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Una storia d’amore come un’altra: ode a Cyberpunk 2077

di Nasce Cresce Ignora

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Questo non è un semplice articolo come un altro. E non solo per la tempistica, per la pubblicazione immediatamente successiva al mega aggiornamento 1.5 di Cyberpunk 2077. È qualcosa che mi frulla in testa da diverso tempo. Un po’ come quando da ragazzino cerchi il coraggio di farti avanti e dichiararti alla tua prima cotta.

È una lettera di un innamorato ferito, una canzone sull’amor perduto e poi ritrovato. Quante volte capita in una vita di soffrire per speranze disattese, per promesse non mantenute, per sogni e cuori infranti. Per errori causati dall’impulsività, cose dette o fatte a caldo. Si sbaglia, si cade, e che poi a mente fredda si riflette ed elabora. Come nel caso del rapporto travagliato tra gli amanti dei videogiochi e Cyberpunk 2077. Bersagliato, distrutto, messo al rogo come un eretico. Crocefisso senza alcuna remora, nonostante titoli ben più problematici siano ancora tranquillamente in circolazione. Il gioco più controverso degli ultimi anni è stato messo alla gogna come nessuno prima. Ma se lo merita davvero? 

Cyberpunk 2077: gioie e dolori a Night City

 

Per iniziare tocca raccontarvi una storia. Premetto che questo non sarà l’accorato appello di un adoratore spasmodico e ossessivo di tutto ciò che è futuristico e Cyberpunk. Anzi, non ne vado pazzo. Non è neanche l’arringa di una amante spudorato di Keanu Reeves o di CD Projekt Red (per quando The Witcher Wild Hunt rimanga un’opera magna di livello forse inarrivabile). Questa è invece semplicemente la presa di coscienza di un amante come un altro. Tradito sì, ma che ha pur sempre amato. E, soprattutto, capito. Un utente come tanti a cui il titolo, giocato al day one, si piantò letteralmente dopo 77 ore di giocabilità accettabile e piena di compromessi (e bug).

Un povero sfigato qualunque, a cui il salvataggio principale si è corrotto proprio alla missione finale. E a cui, anche ripartendo da altri slot precedenti di diverse ore, l’ultima boss fight non ne volveva sapere di concludersi: Adam Smasher mi menava anche con la barra della vita allo 0%. Dopo mesi e mesi, quasi 6, il bug, che nessuno, nemmeno su Reddit aveva mai incontrato prima di me, venne casualmente risolto. Capite che vi voglio dire? Nonostante questo, nonostante TUTTO, ho amato Cyberpunk 2077.

Questa è la mia parte più umana, che diventa razionale e vi parla con il cuore in mano: date una seconda possibilità a questo gioco, soprattutto ora che certe cose difficilmente si ripeteranno. Se la merita. Amatelo, odiatelo, ma dedicategli il vostro tempo. Vi farà provare la emozioni (e le imprecazioni) più vicine all’amore vero che potreste mai sperimentare.

 

Cyberpunk 2077

 

Purtroppo va detto, quando il gioco è tanto ampio, quando le interazioni con ambiente e NPC sono praticamente incalcolabili, è naturale che ogni patch crei nuovi problemi per quanti ne risolva. Per ogni ramo secco tagliato, ne spuntano due altrettanto fastidiosi. Eppure il duro lavoro inizia a vedersi. La strada è meno in salita: il progetto prende forma e da fallimento, inizia a intravedere la luce del successo.

Ma a prescindere dal futuro del titolo, a prescindere da ciò che ci dirà il tempo e che Cyberpunk 2077 diventerà negli anni, il presente va comunque vissuto. Diventate tutt’uno con V, non ve ne pentirete. Perché, anche se tutti vi diranno il contrario, anche se youtube è pieno zeppo di haters per il puro gusto di farlo, la verità va comunque detta. E la cruda verità amici miei è che, a prescindere da tutto, Cyberpunk 2077 era ed è un grande gioco. Un grandissimo gioco. Sotto la spessa coltre di critiche, bug e delusione, riesce ad emozionare, divertire, commuovere e far incazzare. E ora, nel mio piccolo, cercherò di spiegarvi il perché.

Volente o nolente, questo gioco ti tocca, nel profondo. Quella maledetta Night City, le sue luci sfavillanti, le sue terribili ombre, le sue maschere, le sue nefandezze, ti entrano sotto pelle. I quartieri a due facce, con una storia in agguato a ogni angolo. Le missioni e gli stralci di conversazioni che recuperiamo che ci danno uno spaccato nudo e crudo di ciò che è la vita nel 2077. Una città risorta dalle macerie della guerra, dalla voragine della corruzione, solo per cadere in un baratro ancora più nero ma, questa volta, ben nascosto.

