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Barbados-Grenada, la partita più folle di sempre

di Alessandro Colepio

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Il mondo del calcio non è solo fatto di stadi giganteschi, luci e telecamere. Oltre all’élite di questo sport, infatti, ci sono una serie infinita di campionati minori che non hanno tutte le accortezze di cui dispongono i maggiori palcoscenici. Non ci sono VAR e sensori sulla linea di porta, né tantomeno le prove TV. In alcune di queste competizioni, inoltre, il regolamento è addirittura diverso da quello classico in alcuni aspetti abbastanza rilevanti. Ormai si è capito che c’è un modo efficace di regolamentare una competizione e tutti cercano di seguire quel sistema. Ciò non accadeva però negli anni ’90, periodo di forte rivoluzione calcistica in cui ogni torneo adottava delle norme proprie, specialmente se si trattava di territori non europei.

Il 27 gennaio 1994 andò in scena a Saint Michael la partita fra Barbados e Grenada, valida per la qualificazione alla fase finale della Shell Caribbean Cup, la coppa di calcio dei Caraibi. Quella partita è probabilmente la sfida più surreale e assurda della storia del calcio, almeno di quello conosciuto. Ma per capire al meglio cosa è andato storto bisogna fare alcune premesse.

Il regolamento della competizione

La Shell Caribbean Cup, come già accennato, non seguiva il classico sistema di regole europeo. Valeva il Golden Goal, proprio come nel nostro continente, ma non solo nelle gare ad eliminazione diretta. Anche i match ai gironi, infatti, non potevano finire in pareggio: ci sarebbero stati i supplementari e il Golden Goal decisivo sarebbe valso doppio ai fini del risultato. Per fare un esempio: due squadre stanno pareggiando 1 a 1 al 90′, si va ai supplementari. La prima che segna vince la partita sul risultato non di 2 a 1, ma di 3 a 1.

Barbados e Grenada si trovarono nello stesso girone e si sfidarono all’ultima partita del raggruppamento. Il Barbados per passare avrebbe dovuto vincere con almeno due gol di scarto, in caso contrario sarebbe passato il Grenada insieme al Porto Rico. Tenete bene a mente questo scenario dato che è stato il preludio alla follia successiva.

Il racconto di Barbados-Grenada, la partita “folle”

L’arbitro fischia l’inizio e Barbados comincia subito molto aggressiva. Gli sforzi sembrerebbero ripagati, Barbados si trova sopra per 2 a 0 ed è in controllo della gara. All’83esimo minuto, però, una leggerezza difensiva porta al 2 a 1 del Grenada che con questo risultato sarebbe qualificato. I giocatori di casa insistono e cercano il 3 a 1, ma a 3 minuti dalla fine hanno un colpo di genio.

Qualcuno capisce che sarebbe stato meglio andare ai supplementari e cercare di vincere col Golden Goal, che sarebbe valso come due reti di scarto. Il portiere di Barbados si butta volontariamente la palla in porta, il risultato torna sul 2 a 2 e manca pochissimo ai supplementari.

I giocatori di Grenada, però, hanno a loro volta una bella intuizione. Se si fossero fatti autogol prima della fine dei tempi regolamentari, la gara sarebbe finita solo 3 a 2 e non 4 a 2. Gli ultimi istanti di gara sono surreali: il Grenada cerca di segnare in una qualsiasi delle due porte, mentre gli avversari le difendono entrambe. Una scena incredibile in cui il regolamento del calcio è stato completamente sovvertito.

Alla fine la gara termina sul 2 a 2, si va ai supplementari e Barbados trova il goal decisivo che vale doppio per il 4 a 2 finale. Il Grenada esce e i padroni di casa si qualificano per la fase ad eliminazione diretta in cui, però, non andranno molto lontano. La storia, comunque, l’avevano già scritta con la folle idea dell’autogol contro Grenada.

Ovviamente gli avversari rimasero scioccati da ciò che era successo: per meglio comprendere, ecco la reazione dell’allenatore ospite allo scenario degli ultimi minuti di gara.

“Mi sento ingannato, la persona che ha partorito queste regole deve essere sull’orlo del manicomio. I nostri giocatori non sapevano nemmeno in quale direzione attaccare, se verso la porta avversaria o la nostra. Si suppone che nel calcio si debba segnare agli avversari, non a sé stessi!”

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