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Ted Lasso Stagione 3, la recensione: crederci sempre

Conclusa il 31 maggio su Apple TV+ con l’ultimo episodio della terza stagione, “Ted Lasso” è una serie ideata da Bill Lawrence e Jason Sudeikis. Il cast dello show è formato da Jason Sudeikis, Hannah Waddingham, Brett Goldstein, Brendan Hunt, Juno Temple, Nick Mohammed, Phil Dunster, Toheeb Jimoh, Kola Bokinni, Billy Harris, James Lance e Anthony Head.

Vincitrice di ben 7 Emmy, “Ted Lasso” ritorna sui nostri schermi con una terza e molto probabilmente ultima stagione. Lo show comedy riporta il pubblico all’interno dell’AFC Richmond, fittizio club di calcio con sede a Londra. Dopo il finale della seconda stagione, gli spettatori e fan della serie si sarebbero aspettati di vedere esplodere una dinamica tra due personaggi, ma tutto questo avviene in modo quasi camaleontico, mimetizzandosi nel tono della storia, e al tempo stesso evidenziando l’unico neo di quella che è una delle migliori serie comedy mai realizzate negli ultimi anni.

Ritorno in Premier League

Dopo aver conquistato la promozione in Championship, il Richmond ritrova la Premier ed è pronta a combattere fino alla fine. Ma dopo che Nate (Nick Mohammed) ha lasciato la squadra per allenare il West Ham di proprietà di Rupert (Anthony Head), la lotta per il campionato diventa una questione personale per Ted (Jason Sudeikis) e Rebecca (Hannah Waddingham). Nel mentre, ritornano le oramai iconiche dinamiche tra i giocatori del club, legami che diventano più forti e la presenza negli spogliatoi del Richmond di Trent Crimm (James Lance), ex giornalista del The Indipendent che ha deciso di seguire il club per poter realizzare un libro che racconti le gesta della squadra di Lasso.

Con queste premesse, la terza stagione di “Ted Lasso” riporta tutto il suo stile inconfondibile su schermo. Commedia, calcio e momenti drammatici si alternano al meglio e con una delicatezza mai vista in televisione e non solo. Interpretazioni brillanti e una scrittura che riesce a toccare nel profondo anche lo spettatore più freddo davanti ad opere audiovisive, “Ted Lasso” eleva al quadrato il suo modo di raccontare il calcio e lo fa attraverso riferimenti alla realtà e su tutti, una tematica molto spinosa e difficile da affrontare in uno sport come quello raccontato (in parte) nella serie di Lawrence e Sudeikis.

Raccontare una squadra, ma soprattutto una famiglia

“Ted Lasso” con questa terza stagione cambia definitivamente il suo status quo in serie corale. Se nelle prime due stagioni (trovate qui la nostra recensione) era evidente che i vari comprimari avessero bisogno di più spazio, la terza stagione offre loro tantissimo spazio in modo da poter approfondire al meglio le loro storie. Da storie più scanzonate che condividono alcuni membri della squadra, per arrivare a quella che è una delle sotto trame migliori dell’intero show: il rapporto tra Roy (Brett Goldstein) e Jamie (Phil Dunster). Nonostante siano stati compagni di squadra nella prima stagione, i due non sono mai stati in ottimi rapporti. Ma grazie all’arrivo di Ted, qualcosa in loro è cambiato e nei nuovi episodi il rapporto tra i due si evolve definitivamente, chiudendo un cerchio iniziato con il primissimo episodio dello show.

