Sport

Buon compleanno Gigi Simoni, l’allenatore gentile

Il calcio italiano ha avuto alcuni personaggi che era impossibile odiare. Quei personaggi che, a prescindere dal tifo e dai colori, erano amati e rispettati ovunque andassero. Oggi, nasceva uno di loro: Luigi “Gigi” Simoni.

Serata d’onore

La scomparsa di Simoni ha scosso chi l’ha conosciuto da vicino, tanto da riservargli una serata d’onore, alla quale noi di NCC abbiamo avuto l’onore e la fortuna di partecipare. La scelta della città in cui onorare Gigi, sostenuta dalla moglie Monica e del figlio Leonardo, è iconica e rappresentativa proprio per i valori che l’allenatore emiliano ha saputo portare al mondo del calcio: Gubbio.

La maggior parte di voi, probabilmente, non sa nemmeno dell’esistenza di questa cittadina, o quantomeno non si spiega cosa c’entri con un tecnico plurititolato come lui. Ma la risposta è semplice: è proprio l’umiltà e la semplicità con cui Gigi approcciava a questo sport hanno fatto sì che Gubbio lo amasse incondizionatamente, e che lui ricambiasse in maniera del tutto spontanea, senza chiedere nient’altro che amore e passione.

Simoni sotto i riflettori

Grazie anche a questa sua enorme umiltà, Gigi ha saputo gestire, nel corso della sua carriera, spogliatoi di un certo livello, vincendo anche competizioni di alta caratura. Si parla ovviamente della sua esperienza in nerazzurro, testimoniata da Gianluca Pagliuca e da Beppe Bergomi, due bandiere di quell’Inter, proprio nel corso della serata dedicata al tecnico di Crevalcore.

I due hanno sottolineato come Simoni riuscisse ad unire tutti quanti con la sola forza della semplicità: “Uno dei valori su cui Gigi faceva leva era quello del gruppo: era sempre un piacere andare ad allenarsi, anche quando l’età si faceva sentire. E soprattutto ci ha tenuto uniti nonostante in quella squadra ci fosse chi era assolutamente un Fenomeno: un certo Ronaldo Luis Nazario da Lima”.

Ci diceva sempre: ‘Siete tutti uguali qui dentro, tranne lui (indicando Ronaldo): lui può fare quello che vuole’. E a noi andava bene! Era unico, riusciva a trasmetterci fiducia con una semplicità disarmante” aggiungono.

Poi i risultati cominciarono a scarseggiare, tanto che Moratti decise di esonerarlo. E sempre Pagliuca ci fa capire quanto fosse benvoluto nello spogliatoio.

Ero dal barbiere, mi chiamano da Milano e mi dicono che il presidente vuole esonerare Simoni. Salto dalla sedia, passo a prendere lo Zio (Bergomi, ndr) e con altri 3-4 giocatori andiamo a supplicarlo di far rimanere Gigi, ma purtroppo non ci riuscimmo. Lo stesso Moratti, più avanti, ammise che quello fu il più grande errore della sua carriera”.

E amato anche dalla stampa

Gigi era gentile anche con noi giornalisti, a differenza di altri allenatori. In quel periodo c’era un altro Gigi (Radice, ndr), che era molto scontroso, sia con la stampa che con i giocatori. Per questo definivamo Simoni come ‘Il vero Gigi’”.

Queste le parole di Alberto Cerruti, giornalista della Gazzetta dello Sport, che si unisce alle lodi dei due ex giocatori e prosegue: “Basti pensare a quel famoso Juve-Inter del 1998: qualsiasi altra persona avrebbe perso il controllo, invece lui si diresse verso l’arbitro Ceccarini e gli disse solo ‘Si vergogni’, poi andò negli spogliatoi”.

“Salta con noi, Gigi Simoni”

Tuttavia, probabilmente la quintessenza di Gigi s’è assaporata nell’umiltà delle piccole piazze, come Gubbio. Immaginatevi un allenatore che nel suo palmarès vanta una Coppa Uefa e il record di promozioni dalla Serie B alla A, che sceglie di scendere in Serie C2, e di trasferirsi in una cittadina di trentamila anime. La festa è assicurata.

Tutti s’innamorarono di lui, che portò con sé una ventata di freschezza ed esperienza allo stesso momento, oltre ad un bagaglio di conoscenza enorme. E la ricetta funzionò. Il Gubbio con Torrente in panchina, Simoni a fare da spola tra area tecnica e dirigenza, e un gruppo di ragazzi affamati riuscì a vincere i playoff nella finale di San Marino e a volare in C1.

Sul campo dell’Olimpico di Serravalle i tremila tifosi eugubini intonano “Salta con noi, Gigi Simoni” e lui risponde, dal rettangolo verde, saltando. “Non l’avevo fatto neanche a Milano” dichiarerà poi, a confermare quella magia che solo persone come lui sanno portare.

E non è finita qui. Sulle ali dell’entusiasmo, il Gubbio domina la C1 da neopromossa: città in delirio, a riassaporare quella Serie B che mancava da quasi 60 anni.

Il campionato cadetto, però, non andò come previsto, ma l’ex Inter ci mise comunque del suo. È il 18 ottobre del 2012 e Gigi, all’età di 72 anni, torna a sedersi in panchina. La sfida contro il Torino è proibitiva, ma non dimenticatelo: lui è speciale.

I rossoblù vinsero 1-0 contro i granata di Bianchi, Vives e Glik, tra gli altri. È il canto del cigno per Simoni, che da questa stagione in poi non siederà mai più su una panchina per allenare.

Questo suo modo di fare, così semplice e alla mano, È un antidoto alla vanità che ha colpito e colpisce il mondo del calcio.

Chiude con questa frase la serata d’onore Matteo Marani, giornalista di Sky Sport, e voglio chiudere anch’io così quello che mi piace definire un articolo d’onore. Grazie Gigi, di cuore.

A Monica e Leonardo.

di Federico Minelli

 

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Redazione Network NCI

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