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Ghosted, la recensione: una rom-com action che non colpisce

di Gabriele Di Nuovo

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Disponibile dal 21 aprile su Apple TV+, “Ghosted” è un film diretto da Dexter Fletcher. Il cast della pellicola è formato da Chris Evans, Ana de Armas, Mike Moh, Amy Sedaris, Tim Blake Nelson, Marwan Kenzari e Adrien Brody.

 

Ghosting: pratica di interrompere bruscamente tutte le comunicazioni e i contatti multimediali con un partner, con qualcuno che si sta frequentando o con il quale si era soltanto entrati in corrispondenza, senza dare alcun tipo di avvertimento o spiegazione e ignorando completamente qualunque tentativo di contatto. Può accadere anche che avvenga senza che vi sia un apparente motivo. Rientra nella sfera della violenza psicologica.

 

Questa è la definizione che potete trovate su Wikipedia inerente la pratica del ghosting. Ma perché è importante partire da qui per poter iniziare a parlare di “Ghosted”? La rom-com action diretta da Dexter Fletcher, già regista di “Rocketman”, sfrutta questa pratica come pretesto per poter raccontare una storia che ricorda sotto molti punti di vista “True Lies” di James Cameron. Invertendo il ruolo del civile e della spia, “Ghosted” è uno scialbo tentativo di riportare in auge alcune dinamiche narrative che combinano più generi su schermo, senza sfruttare al meglio il suo cast di star e alcune sorprese presenti nel corso della durata della pellicola.

L’amore arriva in modo insolito

Cole (Chris Evans) incontra una ragazza di nome Sadie (Ana de Armas). I due si frequentano subito con un lunghissimo appuntamento e subito dopo, la ragazza scompare. Presumibilmente vittima di ghosting, Cole fiducioso del risultato del primo appuntamento si ritrova a commettere un gesto molto azzardato che lo porterà a scoprire il vero lavoro di Sadie. Questa situazione porterà i due ad affrontare una minaccia di livello internazionale e oltre a salvare il mondo, Cole e Sadie cercheranno di capire se sono destinati a restare insieme o meno. Questa che possiamo definire la sinossi di “Ghosted”, è letteralmente la prima parte della pellicola.

Per arrivare alla scoperta già anticipata dai trailer, cioè che Sadie è un’agente della CIA, il film si trascina in un primo atto eccessivamente lungo e anche con alcune scelte stilistiche decisamente discutibili. Nonostante la grande chimica tra i due attori protagonisti, al loro terzo lavoro insieme dopo “Knives Out” e “The Gray Man” (trovate qui la nostra recensione), il film non riesce a brillare a causa di una sceneggiatura pigra e forse anche una durata fin troppo eccessiva per la storia che vuole raccontare.

Raccontare una storia anonima

“Ghosted” parte da un pretesto che è noto sin dal suo titolo e dalla definizione con cui abbiamo introdotto questa recensione. Per quanto questa dinamica sia importante ai fini narrativi, la messa in scena e il come viene portato il tutto avanti non funziona al meglio. Come scritto nel paragrafo precedente, quella che è la trama del film copre tutto il primo atto della pellicola. Vi starete chiedendo: è pur sempre una rom-com, cosa potrebbe andare storto in un primo atto più leggero e romantico? A far andare tutto storto è proprio il ritmo della prima parte. Con tanti luoghi comuni del genere romantico e una scelta tecnica che approfondiremo successivamente, il primo atto di “Ghosted” si mostra infinitamente stanco, rischiando di danneggiare la visione dell’intera pellicola.

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Dopo aver superato questa lunghissima introduzione, la storia decolla e porta su schermo dinamiche action e al tempo stesso da buddy movie. Questo cambio di tono effettivo tenta di rendere la pellicola più scorrevole, ma al netto di alcune sequenze action non proprio brillanti e momenti che strappano un sorriso, “Ghosted” non riesce nel suo intento. Il problema non risiede nella combinazione dei generi portati su schermo da Fletcher oppure nel suo essere strutturalmente vecchio, ma pecca nella scrittura. La sceneggiatura di Rhett Reese, Paul Wernick, Chris McKenna e Eric Sommers è un insieme di eventi già visti in pellicole di questo genere e la combinazione fatta dagli autori dello script è alquanto pigra e poco brillante, rendendo anche il lavoro degli attori al limite dell’impossibile.