 

 

Parlare di famiglia in una serie come “Ted Lasso”, non è affatto errato. Le famiglie di alcuni protagonisti della serie sono importanti nella loro crescita e anche nei loro traumi, traumi che affrontano nel corso della stagione. Ovviamente il Richmond non è una squadra di calcio qualsiasi, ma una vera e propria famiglia dove i giocatori tra loro legano, si divertono e si supportano nei momenti più difficili. Tutto questo, come è evidente dalle stagioni passate, è merito del carattere di Ted che con la sua bontà unica ha cambiato non solo un club intero, ma forse un intero quartiere di Londra. Nonostante le fragilità di Ted riemergano nel corso della stagione, lo show in alcuni momenti sembra metterlo in un angolino nascosto e dedicare spazio agli altri protagonisti. Questa scelta però ha una ripercussione, non pesante, ma abbastanza evidente con il passare degli episodi…

Mai mettere in un angolo Ted

Nella recensione delle stagioni passate, vi abbiamo parlato di come i vari personaggi presenti nello show avrebbero meritato un minutaggio maggiore per permettere loro di svilupparsi al meglio. La terza stagione di “Ted Lasso” riesce a fare questo ma paradossalmente creando l’unico neo di una serie che rasenta la perfezione. Offrendo più spazio ai vari comprimari, non solo rende lo show corale come già menzionato prima, ma “allontana” Ted dalle scene. Il personaggio interpretato da Jason Sudeikis non è solo il volto della serie, ma è il pilastro su cui si sostiene l’intera storia e la crescita stessa dei protagonisti nei vari episodi. Ma nonostante il minutaggio minore, l’ombra di Ted è onnipresente e quasi tutti i personaggi si muovono, diventano consapevoli di loro stessi e tanto altro grazie al carattere contagioso dell’allenatore statunitense che fino a tre anni prima non conosceva il mondo del calcio.

Se questa gestione che in apparenza sembra un contro, ma si rivela vincente, adesso arriviamo a parlarvi sul serio dell’unica pecca dello show. “Ted Lasso” con l’offrire più spazio ai suoi personaggi, si ritrova con molte più dinamiche e annesse storyline da gestire. Questa gestione mostra una crepa ed evidente con il passare da un episodio all’altro. Lo show per rendere più scorrevole la storia, non mostra numerose partite di campionato mettendo in atto dei veri e propri salti temporali. Nelle stagioni passate il salto temporale non era così pesante da un punto di vista narrativo, ma “Ted Lasso” stagione 3 attraverso questa scelta si mostra “incompleta”.

 

In alcuni momenti è evidente come alcune storyline vengano chiuse e velocizzate passando da un episodio all’altro. La scelta fatta non è molto comprensibile, perché a risentirne sono alcune sotto trame della serie. Un esempio lampante di questa pecca è la sotto trama dedicata a Nate, presentato a fine stagione 2 come “villain” della serie. Infatti se la gestione e crescita del personaggio è ben gestita, non si può dire lo stesso della sua chiusura fin troppo semplice. Nonostante questo problema, evidente anche in altri protagonisti, “Ted Lasso” alterna al meglio commedia, citazioni alla cultura pop e calcistica e cameo a dir poco sorprendenti.

Tra finzione e realtà: il calcio prende vita

Complice il super accordo firmato da Apple e la massima lega di calcio inglese, la terza stagione di “Ted Lasso” ci porta dentro la Premier League. Loghi, squadre e stadi sono quelli che il pubblico vede durante le partite di campionato, conferendo così allo show un fattore realismo quasi unico nel settore cinematografico e televisivo. Il culmine di questo accordo che tiene con un piede dentro la realtà lo show, è un cameo speciale. Con sorpresa di tutti, appare nei panni di sé stesso un importante personaggio del panorama calcistico menzionato sin dalla prima stagione di “Ted Lasso”. Un’apparizione a dir poco inaspettata che farà piacere agli amanti di questo sport e che sorprenderà i fan della serie per il suo aspetto meta cinematografico.

Restando sempre nel mondo del calcio, la serie a inizio stagione introduce un personaggio molto familiare. A giocare nel Richmond arriva un giocatore chiamato Zava, niente di meno che la versione di Zlatan Ibrahimovic nel mondo di “Ted Lasso”. Ovviamente i comportamenti egocentrici estremizzati al massimo per risaltare al meglio il lato comedy dello show, divertono lo spettatore e creano alcune dinamiche all’interno dello spogliatoio. Altro elemento di forza di “Ted Lasso” è il suo citare la cultura pop. Il citazionismo è letteralmente una delle armi in più del protagonista che usa per spiegare concetti o fare battute, mai comprese dai suoi colleghi inglesi. Ma la presenza di riferimenti alla cultura pop rendono “Ted Lasso” molto più vicino al pubblico e non solo.

