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Doctor Strange Nel Multiverso della Follia, la recensione: il multiverso è qui

di Gabriele Di Nuovo

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Al cinema dal 4 maggio, “Doctor Strange Nel Multiverso della Follia” è un film diretto da Sam Raimi. Nel cast troviamo Benedict Cumberbatch, Elizabeth Olsen, Benedict Wong, Chiwetel Ejiofor, Xochitl Gomez e Rachel McAdams.

Dopo il terzo film dedicato a “Spider-Man” nel 2007, Sam Raimi torna in grande stile nel mondo dei cinecomic. “Doctor Strange Nel Multiverso della Follia” è un film folle come da titolo, frenetico, visivamente d’impatto e con un pizzico di horror che non guasta il tutto. Ma nonostante questo, il secondo film con protagonista lo stregone interpretato da Benedict Cumberbatch non è esente da pecche, soprattutto in ottica universo condiviso.

Dei poteri da preservare

Mesi dopo gli eventi di “Spider-Man No Way Home” (trovate qui la nostra recensione), Doctor Strange (Benedict Cumberbatch) si ritroverà coinvolto involontariamente a proteggere America Chavez (Xochitl Gomez). La ragazza possiede il potere di poter viaggiare nel multiverso e questo porterà delle oscure minacce a voler ottenere il “dono” di America. Per questa occasione, Strange chiederà aiuto a Wong (Benedict Wong) e Wanda Maximoff (Elizabeth Olsen). Ma nel multiverso niente è come sembra.

Con queste premesse, “Doctor Strange Nel Multiverso della Follia” porta lo spettatore definitivamente all’interno del multiverso attraverso un viaggio frenetico e con un tocco horror nel pieno stile di Sam Raimi. Ma la pellicola non lascia spazio solo all’azione e alle meraviglie del multiverso. Questo perché il film, nonostante la grandezza del suo racconto, dedica spazio al tema della felicità e alle conseguenze delle proprie azioni passate.

Tutto ha un prezzo

Ad emergere nella pellicola scritta da Michael Waldron, già dietro la prima stagione di “Loki”, non è solo il multiverso ma l’umanità dei suoi protagonisti. Strange e Wanda sono le due facce di una moneta, accomunate dal dolore delle scelte fatte in passato. Salvare il mondo e perdere l’amore della propria vita, in modi differenti, porta a reagire e prendere due strade completamente differenti. Oltre a presentarsi nel corso del racconto, questi sentimenti e sensazioni spingono i due protagonisti a compiere le loro azioni.

 

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A rendere al meglio il tutto, ci pensano le interpretazioni di Benedict Cumberbatch e Elizabeth Olsen, con quest’ultima che ruba la scena a tutti per l’intera durata della pellicola. Grazie alle loro performance, questo lato umano del film emerge al meglio, diventando così il vero motore degli eventi raccontati. Ad essere infatti un semplice pretesto, è la giovane America Chavez. Nonostante la sua importanza, il personaggio interpretato da Xochitl Gomez è sviluppata in modo quasi sufficiente, portando lo spettatore a non empatizzare al meglio con lei.

Azione, horror e cameo folli

“Doctor Strange Nel Multiverso della Follia” è un tripudio di azione, frenesia e cameo a dir poco fuori di testa e funzionali alla narrazione. Sam Raimi riesce a combinare al meglio questi elementi, dove appunto spicca il genere che lo ha lanciato in passato: l’horror. Ovviamente non aspettatevi un horror puro, ma momenti dark e al limite del gore assolutamente si. Raimi riesce a spingere al limite la violenza e i momenti horror, in modo tale da poter regalare allo spettatore un film che rispetta i canoni dei Marvel Studios, ma con il suo inconfondibile tocco.

 

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Il tocco del regista è ben evidente sul lato tecnico. Inquadrature e movimenti di macchina, sono quelli che hanno reso famoso Sam Raimi e rivoluzionario il suo horror “La Casa”. Oltre alla sua esperienza nell’horror, il lavoro fatto con il suo Spider-Man fa da base al tono epico e action di “Doctor Strange Nel Multiverso della Follia”. Nelle sue due ore di durata, la pellicola mostra tanta azione no stop e nuovi mondi, dove appunto lo spettatore si ritroverà davanti a dei cameo folli e soprattutto coerenti al racconto del film. Ma se i cameo multiversali funzionano, a non funzionare è la gestione del multiverso targato MCU.

