di Mattia Trincas
Nella prima finale europea disputata dalla Roma dopo oltre trent’anni, finalmente, La Magica torna anche a vincere un trofeo. Era infatti dalla stagione 2007/08 che i giallorossi non aggiornavano la loro bacheca, quando nell’occasione vinsero la Coppa Italia e la Supercoppa italiana.
E chi avrebbe potuto orchestrare un successo del genere, se non l’immortale Jose Mourinho, The Special One. Con la vittoria di ieri sera, il portoghese è diventato non solo il secondo allenatore a vincere cinque trofei europei maggiori (dopo Giovanni Trapattoni), ma anche il primo tecnico di una squadra italiana a vincere una competizione continentale dal 2010. Proprio l’anno del Treble dell’Inter…
Roma-Feyenoord: Tirana si tinge di giallorosso
La prima finale della competizione si è giocata a Tirana, in Albania. Naturalmente la tensione era tanta, così come l’emozione di giocarsi una finale europea, anche se non si tratta della Champions League.
Il match si apre con il dominio olandese, che con il suo gioco rapido e aggressivo, mette in difficoltà la Roma. Dopo un avvio un po’ sottotono, i giallorossi trovano il coraggio di reagire e trovano la rete al 32esimo. Qui, Gianluca Mancini pesca Nicolò Zaniolo, lasciato libero da Gernot Trauner, che non può fare altro che tentare un brillante “cucchiaio” per superare il portiere avversario. Dopo il vantaggio giallorosso, gli olandesi tentano di riaprire la partita con diverse azioni promettenti, ma senza avere successo, mentre la banda di Mourinho tenta di reggere il colpo.
Il secondo tempo parte e si svolge con il Feyenoord assoluto protagonista, non solo del possesso palla, ma anche delle chance costruite; sono inoltre due i legni colpiti dai ragazzi di Arne Slot, e diversi i tiri disperati indirizzati verso la porta di Rui Patricio, che risponde sempre presente. Nel finale la Roma tenta di raddoppiare il vantaggio, ma Justin Bijlow tiene il punteggio invariato grazie alla sua prestazione, riconfermatasi maiuscola.
Dopo un match combattuto e in un certo senso anche subìto dai capitolini, ecco che arriva il triplice fischio; sono campioni d’Europa, e solleveranno al cielo il loro primo trofeo dopo 14 anni, e il primo in assoluto targato UEFA. Qui potete trovare gli highlights della finale.
Le pagelle: tra alti e bassi, Mourinho torna al successo
Roma
Rui Patricio 7: sempre attento e preciso, salva la Roma più volte grazie ai suoi riflessi straordinari. Fortunato sui pali centrati dagli avversari, ma sempre presente.
Mancini 6.5: corsa e sacrificio e soprattutto fondamentale per il passaggio decisivo a Zaniolo. Puntuale negli interventi, ma spesso e volentieri rischia.
Smalling 6.5: solido, roccioso e carismatico, guida una difesa quasi impeccabile a un difficile clean sheet contro un avversario pericoloso.
Ibanez 6: pasticcia un po’, ma si salva e salva i suoi con alcune spazzate. Brivido sul rinvio che era destinato alle mani di Rui Patricio, intercettato inaspettatamente dal difensore spagnolo.
Mkhitaryan sv: gioca soltanto 16 minuti prima di lasciare il campo a Oliveira per via di un infortunio. Troppo poco per dare una valutazione.
Dal 16’ Oliveira 5.5: entra praticamente a freddo e a inizio partita, cerca di inserirsi nel gioco ma non si trova, e spesso pasticcia. Tenendo conto delle aspettative che venivano riposte in lui, ha reso nettamente al di sotto di quanto si sperasse.
Cristante 5.5: perso, insicuro. Butta via diversi palloni sanguinosi, ma porta un po’ di respiro ai compagni quando serve. Alti e bassi.
Karsdorp 6.5: indiscutibile l’importanza dell’olandese, che contro la sua ex squadra performa alla grande. Tanta corsa, tanta aggressività e altrettante idee. Sono diversi i lanci per i compagni, ma pochi quelli realmente pericolosi.
dal 88’ Vina: sv
Pellegrini 6.5: porta la sua Roma alla vittoria del primo trofeo europeo marchiato UEFA trascinandola fino alla fine, con giocate d’esperienza e sacrifici da vero capitano. Imponente.
