di Riccardo Rizzo
Si è conclusa da poco la prima stagione di “The Last of Us“, serie televisiva sviluppata da Naughty Dog e co-prodotta da Neil Druckmann e Craig Mazin (autore anche di “Chernobyl“, sempre di HBO). La serie ha riscosso un successo incredibile, stabilendo record su record episodio dopo episodio. Di fatto, dimostrando come sia riuscita definitivamente a rompere la “maledizione degli adattamenti videoludici” su grande e piccolo schermo.
The Last of Us: se vi perdete nel buio, cercate le Luci
Fino alla sua prima proiezione, in molti guardavano con paura alla trasposizione televisiva di un’opera come “The Last of Us“. Come potrebbe essere una serie televisiva tratta da un videogioco già fortemente improntato su una narrazione cinematografica? Neil Druckmann e Craig Mazin riusciranno nell’impresa colossale?
Si, un’impresa colossale, perché soprattutto con “The Last of Us Part II” Naughty Dog ha saputo raggiungere delle vette impensabili fino ad allora. Ha saputo unire alla già ottima narrazione del primo capitolo un gameplay esplosivo e totalizzante. E ora invece come sarà vivere, di nuovo, il viaggio di Joel ed Ellie verso Salt Lake City senza poter contare sul comportato ludico? Ognuno di noi, a modo suo, si è fatto domande del genere. Certo, potevamo contare sull’esperienza di Mazin, che già con “Chernobyl” ha saputo stupire il mondo, e sul fatto che Neil Druckmann e Naughty Dog ce l’avrebbero messa tutta per realizzare al meglio la produzione; ma il rischio di ritrovarsi l’ennesimo adattamento incompleto e poco fedele alla storia originale era comunque sempre presente.
Tutti questi interrogativi, però, sono svaniti non appena è stato trasmesso l’episodio pilota della serie. Sono bastati pochi minuti, pochi attimi degli ultimi momenti prima dell’apocalisse per capire che “The Last of Us” non sarebbe stato il classico prodotto tratto da un videogioco. E ora, ora che il viaggio di Ellie e Joel si è (temporaneamente) concluso, possiamo affermarlo con certezza: “The Last of Us” ha settato nuovi standard per le produzioni di questo genere. “The Last of Us” rappresenta uno spartiacque; ora non si può più tornare indietro.
L’inizio di una nuova era
Da sempre siamo abituati a vedere delle trasposizioni discrete e mai davvero eccezionali di storie videoludiche. Dal primo film su Super Mario, passando per “Mortal Kombat“, “Tekken“, “Alone in the Dark“, “Far Cry“; nel corso del tempo nessuna produzione è riuscita a rompere la “maledizione degli adattamenti videoludici”. Inizialmente neppure Sony e Naughty Dog, con “Uncharted“, sono riuscite nell’impresa.
Eppure, ora Naughty Dog ce l’ha fatta. Come il videogioco ha rappresentato un enorme salto in avanti nell’evoluzione del genere, la serie televisiva presenta una differenza qualitativa che la discosta drasticamente da altre opere. “The Last of Us“, di fatto, riesce nell’arduo compito di unire perfettamente la fedeltà al videogioco e le esigenze date da una produzione seriale. Principalmente, infatti, si mantiene sempre su un livello di fedeltà quasi totale. In alcuni frangenti però si prende la libertà di reinterpretare delle sequenze o di approfondire determinate storie, riuscendo quindi ad appassionare sia i neofiti che i fan di vecchia data.
Questo grazie anche a un cast strepitoso, che ha dato tutto se stesso per interpretare al meglio i vari personaggi. Ovviamente a dominare la scena sono stati Pedro Pascal e Bella Ramsey, che hanno dato vita a Joel ed Ellie e al loro rapporto unico e speciale.
“The Last of Us” ha fatto proprio questo, ha dato vita al prodotto originale. E lo ha fatto non solo creando probabilmente la miglior serie dell’anno, ma anche facendo la miglior trasposizione da un’opera videoludica di sempre. De facto, dando inizio a una nuova era. Si, perché d’ora in avanti non sarà più possibile nemmeno concepire opere come la recente serie su “Resident Evil” o lo stesso “Uncharted“. No, d’ora in avanti le produzioni seriali e cinematografiche dovranno necessariamente guardare a “The Last of Us” e capire che a volte, in realtà, basta rimanere fedeli all’opera originale e basarsi proprio su di essa per fare un buon lavoro; senza necessariamente tentare di trasformarla in un qualcosa che non è mai stato, e mai sarà.
Il futuro ora fa meno paura
Proprio su questo aspetto hanno puntato alcune recenti produzioni, come “Halo” o “Cyberpunk Edgerunners“, che anche se di diversa qualità hanno comunque saputo proporre dei prodotti validi. Il secondo in particolare, con la sua storia e cast inediti, ha presentato al pubblico una Night City affascinante, colorata e piena di vita.
A breve, inoltre, uscirà il nuovo film di Super Mario, che sembra essere davvero molto promettente; e “TETRIS“, che mira a raccontare la nascita del gioco più celebre della storia. Per non parlare poi dei vari progetti in cantiere di cui sappiamo ancora poco, come le serie su “Fallout“, “Horizon” e “God of War” o il film su “Ghost of Tsushima“. Insomma, anche se in passato abbiamo assistito a produzioni non sempre eccellenti, ora le cose potrebbero stare (finalmente) per cambiare.
Al momento quindi non possiamo fare altro che incrociare le dita e sperare che il successo di “The Last of Us” non rappresenti un caso isolato, ma che anzi sia l’inizio di un nuovo ciclo per progetti del genere. Per rimanere sempre aggiornati su tutte le notizie riguardanti il mondo del cinema, delle serie tv e dei videogiochi, continuate a seguirci qui sulle pagine di Nasce, Cresce, Streamma e Nasce, Cresce, Respawna. Se l’articolo vi è piaciuto, infine, leggete anche:
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