Al cinema dal 6 ottobre, “Everything Everywhere All at Once” è un film scritto e diretto dai Daniels, rispettivamente Daniel Kwan e Daniel Scheinert. Il cast della pellicola è formato da Michelle Yeoh, Ke Huy Quan, Stephanie Hsu, Jenny Slate, James Hong e Jamie Lee Curtis.
Grazie a I Wonder Pictures, finalmente arriva in Italia dopo mesi dall’uscita USA “Everything Everywhere All at Once”. La pellicola di successo targata A24, finalmente sbarca nelle sale italiane ed è pronta a sorprendere il pubblico nostrano. Nonostante tratti un tema ormai abusato come il multiverso, basti pensare ai prodotti Marvel Studios e al sequel di “Doctor Strange” (trovate qui la nostra recensione), la pellicola diretta dai Daniels, offre allo spettatore un prodotto folle, meta cinematografico e soprattutto con un grande cuore. Il multiverso è solo un pretesto per raccontare la storia di una famiglia in difficoltà e di come l’amore reciproco sia la soluzione ai propri problemi.
Evelyn Quan Wang (Michelle Yeoh) è una donna sino-americana che gestisce insieme al marito, Waymond (Ke Huy Quan), una lavanderia. La figlia della coppia, Joy (Stephanie Hsu), ha dichiarato di recente alla sua famiglia la sua sessualità, presentando la sua ragazza, creando problemi. Inoltre Waymond ha deciso di divorziare da Evelyn e per completare il quadro di questa famiglia disfunzionale, ci pensa il fisco che ha disposto un accertamento fiscale sulla lavanderia di loro proprietà. Durante l’appuntamento col fisco all’ufficio di Deirdre Beaubeirdre (Jamie Lee Curtis), Evelyn scoprirà l’esistenza del multiverso e di come sia lei la chiave per poterne impedire la distruzione.
Con queste premesse che toccano più generi cinematografici, “Everything Everywhere All at Once” mette in scena un racconto familiare, dove la posta in gioco non è solo la salvezza del multiverso. Partendo da questo concept folle, come si scoprirà proseguendo nella visione della pellicola, i Daniels raccontano una storia di scelte, rimpianti, amore e di consapevolezze da acquisire. Infatti il punto di forza del film, insieme al suo cast, è il suo essere profondo affrontando un contesto che di maturo e realistico ha ben poco.
“Everything Everywhere All at Once” raccontando la folle giornata dove Evelyn si ritroverà a salvare il multiverso, porta su schermo una storia sulla famiglia e sulle scelte fatte in passato. Quanto può una semplice risposta cambiarti la vita? Il film scritto e diretto dai Daniels parte proprio da questo. Infatti è proprio questa domanda a mettere in moto parte degli eventi della storia. Arrivata negli USA in cerca di fortuna, Evelyn gestisce una lavanderia. Ma siamo sicuri che questa è la vita che ha sempre voluto? Grazie al viaggio nel multiverso, dove acquisisce le abilità delle sue altre versioni, oltre a vedere i loro ricordi, Evelyn riesce a rispondere a questa domanda e ad affrontare la minaccia incombente proveniente dal multiverso.
La consapevolezza che acquisisce con il passare del tempo Evelyn, viene trasposta su schermo al meglio da una ottima Michelle Yeoh. L’attrice offre allo spettatore una performance divertente e drammatica. La Yeoh diverte perché la pellicola, durante il suo viaggio multiversale, diventa meta cinematografica attraverso un citazionismo che porta a celebrare parte della carriera della celebre attrice. A combinarsi con questo elemento, ci pensa il tono drammatico che il film porta su schermo. L’attrice rende benissimo su schermo il disagio, i dubbi e la sofferenza interiore della sua Evelyn, offrendo un personaggio credibile e comprensibile allo spettatore. A divertire più di tutti nel cast è Ke Huy Quan.
L’interprete del marito della protagonista è a tutti gli effetti uno degli elementi più divertenti della storia. Dividendosi tra la sua versione “principale” e quella proveniente dal multiverso, il Waymond portato su schermo da Quan è il lato buono e ingenuo di questa storia. Per quanto il voler divorziare da sua moglie possa far apparire questi due aggettivi contradittori, il padre di famiglia e comproprietario della lavanderia mostra un grande cuore e una bontà che Evelyn ha perso da tempo. Tutto questo si riflette però nel rapporto con la loro figlia Joy. Oltre ad affrontare il divorzio dei propri genitori, la ragazza si ritrova a discutere della propria sessualità con la madre. Ed è proprio questo a creare uno dei punti di rottura nella storia.
