“1984: l’anno dei miracoli, Craxi mangia coi tentacoli, muore Berlinguer e Maradona è a Napoli”. Così canta Salmo nel suo brano intitolato, appunto “1984”. Maradona era a Napoli, ma anche la Juventus non scherzava mica; la rosa di Trapattoni contava nomi del calibro di Platini, Boniek, Paolo Rossi, Gaetano Scirea.
Anche l’Inter aveva qualche grande giocatore, come Zenga, Bergomi e Altobelli, ma sulla carta non c’era paragone fra la corazzata bianconera e gli avversari. L’Inter, inoltre, veniva da un girone d’andata piuttosto velleitario: il campionato era diventato ormai prerogativa principale di Juventus e Roma, con i bianconeri che scesero in campo a San Siro dopo aver giocato la semifinale di Coppa delle Coppe e aver perso Tardelli per infortunio.
Una sfida che doveva essere a senso unico, come successo all’andata, si trasformò invece in una gara accesissima. La Juve segnò con Cabrini e raddoppiò con Platini ma, prima dell’intervallo, un rigore concesso e trasformato da Altobelli riaprì il match. I bianconeri, provati anche dalle fatiche europee, abbassarono i ritmi e l’Inter andò più di una volta vicina al pareggio. Alla fine la grande difesa della Juve riuscì a tenere il risultato sul 2 a 1, anche se tutta la stampa italiana quel giorno riconobbe la forza di spirito dell’Inter.
Questa data segna la nascita definitiva dell’Inter di Roberto Mancini, una squadra capace di vincere 3 Scudetti, due Coppe Italia e due Supercoppe nel periodo intorno allo scandalo Calciopoli.
Il 20 agosto 2005, poco prima dell’inizio del campionato, si disputò allo Stadio Delle Alpi di Torino la finale di Supercoppa di quell’anno: si affrontarono la Juventus, vincitrice del campionato precedente, e l’Inter, reduce dal successo in Coppa Italia.
La squadra nerazzurra era trascinata da giocatori come Zanetti, Materazzi, Veron, Stankovic e Adriano; la Juve, invece, rispondeva con i vari Cannavaro, Zambrotta, Nedved, Ibrahimovic, Trezeguet, Del Piero e Vieira (Buffon e Thuram non disputarono la gara a causa di problemi fisici).
La partita fu molto tesa e combattuta fin dai primi minuti, e non mancarono le proteste: l’arbitro annullò un gol ad entrambe le squadre per fuorigioco. Ad andare vicino al vantaggio bianconero fu Vieira, che centrò il palo davanti a Toldo, e dopo un secondo tempo di pressione juventina si andò ai supplementari. Alla fine la spuntò l’Inter grazie ad un piazzato di Veron che riuscì a battere il portiere Chimenti e a portare in vantaggio i suoi. Vantaggio poi difeso, con le unghie e coi denti, anche davanti alla pressione disperata degli avversari nel finale.
Fu il secondo trofeo del periodo Mancini e per molti fu proprio quello che aprì la strada a 5 anni di successi, in Italia ed Europa.
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