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Barcellona, effettuato il primo trapianto di polmone robotizzato

di Alessandro Colepio

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La tecnica del trapianto di polmoni è sicuramente una delle grandi scoperte della medicina recente. La prima operazione è stata completata nel 1981 in California e ha segnato l’inizio di un nuovo corso nel trattamento delle malattie polmonari. Sfortunatamente si tratta però di uno dei trapianti più invasivi e, vista la difficoltà del corpo ad abituarsi ai nuovi polmoni, porta spesso a problemi immunitari e di rigetto.

La medicina contemporanea potrebbe, in questo senso, aver fatto un grandissimo passo in avanti. I medici dell’Ospedale Universitario di Vall d’Hebron, a Barcellona, hanno completato nella giornata di ieri il primo trapianto di polmone robotizzato della storia. Ne ha parlato RaiNews.

 

Barcellona (@Shutterstock)

Il trapianto di Barcellona

La chirurgia robotica ha compiuto passi da gigante negli ultimi anni e oggi inizia ad essere applicata anche nei campi più delicati. Il paziente in cura presso l’ospedale di Vall d’Hebron è un uomo di 65 anni affetto da una fibrosi polmonare che necessitava di un trapianto immediato. L’equipe medica, guidata dal dottor Albert Jauregui, si è servita di un macchinario chiamato “Da Vinci” che è dotato di quattro braccia capaci di tagliare con precisione i tessuti.

Il robot è stato guidato dai medici ed ha permesso di raggiungere risultati insperabili. Il trapianto di polmone è normalmente una delle operazioni più invasive, ma l’uso di questa tecnologia ha permesso di tagliare solo piccole parti di muscolo che guariscono molto in fretta, migliorando sensibilmente la qualità della vita del paziente.

Il trapianto di polmone “tradizionale” necessita infatti di due tagli di circa 30 centimetri per poter estrarre i polmoni. Questo genere di ferite si rimargina molto lentamente e i pazienti sono costretti ad assumere farmaci per evitare il rigetto che deprimono il sistema immunitario, alzando il rischio di infezione. L’uso delle macchine risolve tutte queste problematiche: secondo il dottor Jauregui la procedura è stata perfetta e il paziente non ha avvertito alcun dolore dopo l’operazione.

Il futuro della medicina

Un indizio è un indizio, due sono una coincidenza ma tre fanno una prova, diceva Agatha Christie. E se non abbiamo ancora prove certe di come sarà la medicina del domani, poco ci manca. Il ruolo rivestito dalle nuove tecnologie è sempre più preponderante e permette di raggiungere risultati impensabili fino a poco tempo fa.

Qualcuno si ricorderà, ad esempio, dell’Intelligenza Artificiale usata per analizzare le radiografie ed identificare possibili tumori invisibili all’occhio umano. I nuovi strumenti meccanici e digitali si adattano perfettamente a qualsiasi situazione, sia che si tratti di un software sia di un apposito macchinario costruito ad hoc.

Il ruolo del medico sarà ancora il fulcro del sistema, ma la tecnologia può e deve fornire i mezzi per un diagnosi più precisa e per una terapia funzionale. Il fattore umano è e rimarrà insostituibile, ma i margini di errore saranno ridotti vertiginosamente grazie all’uso di meccanismi robotizzati e altri strumenti affini. La medicina sta compiendo passi da gigante non solo nell’individuazione di nuove tecniche, ma anche e soprattutto nel mantenimento della salute del paziente dopo la terapia.

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