Per quanto possa sembrare assurdo, rapporto tra Evelyn e Joy è cruciale per il futuro del multiverso. Senza rovinarvi la sorpresa, possiamo dirvi che Joy è più importante che mai e l’interpretazione di Stephanie Tsu è davvero ottima, soprattutto nelle scene che condivide con la Yeoh. A rendere più difficile questo rapporto, ci pensa la presenza del padre di Evelyn. Protagonista di un rapporto difficile con la figlia, questo influenza il pensiero di Evelyn inerente la sessualità di Joy, nascondendo la verità e consolidando così la spaccatura nel rapporto madre-figlia. Ma sarà proprio la folle missione per la salvezza del multiverso a far riconsiderare tutto a Evelyn.
“Everything Everywhere All at Once” presenta un multiverso semplice, efficace e meta cinematografico. Semplice perché le regole di come funziona sono molto comprensibili, non portando così allo spettatore confusione. Efficace grazie al suo impatto visivo e alla sua frenesia, il multiverso raggiunge il suo apice con uno spirito meta cinematografico. Infatti, le varie linee temporali strizzano l’occhio a vari generi e alla carriera della sua attrice protagonista. Si passa dai film di arti marziali degli anni ’70, per arrivare ai titoli Disney che regalano uno dei momenti più assurdi della pellicola e chiudere al meglio con i lavori di Wong Kar-wai. Il tutto viene messo in scena attraverso un cambio di formato e color grading che rimanda direttamente alle opere citate nei vari universi.
La vera follia non è nel vedere questi universi, ma il loro prendere vita che crea situazioni folli e sorprendenti, tanto da regalare momenti irriverenti con protagoniste Michelle Yeoh e Jamie Lee Curtis. Ma la vera forza di questo multiverso non è nella sua follia, bensì nella sua funzione. Non è solo un viaggio in altre linee temporali utile a salvarlo, ma ha una vera e propria funzione propedeutica per la protagonista. Ed è proprio qui che la scrittura dei Daniels si mostra ottima, con i due autori che riescono a bilanciare più toni in una pellicola in apparenza fuori di testa.
La forza di “Everything Everywhere All at Once”, risiede nel suo soggetto. Lo script dei Daniels riesce ad alternare una commedia fuori di testa alle atmosfere drammatiche e familiari da film indipendente. Per quanto quest’ultimo elemento prevalga nella narrazione, il suo amalgamarsi al tono surreale del concept del multiverso, rende unico il lavoro svolto dai due autori. A consolidare questa combinazione ci pensano le sequenze di combattimento, si avete letto bene, e i cambi di formato e di fotografia passando da un universo all’altro. Il citare vari generi, pellicole e registi, porta i Daniels a stravolgere il loro stile e citarne altri, funzionando al meglio anche grazie all’ottimo montaggio.
Per quanto riguarda le sequenze di combattimento, siamo su livelli clamorosamente alti. Oltre ad essere divertenti, come l’intera pellicola, sono ben coreografati e resi su schermo in maniera impeccabile. Nonostante questo e i vari pregi che vi abbiamo evidenziato evitando spoiler, “Everything Everywhere All at Once” porta con sé una pecca. Nelle sue 2 ore e 19 di durata, la pellicola poteva essere diluita meglio velocizzando alcuni momenti. Il racconto non ha problemi di ritmo, dettati anche dal cambio di tono nel corso della storia, ma una durata complessiva che si fa sentire sulle spalle dello spettatore, portandolo a “soffrire” il minutaggio complessivo.
Nonostante la durata si faccia sentire, “Everything Everywhere All at Once” è la vera rivelazione di questo 2022. Folle, irriverente, citazionista e con un grande cuore che proviene dal cinema indie, il lavoro dei Daniels è tra i migliori arrivati sul grande schermo. Il cast è ottimo e la chimica tra i vari membri, spacca lo schermo. Il citazionismo presente all’interno dei vari universi, rende in parte omaggio alla carriera di Michelle Yeoh, che si ritrova a vivere in piccola parte dei ruoli interpretati in precedenza.
Oltre a celebrare l’attrice, il multiverso è il pretesto per rendere irriverente la pellicola e raccontare una storia di famiglia, scelte e di come l’amore risolva tutto e perché no, salvi persino il multiverso. La regia, il cambio di formato e le coreografie dei combattimenti rendono la pellicola dei Daniels ottima sotto ogni punto di vista. “Everything Everywhere All at Once” è un’opera innovativa che va vista, soprattutto per chi cerca qualcosa di diverso dal solito.
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