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Perché non è giusto supplicare i giocatori: il caso Skriniar

di Elia Mascherini

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Sempre più spesso i giocatori, guidati dai loro procuratori, cercano di avvicinarsi il più possibile alla scadenza contrattuale per poi intavolare il discorso rinnovo. Questa strategia, che non sempre comporta gli effetti sperati, ha l’ovvio vantaggio di mettere fretta al club di turno, anche se il rischio di rimanere “appiedati” è considerevolmente più alto. Ma parafrasando una grande opera cinematografica, per un pugno di milioni, questo e altro. Di fronte a questa tattica dei giocatori, spesso sono intervenuti anche i tifosi; l’ultimo caso è quello di Skriniar.

Il caso Skriniar

Durante Monza-Inter, nel settore ospiti è stato esposto uno striscione che recitava “Skriniar sei il nostro capitano, sei il padrone di Milano, resta con noi”. Prima di vedere perché uno striscione di questo genere può essere sbagliato se non dannoso, esponiamo rapidamente la situazione del difensore slovacco.

Il centrale è in scadenza il prossimo 30 giugno e stando a SkySport, Marotta e Ausilio avrebbero fissato una deadline per il rinnovo del contratto, fissata il 20 di gennaio. Del resto, lo stesso Marotta post Inter-Napoli aveva dichiarato che:  “È una dinamica tipica del mondo del calcio. Stiamo negoziando con i suoi rappresentanti il rinnovo. Se sono ottimista? Sono sempre ottimista, che però in certi casi vuol dire realista; sappiamo di potere fare tanto, ma non l’impossibile” Anche queste parole sano di ultimatum e denotano il fatto che l’Inter non accetterà ulteriori rilanci. I nerazzurri, stando a Tuttosport, avrebbero offerto 6 milioni di euro fino al 2026, mentre Skriniar ne chiederebbe di più, forte di un’offerta da 9,5 milioni del PSG.

I motivi per cui questi striscioni non sono d’aiuto

Se da un lato la dimostrazione d’affetto dei tifosi potrebbe in qualche modo fare breccia sugli interessi del giocatore, è altrettanto vero che questo scenario è ormai improbabile nel calcio moderno, in cui i calciatori non rappresentano un club, ma solo loro stessi. Il calciatore moderno pensa a gonfiare il suo conto in banca, che comunque ricordiamo non è certo quello di un impiegato, e a prendere le decisioni migliori per la sua carriera.

Inoltre, uno striscione di questo genere non farebbe altro che avvantaggiare il giocatore, che avrebbe un ulteriore asso nella manica da giocarsi a tavolo del contratto: l’appoggio della tifoseria. Questo metterebbe pressione al club, che verrebbe giudicato negativamente in caso di mancato rinnovo. Ultimo ma non ultimo, che cosa si dovrebbero domandare gli altri giocatori, che magari mettono lo stesso impegno in campo e in allenamento? Forse che non sono degni delle preoccupazioni dei tifosi? Perché parliamoci chiaro, difficilmente uno striscione del genere sarebbe stato esposto per un Matteo Darmian qualunque, professionista ineccepibile ma che spesso passa in sordina.

Per farla breve, non siamo più nei tempi di Totti, Maldini, Zanetti, Del Piero. Il calcio è cambiato, che piaccia o meno. Una cosa non è cambiata, ed è una lezione che al Milan hanno voluto offrire due estati fa anche se a caro prezzo; il club resta sempre, i giocatori passano, quindi i giocatori sono meno importanti di un club.

Naturalmente, in questo articolo abbiamo citato Skriniar perché è il caso più recente; questa però vuole essere una riflessione in generale che si presta a qualsiasi giocatore e qualsiasi club.

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