di Lorenzo Scorsoni
Nell’era dello smartphone sono cambiate anche tante regole sociali e alcune delle quali sono ormai abitudini estremamente comuni, condivise da tutti. Ma c’è un gesto in particolare che, per quanto socialmente sia considerato maleducato, molti di noi compiono quotidianamente; si chiama Phubbing e secondo i ricercatori della Aarhus University (Danimarca), si tratta dell’abitudine di usare il nostro smartphone mentre qualcuno ci sta parlando.
Sembrerebbe quindi che lo strumento che è in grado di avvicinare tutto il mondo in frazioni di secondo, allo stesso modo, ci allontani dalle persone più vicine a noi. Ma cos’è questa particolare abitudine e perché sembra così incontrollabile? Andiamo a scoprire di più…
Il Phubbing, un disturbo molto diffuso
Lo scopo della ricerca è quello di capire l’origine di questa abitudine, che sembra nascere da una mancanza di autocontrollo. Nell’articolo si parla di acrasia digitale, ovvero di un gesto incontrollato, spontaneo, che sarebbe frutto proprio di questo deficit diffuso a livello globale. Secondo gli studiosi, inoltre, il Phubbing potrebbe trovare una causa anche nella paura di essere tagliato fuori da rapporti e notizie, nonché dalla dipendenza da internet; si tratta di comportamenti che si legano alla mancanza di autocontrollo, specialmente nei giovani. Inoltre, altre teorie associano il disturbo alla presenza di ansia sociale o depressione, mentre alcune ricerche lo collegano a certi tratti della personalità.
La nostra intelligenza sociale
Un altro studio più recente, avrebbe sottolineato come il Phubbing sia un grave sintomo di scarsa intelligenza sociale, legata all’incapacità di relazionarsi con gli altri in modo costruttivo. Anche socialmente parlando, continuano gli studiosi, tutti noi vediamo la differenza dell’essere “ignorati” perché l’altra persona sta leggendo un libro, rispetto al farlo per scrollare Instagram; imparare nuovamente a socializzare con le altre persone è sicuramente un ottimo esercizio per la nostra intelligenza sociale. Bisogna quindi solo allenarla e istruirla di nuovo all’empatia verso chi abbiamo fisicamente vicino…
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