Un cast di stelle al servizio di un film “difficile”

Unico elemento a funzionare a tutti gli effetti in “Ghosted”, è il duo di protagonisti. Ancora una volta Chris Evans e Ana de Armas mostrano una buona chimica tra loro e cercano di fare il possibile per poter consegnare al pubblico una pellicola gradevole. Ma se i due protagonisti al netto dei problemi di scrittura funzionano, a non funzionare invece è il resto del cast. In veste di villain troviamo uno sprecatissimo Adrien Brody nei panni di un criminale pronto a vendere un’arma batteriologica per potersi semplicemente arricchire. Questo è il background del personaggio interpretato da Brody, che consolida la già menzionata pigrizia in fase di scrittura. Nemmeno il lavoro di direzione degli attori messo in atto da Dexter Fletcher, riesce a colmare una sceneggiatura debole portata su schermo da un ottimo cast.

Inoltre anche il resto dei comprimari non funziona al meglio e conferma il livello della sceneggiatura. Ma nel corso della pellicola, “Ghosted” porta su schermo ben 4 cameo, di cui tre provenienti dal MCU. Per quanto inaspettati, soprattutto l’ultimo cameo nel terzo atto, sono utili solo a due elementi: il primo è un fattore meta cinematografico, mentre il secondo elemento è collegato ad un aspetto della “caratterizzazione” di Sadie. La pellicola se non in un paio di momenti, cameo compresi, non riesce a strappare la risata allo spettatore. A consolidare il lavoro non ottimale realizzato con “Ghosted”, ci pensa una direzione tecnica non sempre impeccabile.

Una direzione tecnica discutibile

“Ghosted” vede alla regia Dexter Fletcher, già regista del biopic su Elton John e noto per aver concluso le riprese di “Bohemian Rhapsody”, districarsi con un genere diverso dal solito: l’azione. Le poche sequenze action presenti nella pellicola si rivelano girate in modo sufficiente. Ma a spiccare negativamente sotto l’aspetto registico sono due scelte fatte dal regista: un formato poco cinematografico e una fotografia molto patinata e vicina agli spot pubblicitari per un profumo. Se sul primo elemento complessivamente possiamo sorvolare, la fotografia è il vero tasto dolente di un prodotto nato stanco. La scena emblematica, complice un montaggio che rimanda in modo diretto al citato stile pubblicitario, è una sequenza nel primo atto di cui potete vedere un’immagine qui di seguito.

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A consolidare un lato tecnico non eccelso, ci pensa anche una scenografia non impeccabile che non riesce a restituire al pubblico il fascino del “giro del mondo” da spia. Sfortunatamente quello che sarebbe potuto essere un prodotto di puro intrattenimento completo, non riesce nel suo intento sotto ogni punto di vista. Una sceneggiatura già analizzata in precedenza, dove non eccelle sotto ogni aspetto (compreso il tema del ghosting di cui trovate la definizione nell’introduzione), e un comparto tecnico non all’altezza del cast e dello sforzo economico impiegato da Apple.

Considerazioni finali

“Ghosted” è un progetto fallimentare. Una sceneggiatura pigra e una messa in scena anonima, rendono il film di Dexter Fletcher anonimo. Ad uscirne bene e al tempo stesso male è l’intero cast, che al netto di uno script insufficiente, cerca di tenere in piedi la pellicola. La presenza dei cameo targati MCU strappa un sorriso al pubblico, mentre buona parte delle dinamiche comiche non divertono lo spettatore. La regia è molto basilare; dalle sequenze action per passare ai momenti più leggeri, si ha davvero l’impressione di essere davanti ad un prodotto anonimo. La fotografia e la messa in scena non aiutano a rendere “Ghosted” più cinematografico, ma lo rendono più simile ad uno spot televisivo. In conclusione la rom-com action di Dexter Fletcher rientra tra le grandi delusioni di questo inizio 2023.

Pro

  • Le interpretazioni di Chris Evans e Ana de Armas;
  • I cameo provenienti dal MCU.

Contro

  • La sceneggiatura pigra che non permette al film di decollare;
  • Una regia al limite del sufficiente senza grandi guizzi;
  • Una fotografia molto patinata, portando a a far svanire il tocco cinematografico;
  • Dovrebbe divertire il pubblico, ma non riesce al meglio nel suo intento.

 

 

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