primitivo istinto di salvarsi e rivedere la famiglia.

L’uomo, dopo qualche attimo di tentennamento, fugò ogni dubbio optando per la salvezza. Sfruttando il buio e la confusione si lanciò così nella scialuppa di salvataggio, riuscendo a salvarsi dall’acqua gelida e dalle esplosioni della ciminiera. Alle 8 del mattino del 15 aprile 1912, la scialuppa venne recuperata dalla Carpathia e Hosono, ormai sicuro di essere in salvo, scrisse una lettera alla famiglia sulle pagine marchiate R.M.S. Titanic raccontando la sua vicenda. Queste pagine, inoltre, sono due dei pochissimi fogli intestati alla nave che sono arrivati ai tempi odierni.

Quando un sopravvissuto diventa un colpevole

Una volta arrivato a New York, grazie all’aiuto di alcuni amici, raggiunse prima San Francisco e poi il Giappone. Il ritorno in patria fu toccante, e i media nipponici non persero tempo a raccontare la storia del loro connazionale sopravvissuto. Lentamente, però, qualcosa cambiò; dagli USA, che non si facevano scrupoli nel mettere in cattiva luce il Giappone per via delle tensioni tra i due Paesi, cominciarono infatti ad arrivare le prime critiche.

Masabumi venne definito ironicamente “Il giapponese fortunato”, essendosi salvato non seguendo la tradizione occidentale di salvare prima donne e bambini. Ad alimentare l’astio verso l’uomo fu lo stesso marinaio colpevole di non essersi accorto di chi fosse salito sulla sua scialuppa che, volenteroso di salvare la propria reputazione, affermò che Hosono si fosse travestito da donna pur di salvarsi.

Titanic (@Shutterstock)

Man mano, anche in patria cominciarono gli attacchi alla sua persona con le medesime accuse. Il motivo? La volontà del Paese del Sol Levante di salvare i rapporti con l’Occidente. Il Giappone, infatti, voleva mostrarsi come un Paese forte, democratico e dai saldi princìpi. Così, Masabumi perse il lavoro al Ministero dei Trasporti, ricevette lettere minatorie e nei libri di etica venne etichettato come “codardo, un esempio da non seguire“.

Fortunatamente il tempo passò e la vicenda del Titanic e del salvataggio di Hosono passarono in secondo piano. Nel 1923 riottenne il lavoro al Ministero, in vista della crisi per la ricostruzione dei sistemi di trasporto dovuta ad un forte terremoto, fino alla sua morte per cause naturali nel ‘39.

La redenzione a distanza di anni

Haruomo Hosono, celebre musicista e nipote di Masabumi, rimarcò a più riprese quanto sbagliato sia stato l’atteggiamento dei media e dello Stato nei confronti del nonno. Poi, nel ‘97, sull’onda del successo del film Titanic di James Cameron, l’argomento tornò in auge; trapelarono diverse storie e curiosità, tra cui quella di cui abbiamo parlato finora.

Grazie alla prova del tempo, però, non ci furono solo amare critiche e ironiche prese in giro, ma anche tanta umanità. Umanità nei confronti di un uomo, che nel momento di scegliere tra vita e morte, ha scelto di rivedere la propria famiglia.

Per essere sempre aggiornati sulle news provenienti da tutto il mondo, continuate a seguirci su Nasce, Cresce, Informa.

Articoli correlati:

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Condividi con chi vuoi