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Un rospo velenoso e la bizzarra richiesta del National Park di Washington: ma di cosa si tratta?

di Enea Bacciocchi

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Quanto accaduto al National Park di Washington e che ha come protagonista un rospo velenoso è tanto bizzarro quanto preoccupante. Ma cosa è successo di preciso?

Il comunicato del Parco e le motivazioni dietro la richiesta 

Come riporta “Il Messaggero“, all’interno del National Park Service, il parco nazionale della Capitale statunitense Washington D.C. sarebbe comparsa una strana richiesta:

“Quello che vedete [in foto] è uno dei più grandi rospi del Nord America con i suoi 18 centimetri di grandezza. Queste creature hanno ghiandole parotoidi prominenti che secernono una potente tossina e possono farvi stare male se entrate in contatto con la rana o se mettete il veleno in bocca. Come ripetiamo spesso, che incontriate una “lumaca banana” [Ariolimax], un fungo sconosciuto o un rospo con gli occhi luminosi nella notte, per favore astenetevi dal leccarli. Grazie“.

Nonostante ciò possa sembrare strano, vi è una ragione dietro a questo comunicato. Infatti, molte tipologie di rospi, nella loro pelle possiedono una sostanza vischiosa che può provocare potenti effetti psichedelici. Tenendo conto di ciò, vi sono delle persone che sfruttano la cosa, e gli effetti che ne conseguono sono molteplici: illusioni ottiche, distorsione della percezione spazio-temporale, delirio, euforia, amplificazione delle sensazioni. Oltre a questi effetti però, vi sono anche delle controindicazioni: queste sostanze infatti, rilasciano dei veleni che possano rivelarsi mortali per l’essere umano.

La spiegazione a ciò è che gli anfibi usano questa caratteristica come metodo di difesa nei confronti dei predatori, cercando di stordirli e allontanarli grazie all’effetto che sull’uomo si rivela, appunto, allucinogeno.

Perché il questo rospo è così pericoloso?

La segnalazione arrivata dal National Park riguarda un esemplare particolare presente all’interno della riserva. Si tratta del rospo del deserto di Sonora (Bufo Alvarius); l’animale in questione, al momento del contatto, rilascia la cosiddetta 5-MeO-DMT (5-metossi-N,N-dimetiltriptamina). Questa sostanza si rivela tossica se viene ingerita per via orale, mentre se fumata diventa a tutti gli effetti uno dei pochi composti allucinogeni di origine animale. Inoltre è stato scientificamente dimostrato che il suo uso non provoca alcun tipo di dipendenza ed è attualmente utilizzato come terapia in alcuni centri di riabilitazione.

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