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USA, scuole pubbliche di Seattle in causa contro i social: danneggiano la salute degli studenti

di Antonio Stiuso

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Le scuole pubbliche di Seattle accusano i social network di essere responsabili dell’aumento di alcune patologie come ansia, depressione, problemi alimentari e cyberbullismo. Attraverso un documento di 91 pagine presentato in tribunale, gli istituti chiedono i danni per le maggiori spese da affrontare a causa del loro uso eccessivo.

Scuole pubbliche contro i social network

Stati Uniti – Le scuole pubbliche di Seattle si sono unite per intentare una maxi causa contro i più grandi social network: TikTok, Instagram, Facebook, Youtube e Snapchat. Questi ultimi, secondo quanto riporta Abc News, sono accusati di essere i responsabili dell’aumento dei danni alla salute mentale di milioni di studenti.

Le scuole, infatti, denunciano la maggiore diffusione di patologie come ansia, depressione, problemi alimentari e cyberbullismo proprio a causa dei social media. A dimostrare la propria tesi, un documento di 91 pagine presentato in tribunale nel quale si evidenzia il fatto che dal 2009 al 2019 c’è stato un aumento del 30% degli studenti appartenenti a queste scuole che hanno rivelato di sentirsi “tristissimi o senza speranza quasi ogni giorno per due settimane o oltre di seguito”.

 

Cellulari

Ragazzi al cellulare (@Shutterstock)

Lavoro più difficile e aumento dei costi

Secondo la denuncia delle scuole pubbliche, tutto questo renderebbe più difficile il loro lavoro di istruzione. Le nuove, e a quanto pare malsane, abitudini degli studenti infatti le costringerebbe a chiedere il costante supporto di professionisti della salute mentale. Ma non è tutto, perché il supporto di questi ultimi sarebbe pressoché nullo senza il simultaneo sviluppo di piani didattici alternativi e paralleli sugli effetti dei social media e percorsi formativi per gli insegnanti sul tema.

Morale della favola? Nella causa si chiede al tribunale di ordinare ai grandi proprietari di risarcire i danni e pagare la prevenzione e le cure per l’uso eccessivo e problematico dei loro social media.

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