Un multiverso decisamente confusionario

Il problema più grande della pellicola e non solo, è la gestione del multiverso. Diventato focus delle storie della Fase 4 del MCU, il multiverso si ritrova con regole differenti in tre progetti differenti. In un universo condiviso, errori di questo tipo sono molto difficili da tollerare. Questo perché lo spettatore pretende coerenza narrativa nell’ottica del grande quadro dell’universo cinematografico Marvel. Nonostante questo però, l’esperienza nel multiverso per Strange è completamente differente nell’arco di due film.

 

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Per andare oltre le pellicole, basti pensare alle spiegazioni inerenti al multiverso offerte in “Loki”. Senza entrare completamente nella zona spoiler, “Doctor Strange Nel Multiverso della Follia” mette in mostra nuove regole che riguardano il multiverso, stravolgendo così per l’ennesima volta il quadro generale della situazione allo spettatore. Però se questo fosse l’unico progetto in cui il tema viene messo in mostra, possiamo dire che funziona senza alcun problema sul grande schermo.

Mondi differenti e visivamente d’impatto 

Se le regole del multiverso sono decisamente discutibili, non possiamo dire lo stesso della sua rappresentazione. Influenzato dalle tavole di Steve Ditko, Sam Raimi consegna allo spettatore delle immagini di grandissimo impatto. Il multiverso prende vita e si rivela folle come da titolo della pellicola, regalando al pubblico una sequenza fatta da numerosi mondi alternativi al MCU. Oltre alle bellissime sequenze e allo stile registico di Raimi elevato alla potenza, l’azione regala uno dei combattimenti più divertenti e soddisfacenti di questi 14 anni di MCU.

 

 

Inoltre, “Doctor Strange Nel Multiverso della Follia” vede collaborare di nuovo Sam Raimi e il compositore Danny Elfman. Insieme per la trilogia di “Spider-Man” con Tobey Maguire, Raimi e Elfman ritornano insieme per un cinecomic. Utilizzando ugualmente il tema di Doctor Strange ideato per il film del 2016 da Michael Giacchino, Danny Elfman regala una colonna sonora vicina allo stile adottato da Giacchino per il film, ma mantenendo comunque l’approccio che lo ha reso famoso.

Considerazioni finali

“Doctor Strange Nel Multiverso della Follia” è un ottimo film d’intrattenimento. Folle, frenetico, divertente, dark al punto giusto e con molta umanità al suo interno, Sam Raimi ritorna nel mondo dei cinecomic con una libertà creativa a dir poco inaspettata. Elizabeth Olsen ruba la scena all’intero cast, sfornando così un’altra grande performance che il pubblico amerà sicuramente. Anche Benedict Cumberbatch ritorna nei panni di un “rinsavito” Strange dopo gli eventi (discutibili) di “Spider-Man No Way Home”.

La regia di Raimi non è basilare, ma spruzza da tutti i pori il suo inconfondibile stile regalando momenti horror ponderati al meglio. Inoltre il regista regala sequenze visivamente spettacolari e tantissima azione in una pellicola senza freni che però, lascia spazio anche all’umanità dei suoi protagonisti. Le uniche note di demerito del nuovo film della Fase 4 del MCU sono la gestione di America Chavez, introdotta come semplice pretesto narrativo e niente di più, e le regole confusionarie inerenti la questione multiverso.

Pro

  • La regia di Sam Raimi che porta su schermo tutte le sue esperienze e il suo stile iconico;
  • Le interpretazioni di Elizabeth Olsen, in primis, e Benedict Cumberbatch;
  • Le spettacolari sequenze action e dei vari mondi alternativi;
  • La colonna sonora di Danny Elfman.

Contro

  • La gestione di America Chavez;
  • Le regole del multiverso che amano cambiare nei vari progetti del MCU.

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