Scrivere con il cuore

Nonostante l’unico contro menzionato in precedenza, “Ted Lasso” mostra costantemente una scrittura brillante. Nel corso dei 12 episodi che compongono la stagione, gli sceneggiatori riescono a mostrare una certa delicatezza nell’alternare commedia a momenti drammatici. Si passa da situazioni irriverenti ad altre molto più drammatiche che toccano tantissime corde emotive. Emotività che la serie ideata da Bill Lawrence e Jason Sudeikis usa come per raccontare che la bontà, la speranza e l’amore fanno parte delle nostre vite anche quando tutto non va per il verso giusto. Il saper gestire i sentimenti che esprimono i protagonisti della storia mostra una certa delicatezza degli sceneggiatori nel raccontare la storia. Inoltre la semplicità con cui varie tematiche vengono trattate, avvicinano “Ted Lasso” al proprio pubblico colpendolo nel profondo e riuscendo a far amare tutti i personaggi dello show al pubblico.

 

 

Infine, ma non meno importante, il comparto tecnico della serie è di altissimo livello. Le sequenze di calcio giocato e la tensione creata da queste è unica nel suo genere. La tensione che si respira durante le partite è altissima, tanto da esultare insieme ai giocatori in caso di rete. Per quanto riguarda la messa in scena, “Ted Lasso” è principalmente una serie comedy e come la maggior parte dei prodotti del suo genere, non offre grandi guizzi sotto questo punto di vista, ad eccezione delle sequenze di calcio giocato. La musica è una forte componente all’interno della serie. Non è solo una semplice colonna sonora, ma è parte integrante della storia che contribuisce persino alla crescita dei vari personaggi dello show.

Considerazioni finali

“Ted Lasso” si conclude (?) con una terza stagione che eleva tutti i suoi protagonisti al massimo potenziale. Forte delle interpretazioni del cast e di alcune storyline secondarie ben scritte, la serie si mostra per l’ennesima volta uno dei migliori prodotti targati Apple e non solo. La conclusione data alla serie è agrodolce, ma con tanta speranza nel presente e nel futuro, traendo il meglio dagli insegnamenti di Ted. La semplicità nel divertire e nel trattare temi più pesanti, mostra una maturità degli sceneggiatori e un rispetto unico nei confronti del proprio pubblico. Rispetto perché la serie tocca tematiche comuni a tantissime persone e lo fa con una sensibilità mai vista su schermo. Unico neo di una serie vicina alla perfezione è la gestione di alcune storie che si risolve in momenti off screen.

Il calcio è una delle colonne portanti della serie e questo lo si vede con le licenze dei team di Premier presenti negli episodi. Il tutto è combinato a cameo, riferimenti alla realtà e alla tanto amata cultura pop da parte di Ted. La scrittura è sempre di altissimo livello e la regia regala ottime sequenze di calcio giocato. In conclusione, la terza stagione di “Ted Lasso” è il culmine della storia del Richmond e del suo insolito allenatore interpretato da Jason Sudeikis e sicuramente tutti noi sentiremo la mancanza di un prodotto come la serie targata Apple TV+.

Pro

  • Le interpretazioni dell’intero cast;
  • La capacità di alternare commedia a tematiche vicine alla vita di tutti i giorni;
  • La colonna sonora che diventa parte integrante dell’intero show;
  • La regia degli episodi.

Contro

  • La gestione delle storyline seppur ottime, in alcuni momenti si rivelano velocizzate, quasi tagliate dal montaggio.

 

 

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Ecco a voi alcune delle nostre ultime recensioni:

Gabriele Di Nuovo

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