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I videogiochi sono pericolosi per l’udito? Uno studio del BMJ dice di sì

di Riccardo Rizzo

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Da sempre i videogiochi sono oggetto di studio, con chi cerca di abbatterne i pregiudizi e i falsi miti e chi cerca di dimostrarne l’effettiva pericolosità. Uno degli ultimi studi a riguardo è stato pubblicato dal British Medical Journal (BMJ) Public Health e afferma che giocare ai videogiochi per lunghe sessioni può aumentare i rischi di perdita permanente dell’udito.

Giocare troppo, e a volume alto, fa male

Gli studi sugli effetti del suono, invero, sono da sempre un tema di analisi e dibattito. Nel 2022 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha collaborato con l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU) per pubblicare delle linee guida che di fatto indicano la quantità di tempo che le persone possono trascorrere ascoltando dei suoni in sicurezza. Questo dipende da vari fattori, come il volume del suono, la sua entità e l’età dell’ascoltatore.

Già l’OMS ha dunque evidenziato che anche in altri contesti l’ascolto prolungato di suoni ad alto volume può risultare pericoloso, come per esempio nelle discoteche e durante i concerti. A questi il BMJ ha aggiunto appunto i videogiochi. Secondo le prime ricerche, non ancora definitive e quindi ancora da valutare, le soglie imposte nel 2022 vengono superate anche durante delle lunghe sessioni di gioco o guardando delle partire di eSports, con il conseguente rischio della perdita totale dell’udito e dell’acufene (la percezione di un suono acuto simile a un fischio) in età avanzata.

Per arrivare a queste prime conclusioni i ricercatori hanno studiato i dati di 14 studi e i relativi materiali di supporto, analizzando i vari aspetti sonori dei giochi PlayStation, Xbox, PC, Nintendo e per dispositivi mobile. Considerando anche che questi favoriscono l’uso di cuffie o auricolari, gli studiosi hanno affermato che anche i videogiochi possono essere “una fonte comune di ascolto non sicuro, che potrebbe mettere molti individui a rischio di perdita dell’udito e/o acufene”. Come detto però per il momento si tratta ancora di risultati non definitivi.

Promuovere un ascolto sicuro

Inoltre, lo studio del BMJ Public Health è un classico esempio di scoping review, un tipo di ricerca che analizza una serie di studi preesistenti riguardanti un’area di interesse emergente con l’obiettivo di raggruppare tutti i dati disponibili e individuare eventuali lacune e zone grigie. Come tipologia di studio presenta quindi una serie di limitazioni rispetto a delle analisi più specifiche, anche perché di solito utilizza dei metodi non omogenei. In questo caso, per esempio, gli studiosi hanno usato dei documenti risalenti anche agli anni Ottanta e Novanta.

I ricercatori hanno ribadito dunque come siano necessari ulteriori approfondimenti e studi per poter giungere a un risultato definitivo, ma che comunque è importante adottare misure adeguate per promuovere un ascolto sicuro e consapevole.

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