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“Kizazi Moto: Generazione di fuoco”, la recensione: Disney+ vince la sua scommessa!

di Domenico Scala

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Cos’è “Kizazi Moto”? Titolo sconosciuto ai più, nonché scommessa portata avanti e vinta meritatamente da Disney+, è una serie antologica in dieci episodi della durata di poco più di un quarto d’ora l’uno che si sviluppa attraverso un unico filo conduttore: la visione artistica di professionisti originari di Paesi solitamente poco esplorati dalla cultura pop mainstream. L’Africa, per ignoranza occidentale un continente quasi indistinto nonostante l’evidente pluralità di nazioni, popoli, miti e folklore, qui si palesa offrendo allo spettatore un’interessante finestra culturale. Prodotta dallo studio d’animazione sudafricano Triggerfish, è disponibile dal 5 luglio sulla piattaforma streaming della “Casa di Topolino”.

 

“Kizazi Moto” –  La gradita novità di Disney+

Molti di voi avranno già notato che spesso Disney+ viene (giustamente!) criticata per l’offerta di titoli in catalogo piuttosto scarna, o comunque limitata alle aree tematiche più forti del brand: i Classici Disney, l’etichette Marvel e/o Star Wars. Oltre questi franchise, poco altro di totalmente inedito. Tuttavia, sulla scia di quanto già testato in precedenza con prodotti d’animazione sperimentali come “What if…?” e “Star Wars: Visions”, arriva oggi “Kizazi Moto: Generazione di fuoco”, un’antologia sci-fi ricca d’azione, avventura e tematiche spirituali; dieci visioni futuristiche dell’Africa ispirate a diverse storie e culture del “Continente Nero”, che senza dubbio meritano le giuste attenzioni.

 

"Kizazi Moto: Generazione di fuoco"

 

Il leitmotiv che emerge prepotente in ogni episodio è un’Africa proiettata al futuro ma consapevole della propria storia profondamente ancestrale, fatta di tradizioni e antenati. Un connubio ideale per Paesi in bilico tra passato ed avvenire, che trova un punto d’incontro naturale nella tecnologia di stampo quasi cyberpunk che caratterizza molte delle dieci storie in esame. La fantascienza è uno dei punti focali di “Kizazi Moto”, che sembra riproporre meglio quanto già fatto dai Marvel Studios per il franchise dedicato a Black Panther, protettore dell’immaginario regno africano del Wakanda. Mentre però i titoli Marvel propongono una realtà afro-futuristica alquanto stereotipata ed involontariamente “razzista”, in questo caso il risultato è ben diverso!

 

Africa, sinonimo di spiritualità

Per le culture occidentali il fantasy è un genere, con creature fantastiche e lores mitologiche di ogni tipo. Ma per le culture africane è invece qualcosa di proprio, di non scindibile, e per cui è anche difficile immaginare un futuro privo di quest’elemento caratteristico. La spiritualità è l’elemento portante dell’intero ecosistema di società nel continente, ciò su cui l’identità si fonda proiettando i popoli da un passato tribale ad un futuro high-tech. Non mancano poi declinazioni nei diversi campi d’applicazione dell’aspetto tecnologico, in particolar modo un’azzeccata critica alle modalità tramite cui i social influenzano la percezione di sé stessi ed i rapporti interpersonali…

 

"Kizazi Moto: Generazione di fuoco"

 

Il principale merito della serie è però quello di aver lasciato spazio a quattordici registi di sei nazioni africane diverse (Egitto, Kenya, Nigeria, Sudafrica, Uganda e Zimbabwe), ognuno impegnato a rappresentare al meglio l’immaginario collettivo legato alle proprie radici. Non è comunque solito trovarci di fronte un progetto del genere, che peraltro propone stili d’animazione sempre differenti, un po’ come già proposto in precedenza anche dalla “Love, Death & Robots” targata Netflix.

La mente dietro “Kizazi Moto” è quella di Peter Ramsey, Premio Oscar per “Spider-Man: Un nuovo universo”; stavolta è accreditato invece come produttore esecutivo di tutti e dieci i cortometraggi, animati dalla nuova “Generazione di fuoco” di talenti che danno il nome al titolo…

 

Considerazioni finali

“Kizazi Moto” è quindi una serie d’animazione sperimentale pensata per un pubblico occidentale che colpevolmente conosce poco e non distingue la cultura del continente africano in generale, tantomeno quelle dei singoli Paesi coinvolti. Il progetto assume perciò un’importanza narrativa e culturale certamente fuori dall’ordinario, che merita le migliori lodi anche e soprattutto per il fatto di essere una produzione africana in toto. L’augurio è che possa essere un punto di partenza per una migliore comprensione di culture ignorate dalla massa, e dal quale si possa iniziare ad approfondire un importante discorso umano di tolleranza e di rispetto…

 

Pro:

  • L’Africa al centro; i cortometraggi ci presentano in maniera semplice ed efficace diverse culture appartenenti alla pluralità di nazioni e popoli di cui è composto il continente.
  • Gli artisti africani al centro; allo stesso modo, i cortometraggi ci propongono visioni artistiche proprie di professionisti emergenti che praticamente mai hanno l’opportunità di essere considerati dalle grandi majors occidentali.
  • Il fascino di questi racconti; è indubbiamente interessante l’elemento spirituale che permea tutti gli episodi in questione, sapientemente in bilico tra un passato tribale ed un futuro high-tech.

 

Contro:

  • Ripetitività e durata; l’unica vera pecca di “Kizazi Moto” è la ripetitività di tematiche e situazione raccontate lungo il percorso, che risulta perciò abbastanza “lento” da visionare.

 

Ecco a voi il trailer ufficiale di “Kizazi Moto: Generazione di fuoco”:

 

 

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