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FUBAR, la recensione: tale padre, tale figlia e dinamiche già viste

di Gabriele Di Nuovo

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Disponibile dal 25 maggio su Netflix, “FUBAR” è una serie ideata da Nick Santora. Il cast dello show televisivo è formato da Arnold Schwarzenegger, Monica Barbaro, Jay Baruchel, Travis Van Wickle, Fortune Feimster, Aparna Brielle e Gabriel Luna.

Dopo aver visto il debutto di Sylvester Stallone da protagonista in una serie televisiva (trovate qui la nostra recensione di “Tulsa King”), un’altra leggenda del cinema action degli anni ’80 sbarca sul piccolo schermo. Arnold Schwarzenegger è il protagonista assoluto di “FUBAR”, una serie action con elementi comedy che ricorda con una facilità disarmante una delle pellicole più celebri dell’attore: “True Lies” di James Cameron. Ma la domanda sorge subito spontanea, complice anche un trailer montato ad arte: “FUBAR” è un prodotto che funziona? La risposta è assolutamente no. Lo show di Nick Santora nel corso degli 8 episodi ripropone al pubblico dinamiche narrative già note e persino già interpretate dallo stesso attore protagonista. A non funzionare in primis però è il lato comico di “FUBAR”, che si mostra poco efficace e soprattutto poco divertente agli occhi del pubblico.

Doppie vite che si incontrano

L’agente della CIA oramai prossimo alla pensione Luke Brunner (Arnold Schwarzenegger), si ritrova coinvolto in un’ultima missione di salvataggio. Con grande sorpresa, complice la riservatezza dietro la missione mantenuta dall’Agenzia, Luke scopre che l’agente da salvare è sua figlia Emma (Monica Barbaro). In quel momento i due scoprono a vicenda di essere agenti della CIA e questo darà inizio ad un’insolita dinamica padre/figlia, divisi tra il loro lavoro di spie e la famiglia. Con queste semplici premesse, complice un pilot eccessivamente lungo, “FUBAR” mette in moto la sua storia e ci presenta tutti i protagonisti che accompagneranno lo spettatore in quello che dovrebbe essere un viaggio fatto di commedia e azione.

Sfortunatamente non è così per una moltitudine di motivi che rendono lo show di Nick Santora non solo “vecchio”, ma fin troppo problematico. Sin da subito è evidente la struttura parodistica della storia, citando a tutti gli effetti il film di James Cameron, nato per ironizzare su un sottogenere dell’azione. Per quanto questa sia evidente, “FUBAR” non riesce a divertire e a sfruttare le doti comiche di Schwarzenegger al meglio. Come in molti sanno, l’attore ottenne un buonissimo successo quando si diede alla commedia verso la fine degli anni ’80, mostrando anche un certo talento nell’assecondare quelle che sono le dinamiche da comedy. Purtroppo lo script della serie non riesce a far emergere al meglio l’attore e non solo.

Una serie tra il citazionismo e l’anonimato

“FUBAR” cerca di omaggiare un tipo di cinema e al tempo stesso esaltare il suo attore protagonista. Nel tentativo di riuscirci, la serie dimentica un elemento molto importante: far divertire il pubblico. Nonostante Arnold Schwarzenegger e Monica Barbaro, già vista in “Top Gun: Maverick”, funzionino molto bene e facciano il possibile per far funzionare l’intero show, gli episodi riescono con molta difficoltà a strappare qualche sorriso allo spettatore. Con il passare del tempo, notiamo come la serie cerchi di essere molto citazionista attraverso vari riferimenti alla cultura pop, strizzando persino l’occhio alla lunga carriera del suo protagonista. Ma tutto questo non è sufficiente a rendere “FUBAR” un prodotto godibile.

 

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Se la scrittura del lato comico della serie non brilla, anche l’aspetto narrativo non si rivela interessante. “FUBAR” presenta al suo interno tantissime dinamiche già viste, non offrendo così niente di nuovo. Una delle regole nascoste per poter realizzare un prodotto di livello è il come queste idee vengono portate su schermo e la serie di Nick Santora fallisce proprio sotto questo aspetto. Per quanto le idee e le dinamiche narrative siano già note al pubblico, per renderle efficaci sarebbe stato sufficiente osare in alcuni momenti e rendere lo show divertente sul serio. L’assenza di una vera e propria vena comedy in “FUBAR”, spalanca le porte per quello che è il più grosso problema della serie: il tono del racconto.

