di Steven Callea
Oggigiorno siamo sempre più abituati ad assistere a colossali campagne di marketing che annunciano l’uscita di un nuovo gioco con largo anticipo. Esse sono rivolte ad assicurare ai publisher un’utenza quanto più ampia possibile e gli shadowdrop (alla Hi-Fi Rush, per intenderci) sono sempre più sporadici. Con The Elder Scrolls: Castles, però, Bethesda si è mossa in direzione totalmente opposta.
Un caso singolare
Si, perché con un post su X la software house statunitense ha annunciato l’uscita di “The Elder Scrolls: Castles”, gioco mobile gestionale in pieno stile Fallout Shelter. Fin qui nulla di strano, se non che il gioco è stato già disponibile su Android da settembre sino a fine 2023, in early access, tuttavia non accessibile in Italia.
Il tweet recita:
“Siamo entusiasti di condividere finalmente The Elder Scrolls: Castles, il nostro nuovo gioco per dispositivi mobili del team dietro Fallout Shelter. Il team ci ha lavorato duramente negli ultimi anni e lo adoriamo assolutamente. In Castles costruirai la tua dinastia dove ogni giorno nel nostro mondo equivale a un anno nel mondo del gioco. I cittadini nascono, muoiono, i governanti cambiano e possono essere traditi”.
I giocatori, al comando di una castello ricco di attività disponibili, dovranno far crescere e potenziare la propria dinastia, gestendo ogni suo aspetto in un ambiente dinamico. Il gioco al momento è stato lanciato solo nelle Filippine, ma un’uscita graduale è prevista anche per gli altri paesi. Curioso quindi l’atteggiamento di Bethesda, che ci aveva abituato a grandi campagne di lancio per ogni sua produzione.
Per rimanere sempre aggiornati sulle news provenienti da tutto il mondo del gaming, continuate a seguirci su Nasce, Cresce, Respawna e sulla nostra pagina Instagram!
Potrebbero interessarvi anche i seguenti articoli:
- Cod Warzone 2: il nuovo update sta causando diversi problemi ai giocatori.
- Baldur’s Gate 3 non approderà mai sul Game Pass o PlayStation Plus lo conferma Larian
- I videogiochi sono pericolosi per l’udito? Uno studio del BMJ dice di sì
© RIPRODUZIONE RISERVATA