Mertens e Napoli, un amore non sanguigno ma comunque viscerale, la storia di uno “scugnizzo ad honorem” che ha saputo onorare la maglia e la città di Napoli. Il calciatore belga si è raccontato in un’intervista al “Correre dello Sport”, tra legami, speranze e futuro.
Da subito Mertens ha avvertito un’attrazione particolare nei confronti della città, che a cuore aperto ha ricambiato. Dries è diventato “Ciro”, e Ciro è diventato il capocannoniere all-time dei partenopei, superando leggende come Maradona e Hamsik, che a Napoli hanno lasciato più di un semplice ricordo.
Un amore che, però, potrebbe finire, almeno sul campo, al termine di questa stagione: “Io sto qua. Ho un contratto con opzione a favore del club. Aspetto e poi si vedrà. So che esistono due strade, una è quella dell’addio. E so anche che nel momento in cui sarà inevitabile salutarsi, a casa Mertens piangeranno tutti. Ma bisogna essere realisti e pratici: il Napoli potrebbe non avere più bisogno di me. Ma non dimenticherò un solo istante”.
Dries è trasparente anche quando si parla del Mertens calciatore: “La squadra più forte? Quella del secondo anno di Sarri, quella che andò vicinissima allo scudetto. Che sei fai 91 punti, ti spetta quasi di diritto”.
E chiedendogli chi fosse il più grande con cui abbia giocato, risponde: “L’Higuain dei 36 gol non ha eguali. Io sono compagno in nazionale di De Bruyne e Lukaku, che rappresentano eccellenze. Ma il Pipita di quella stagione faceva di tutto e giocava per la squadra. Un mostro”.
Mertens comunque non si arrende, dettando una chiara strategia per raggiungere il rinnovo: “Segnare tanto, così Adl sarà costretto a tenermi. Più gol faccio e più lui capirà che varrà la pena farmi firmare. E poi ho l’asso nella manica…”
Più che nella manica, il folletto belga sembra averlo in casa: “Invece di andare in giro a buttare soldi, per compare un attaccante nuovo, gli concedo la possibilità di tesserare mio figlio. Ha un centravanti giovane, con una carriera lunga davanti a sé. Ed io non devo mollare né la casa, né tantomeno Napoli”.
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di Federico Minelli
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