Stereotipi e una doppia identità come i protagonisti

Nel corso degli episodi scopriamo di più della vita dei protagonisti. Tra famiglia e colleghi di lavoro, il mondo di “FUBAR” prende vita e mette in evidenza due elementi: la scrittura dei personaggi e il tono della storia. Il primo elemento, come già menzionato parlando dei due protagonisti, non funziona al meglio e con il prosieguo della storia scopriamo come ognuno di loro sia lo stereotipo di vari personaggi che contraddistinguono il genere action comedy. Per quanto lo stereotipo, soprattutto in un prodotto che tende ad ironizzare come teoricamente avviene in “FUBAR”, faccia parte del gioco, nella serie non funziona e consolida i momenti poco divertenti dei vari episodi. Ma a rendere questo svantaggio più elevato rispetto a quanto descritto fino ad ora, troviamo per l’appunto il tono del racconto.

A grandi linee, gli 8 episodi tendono verso l’action comedy e, sfruttando l’eccessiva durata di questi, la serie prende una strada differente. Per poter sviluppare il rapporto padre/figlia che fa da padrone nel corso del racconto, lo show mette in scena dei momenti drammatici che non si rivelano pesanti sotto il punto di vista della messa in scena, ma si rivelano pesanti nel tono del racconto. Un prodotto che punta principalmente alla commedia, non riuscendo a farlo al meglio, e cerca di alternare risate a momenti drammatici, mette in evidenza ambizione e al tempo stesso tanta confusione. Confusione che può venire percepita senza problemi dal pubblico a causa di un’altra scelta correlata a questa gestione del racconto.

Non tutte le comedy possono avere episodi lunghi…

Ad amplificare tutti i problemi evidenziati fino ad ora di “FUBAR”, ci pensa un elemento a dir poco importante nel far sì che un prodotto comedy funzioni: la durata degli episodi. Oscillando tra i 46 e i 55 minuti di durata, lo show mette in evidenza una lunghezza eccessiva. Questo permette agli episodi di scavare nel profondo dei suoi protagonisti, fallendo però miseramente a causa di un tono fin troppo sbilanciato. “FUBAR” non vuole fare nulla di rivoluzionario sotto ogni punto di vista, ma l’alternare commedia e dramma cerca di avvicinare la serie Netflix ad altri prodotti del genere, ad esempio “Ted Lasso”. La serie Apple, che conta a sua volta episodi lunghi per una commedia, riesce in quello che “FUBAR” fallisce sotto ogni punto di vista.

 

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Tra pigrizia degli sceneggiatori e probabilmente alcune indecisioni sul tono definitivo da conferire al racconto, la serie di Nick Santora non riesce a colpire il bersaglio. Parlando brevemente del lato tecnico, “FUBAR” non presenta grossi problemi. Regia e fotografia si mostrano molto buone e mettono in evidenza un taglio cinematografico, mentre le sequenze action funzionano nella messa in scena ma si rivelano dimenticabili. Unico neo del comparto tecnico è l’uso della CGI non ottimale in alcuni momenti. Infine elogiamo le performance di Arnold Schwarzenegger, Monica Barbaro e Gabriel Luna nei panni del villain, che nonostante uno script poco brillante, fanno il possibile per regalare al pubblico un buon prodotto.

Considerazioni finali

“FUBAR” di Nick Santora è un fallimento sotto quasi tutti i punti di vista. Con episodi eccessivamente lunghi, una scrittura indecisa e personaggi stereotipati, la serie da protagonista assoluto di Arnold Schwarzenegger non è il prodotto sperato da tutti i suoi fan. Con un effetto di già visto, la serie quasi si culla sulle dinamiche tra i due protagonisti e sulla struttura stessa dello show televisivo. La comicità strappa difficilmente il sorriso e la durata degli episodi sbilancia moltissimo l’alternanza dei toni del racconto non gestita al meglio in fase di scrittura dello show.

Gli unici elementi positivi di “FUBAR” sono Arnold Schwarzenegger, Monica Barbaro, Gabriel Luna e il lavoro dietro le quinte che nonostante tutto consegna un prodotto ben confezionato. In conclusione, “FUBAR” è uno show che non diverte, non celebra al meglio uno dei volti più iconici del cinema action muscolare degli anni ’80 e che si mostra molto vecchio nella struttura nel 2023.

Pro

  • Le interpretazioni di Arnold Schwarzenegger, Monica Barbaro e Gabriel Luna;
  • La regia e la fotografia che riescono a confezionare un prodotto con un taglio cinematografico.

Contro

  • La scrittura dei personaggi fin troppo stereotipata;
  • Dramma e commedia non gestite al meglio, complice una sceneggiatura molto indecisa;
  • La durata eccessiva degli 8 episodi che amplifica i contro menzionati in precedenza;
  • Il non essere riusciti a sfruttare al meglio le doti comiche di Schwarzenegger.

 

https://youtu.be/KS2ohc9UPbY

 

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