Zalewski 5.5: un po’ spento, certamente non il miglior Zalewski che abbiamo visto nel corso di questa stagione, probabilmente anche emozionato per la prima finale importante disputata.
dal 67’ Spinazzola 6: entra a giochi praticamente fatti e si limita a contenere gli assalti degli olandesi, anche se non con poche difficoltà. Senz’altro avrà tempo per tornare al top.
Zaniolo 7.5: segna il gol che si rivela decisivo nella partita più importante della sua carriera e non si ferma mai. Viene sostituito da Veretout per riassestare la formazione e difendere il vantaggio giallorosso
Dal 67’ Veretout 6: entra al posto dell’attaccante designato e abbassa il baricentro della formazione, andando a supportare la difesa con la sua esperienza e le sue capacità difensive.
Abraham 6: Fa e disfa. Costruisce idee per la banda di Mourinho, ma spreca troppo e va nel panico in situazioni relativamente semplici. Come prima finale con i giallorossi, non poteva chiedere di meglio. Anche se…
Dal 88’ Shomurodov sv: orchestra un contropiede straordinario verso il finale di partita, ma si perde con il controllo palla. Per il resto, nulla di più.
Feyenoord
Bijlow 6.5: tiene a galla fino all’ultimo la barca di Slot, con parate spettacolari e degne del match. Incolpevole sulla rete subita.
Malacia 6.5: spinta, qualità e aggressività. Queste le parole chiave per descrivere gli indiscutibili punti di forza dell’olandese. Attacca con convinzione, ma non riesce a servire ai compagni delle vere e proprie “caramelle” da scartare.
Dal 88’ Jahanbarkhsh: sv
Senesi 6.5: il faro della difesa del Feyenoord, che nel momento del bisogno non manca mai all’appello. Fondamentale anche per la manovra di costruzione olandese, che senza di lui, fa chiaramente fatica.
Trauner 5.5: sbaglia l’uscita su Zaniolo in occasione dell’unico gol del match, ma poi cresce e tenta di rimediare al suo errore, però invano.
Dal 74’ Pedersen 6: entra praticamente a giochi fatti e cerca di arginare la manovra offensiva della Roma, procedendo anche all’attacco disperato quando viene lanciato. Qualche passaggio interessante, ma poco preciso; nel complesso regala spettacolo, anche se non sufficiente a svoltare la partita dei suoi.
Geertruida 6: leggermente smarrito, non riesce a contenere in maniera decorosa gli assalti della Roma e va spesso nel pallone. Durante la manovra offensiva però, non si tira mai indietro.
Kokcu 6.5: attaccante aggiunto, trequartista e all’occorrenza difensore. Il lavoraccio svolto dal turco non passa senz’altro inosservato, anche se non trova né la via del gol, né quella dell’assistenza.
Dal 88’ Walemark: sv
Til 6: cerca di gestire il pallone procurando anche qualche passaggio interessante, ma senza creare nessun reale pericolo per la difesa giallorossa.
Dal 58’ Toornstra 5.5: buttato nella mischia per risolvere la partita grazie alla sua esperienza, non trova la dimensione giusta per la fase offensiva, ma trova maggiore fortuna in quella di contenimento.
Aursnes 6: lancia i compagni a caccia del gol del pari con qualche guizzo curioso, ma spesso e volentieri rischia e perde qualche pallone di troppo.
Sinisterra 6.5: aggressivo, prepotente e rapido. Senza dubbio una spina nel fianco per la Roma di Mourinho: con le sue giocate impensierisce più volte i difensori giallorossi.
Dessers 5: chiuso dai “guardiani” avversari, che non gli lasciano la possibilità di esprimersi con qualità e determinazione. Insufficiente per una partita di questa importanza.
Nelson 5.5: prova qualche conclusione verso la porta e qualche guizzo per mettere in difficoltà gli avversari, ma non riesce a trovare la via del gol.
Dal 74’ Linssen 5.5: entra praticamente a partita chiusa, quando i suoi stanno per cedere definitivamente al destino; pochi anche i palloni toccati, che non consentono di dare un mezzo voto in più per strappare la sufficienza.
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