 

Se guardi in Night City, lei finirà per guardare dentro di te…

 

Girando per le strade, tra una macchina volante e un passante senza testa incastrato in una panchina, riuscirete comunque a sentire l’elettricità dell’eccitazione scuotervi la spina dorsale. Non saprete mai cosa si celerà nel prossimo vicolo, quale missione potrebbe partire casualmente al vostro prossimo passo. Tutto è come nel primo amore: una bellissima e terrificante incognita. E che missioni potranno pararvisi di fronte, signori miei. Alcune sono trascurabili, comuni e già viste, certo. Ma altre, la maggioranza a dire il vero, sono di una pregevolezza immensa, uniche nel loro genere. Con una sotto-trama contorta e coinvolgente al punto da fare invidia a interi altri giochi che trascurano l’aspetto narrativo. Come in un episodio dei Griffin, sapete il punto di partenza, ma non riuscirete mai a prevedere dove andrà a parare la quest qualche attimo dopo.

Con il passare del tempo, mentre la dipendenza vi saturerà sempre più, inizierete a vedere l’oltre, a guardare sotto la scorza. A sentire il cuore pulsante di Night City battere all’unisono con il vostro, il respiro della storia soffiarvi dentro. Sognerete Cyberpunk 2077 la notte, ve lo assicuro. L’ho provato sulla mia pelle. Diventerete dei cittadini veri e propri. Capirete ad ogni ora di gioco come qui, a prescindere dalla vostra moralità, dal vostro stile, il bianco e il nero siano solamente imitazioni di dubbio gusto che sfociano in un’infinità di tonalità di grigio. E realizzerete come non sia poi così diverso dal mondo reale. Vi abituerete a vivere oltre il limite, come tutti in Cyberpunk 2077.

 

Cyberpunk 2077

 

Imparerete a convivere con Johnny Silverhand, inizierete a conoscerlo e a stimarlo, anche se non doveste apprezzare il suo background anarchico. Diventerà il vostro “odiato” amico, la voce nella testa che accompagnerà i vostri viaggi mentali. Imparerete a conoscervi, a capirvi. A stimarvi.

Vi innamorerete di… eh no, non ve lo dico se no è spoiler per chi non ci ha giocato. Ma fidatevi, per quanto sembri ridicolo, una piccola parte di voi, quella più nascosta e inconfessabile della mente di ogni gamer che si rispetti, se ne innamorerà inevitabilmente insieme a V. Johnny/Keanu Reeves non entrerà sempre più nella testa solo del protagonista, ma anche nella vostra: vi rimarrà tatuato nell’anima quel “folle bastardo”.

Faticherete a differenziare le vostre scelte, la vostra integrità, da quelle di V. Inizierete a pensare come lui. Vi immedesimerete a tal punto in lui, da sentirvi svuotati una volta giunti alla fine del percorso. Come quando terminate un ottimo libro o una buona serie tv. Vuoti e tristi, eppur pieni e appagati. Sazi. Si porterà via con sé una piccola parte di voi. E in compenso ve ne lascerà una enorme, un bagaglio d’esperienze come solo i grandi titoli sanno dare. È successo con me che non ho potuto nemmeno vedere il mio finale per 6 mesi, figuriamoci per chi di voi riuscirà a compiere il proprio destino senza bug ed intoppi.

 

Date una seconda possibilità a voi stessi e giocatelo

 

Cyberpunk 2077, come pochi altri titoli, finirà col porvi di fronte al grande dubbio amletico: se le scelte che compiamo in un mondo digitale sono prese dal nostro io reale, se alla lunga metto così tanto di me stesso in quello che faccio in questo mondo creato a tavolino, quelle scelte sono digitali o reali? Dov’è l’equilibrio tra realtà e fantasia, tra fallimento e successo? E nonostante tutta la rabbia, tutti i problemi e le pecche, qualcosa che riesce a trasmettere tanto, a far nascere certe domande, deve avere per forza di cose qualcosa di grande sotto. Che cosa mi chiedete? Il cuore di una grande storia che batte, ecco cosa. Un cuore che finirà per battere all’unisono con il vostro.

 

Cyberpunk 2077

 

Ed è proprio quello che deve fare la forma d’arte del futuro, il gaming, per entrare nella storia. L’avvicinarsi sempre più rapido del mondo videoludico a quello del cinema, la loro indiretta comunione, sta generando opere ibride sempre più coinvolgenti e soddisfacenti. La Braindance di Cyberpunk è più vera e vivida di quanto pensiate e l’abbiamo già sotto gli occhi da tempo, fruibile per tutti; esiste, ed è costituita proprio dai giochi imponenti e pregni come Cyberpunk 2077.

In conclusione, Cyberpunk 2077 ha solo una grande colpa: aver generato un flusso enorme di speranze nel pubblico, aspettative ovviamente cavalcate e ventilate dalla casa produttrice, CD Projekt Red, per tirare l’acqua al proprio mulino. Ma se proprio dobbiamo cercare un vero colpevole per il suo parziale fallimento, per le speranze disattese, guardiamoci allo specchio. La nostra ingordigia, la nostra mancanza di pazienza, l’incapacità di cogliere il frutto solo quando è maturo, hanno obbligato un enorme ingranaggio a muoversi prima del tempo. E l’effetto a catena che ne è scaturito ha affrettato e rovinato quella che poteva essere una svolta videoludica epocale, trasformandola, agli occhi di chi non è stato abbastanza tenace, in un gioco qualunque. Il cuore ce lo siamo spezzato noi, amici miei. Giocateci un po’ su va, che vi passa. Magari proprio a Cyberpunk 2077, adesso è il momento buono!

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di Pietro Magnani

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