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Terra: uno studio mette paura: popolazione mondiale dimezzata entro fine secolo?

di davide gerace

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La Terra così, come lo conosciamo, probabilmente nei prossimi decenni non esisterà più. Sono tante le previsioni e gli studi compiuti sul Nostro pianeta ma anche sulla popolazione mondiale negli ultimi anni a destare preoccupazioni. Gli effetti climatici influiscono pesantemente su queste ricerche, ma anche le difficoltà dovute ad altri fattori, rischiano di essere letali per la sopravvivenza della Terra e del genere umano.

Una Terra diversa

 

Planisfero della Terra (@Shutterstock)

 

La popolazione mondiale, come sostiene il rapporto delle Nazioni Unite, tra pochi mesi raggiungerà la cifra record di 8 miliardi di persone, con diverse previsioni che dimostrano come nel 2100 toccheremo quota 10 miliardi.

Alcuni studi, però, vanno controcorrente. Tra questi quello dell’economista di HSBC, James Pomeroy, che prevede delle conseguenze drammatiche per il genere umano. Come riporta il quotidiano francese Les Échos, l’esperto ha spiegato: “La probabilità che la dimensione della popolazione mondiale inizi a ridursi nei prossimi 20 anni è molto più alta di quanto inizialmente previsto”.

Secondo Pomeroy la popolazione mondiale nel 2100 conterà al massimo 4 miliardi di persone. Uno scenario apocalittico, che porterebbe in “soli” 80 anni al dimezzamento del genere umano. L’economista è convinto che le previsioni delle Nazioni Unite, sull’aumento eccessivo della popolazione, siano infondate e per diversi motivi.

La causa principale è rappresentata dal grave problema del tasso di fecondità, in netto calo soprattutto nel mondo occidentale. L’ONU ha luglio ha valutato che il tasso di fecondità dal 1950 ad oggi è calato drasticamente, passando da 5 a 2,3 attuali, per raggiungere, secondo le Nazioni Unite, i 2,1 nel 2050.

Ma cosa causa questo drastico calo del tasso di fecondità? Secondo Pomeroy i motivi sono dovuti a diversi fattori:

  • L’inserimento delle donne nel mercato del lavoro ritarda l’età in cui hanno il loro primo figlio.
  • L’aumento dei prezzi delle abitazioni, soprattutto nei paesi ricchi limita lo sviluppo di una famiglia numerosa a causa dei costi troppo elevati.
  • Lo sviluppo dell’istruzione, un migliore accesso alle cure e alle pratiche contraccettive hanno portato le famiglie a procreare meno figli. La crisi del Covid-19 ha solo accentuato la tendenza.

Il tetto massimo, secondo Pomeroy, verrà toccato nel 2043, da lì in poi una lunga e inesorabile discesa.

I Paesi in controtendenza

Secondo Pomeroy, non tutti i Paesi andranno incontro a una grave crisi demografica. Tra questi troviamo l’Asia e l’Africa, in netta controtendenza rispetto al resto del pianeta.

L’economista spiega: “Il calo del tasso di fertilità è globale, ma per alcune nazioni, come quelle dell’Africa Subsahariana e dell’Asia, il livello, sebbene in calo, consente una continua crescita della popolazione”. Entro il 2050 chi continuerebbe a crescere molto è l’India, che arriverebbe a una popolazione di 1,54 miliardi, mentre la Cina scenderebbe a “solamente” 1,17 miliardi di abitanti.

Drammatica la situazione dell’Europa: “Stando ai dati la popolazione si sarà dimezzata prima del 2070 e il continente rischia di perdere 400 milioni di abitanti entro il 2100”. Uno scenario catastrofico a cui alcuni Governi hanno cercato di porre rimedio attraverso delle politiche a favore della famiglia ma che si sono rivelate tutte inutili.

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