di Federico Minelli
Uno dei migliori difensori di sempre. Per quanto potesse risultare, ad alcuni, antipatico e poco scorretto sul terreno di gioco, Sergio Ramos è stato una pietra miliare per la sua era. Nel giorno del suo 37esimo compleanno, riavvolgiamo il nastro fino al 2013-2014, anno in cui la sua incornata fu decisiva per il Real Madrid, nel derby contro i rivali dell’Atletico, in finale di Champions League.
Il cammino verso la finale
I Blancos di Sergio Ramos vinsero senza problemi il gruppo B, chiuso a 16 punti sopra Galatasaray, Juventus e Copenaghen. Agli ottavi spazzarono via lo Schalke 04 con un aggregato di 9-2, mentre ai quarti fu il turno del Borussia Dortmund che nonostante un ritorno positivo, perse 3-2; in semifinale un’altra tedesca, il Bayern Monaco: 1-0 all’andata, 4-0 al ritorno con doppietta proprio del difensore spagnolo festeggiato.
Anche l’Atletico Madrid finì in testa al proprio girone con 16 punti davanti a Zenit, Porto e Austria Vienna. I colchoneros rifilarono un netto 5-1 al Milan negli ottavi di finale, poi vinsero contro il Barcellona ai quarti per 2-1 di totale. In semifinale toccò al Chelsea: 3-1, tutto maturato nella gara di ritorno.
La prima stracittadina in finale di Champions League
Al “Da Luz” di Lisbona il clima era rovente. I grandi del Real Madrid sfidavano i cugini dell’Atletico già campione di Spagna: in palio la gloria europea. Ancelotti schiera i suoi con il canonico 4-3-3: Casillas in porta, Carvajal, Sergio Ramos, Varane e Coentrao in difesa, la qualità di Modric, Khedira e Di Maria in mezzo al campo a supporto della BBC come tridente: Bale-Benzema-CR7. Uno squadrone.
Simeone risponde alla Simeone. Nel solito 4-4-2 Courtois difende i pali, Juanfran, Miranda, Godin e Filipe Luis compongono la linea difensiva, a centrocampo un mix di gamba e tecnica con Raul Garcia, Tiago, Gabi e Koke, mentre in avanti il tandem era composto da Diego Costa e Villa.
La cronaca della partita
La gara parte in salita per l’Atletico: dopo 5 minuti Diego Costa è costretto al cambio, al suo posto Adrian Lopez. La gara è bloccata, ma si accende alla mezzora: 32° minuto, Bale riparte con una velocità fulminea, entra in area ma il suo mancino esce di un soffio. Passano tre minuti e la sblocca l’Atleti: corner dalla destra, la palla viene allontanata ma Juanfran rimette in mezzo, pasticcia la retroguardia del Real e Godin di testa anticipa Khedira e scavalca Casillas per il gol dell’1-0, risultato sul quale si chiude il primo tempo.
I colchoneros si chiudono in difesa nella ripresa, ma questo dona nuova linfa al Real, fino a quel momento molto poco incisivo. Al 54° Ronaldo impegna Courtois da punizione, poi al 61° su cross di Ramos, né CR7 né Benzema riescono a deviare in rete una ghiotta occasione. Ancelotti rileva Khedira e Coentrao per Isco e Marcelo, e i blancos continuano a spingere. Il destro di Isco va largo al 66°, così come il mancino di Bale sette minuti dopo.
Il fortino della squadra di Simeone resiste, ma è ormai sulle gambe. Manca pochissimo, siamo al terzo dei cinque di recupero, Modric va dalla bandierina e apparecchia per la specialità della casa di Sergio Ramos, leader tecnico e caratteriale: il colpo di testa, che sorprende Courtois e s’infila all’angolino. È 1-1, con il Real che ora ha tutta l’inerzia dalla sua parte.
I tempi supplementari
Nei tempi supplementari non c’è storia, con i madrileni bianchi che spingono ma non trovano la giusta via, almeno nel primo tempo. Sì, perché al minuto 110 Di Maria inventa, calcia in diagonale ma Courtois si supera, anche se nulla può sul colpo di testa di Bale. 2-1, l’Atleti è crollato. Passano sette minuti e Marcelo, dopo aver ricevuto al centro del campo, avanza indisturbato fino al limite, calcia col mancino e beffa ancora il portiere belga. Sembrerebbe finita, ma manca la firma del miglior giocatore: al 120°, su rigore, Cristiano Ronaldo chiude la gara e con il definitivo 4-1 regala la Dècima al popolo del Real Madrid.
Sergio Ramos, leone mai domo: “Non può finire così”
Intervistato qualche anno dopo dalla UEFA, il difensore spagnolo ha commentato così la partita in generale ma soprattutto il gol: “Sapevamo che l’Atleti poteva farci male, soprattutto a palla ferma. Dovevamo difendere bene e non concedere occasioni dove loro erano più forti. Eravamo allo scadere ma sono sempre stato ottimista e ho continuato a lottare fino alla fine. Finché era possibile, finché c’era tempo, ci avrei provato. Mi sono detto: “Non può finire così”.
Un pensiero particolare, poi, per chi non c’è più, sempre disposti a dare una motivazione in più: “Ricordo di aver pensato ai miei nonni, che non erano più con noi. In quei momenti cerco sempre di motivarmi. Queste cose mi aiutano ad essere la miglior persona possibile. Mi fanno lottare su ogni pallone e tirare fuori il meglio da qualsiasi situazione”.
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