di Redazione NCI
Alla fine, è successo: Lionel Messi ha lasciato il Barcellona dopo ventun anni d’amore. Ma perché è successo? Che cos’è il salary cap? È stata una sua decisione lasciare la Catalogna? Come hanno reagito i tifosi? E qual è stata la posizione presa dal presidente Joan Laporta?
In questo articolo, andremo a scoprire le motivazioni che hanno portato a questo scenario, cercando di rispondere alle domande che ci siamo posti poco sopra.
Perché la rottura tra l’argentino e il club Blaugrana è avvenuta?
Alla fine della stagione 2020, dopo le disfatte in Liga e in Champions League, Messi non sembrava intenzionato a rinnovare il suo contratto con il club (scaduto a luglio, ma poi prolungato per via della pandemia di COVID-19). A questo punto, le strade dei nostri protagonisti sembravano già destinate a separarsi.
L’argentino avrebbe potuto andarsene a zero, dato che il suo contratto prevedeva una clausola che gli consentiva di rinnovare annualmente il contratto stesso e, se lo avesse voluto, di non rinnovare e svincolarsi. Questo però, non è accaduto, e Messi non ha digerito la mancata promessa dell’allora presidente del club Josep Maria Bartomeu. Esso gli aveva infatti assicurato che se avesse voluto andare via, lo avrebbe accontentato.
Bartomeu, però, non ha mantenuto la promessa, appoggiandosi ad un’ulteriore clausola del contratto dell’ex 10 blaugrana. Essa prevedeva che il giocatore comunicasse la sua volontà di lasciare il club entro il 10 giugno (2020, a stagione ancora in corso). A questo punto, se il giocatore avesse voluto svincolarsi, avrebbe dovuto pagare una penale da 700 milioni di euro al club. La stangata definitiva arrivò poi dalla Liga, che confermò la ragione al presidente del Barcellona. Infatti, anche secondo la lega il termine ultimo per comunicare la decisione, sarebbe stata addirittura il 31 maggio (2020).
Messi alla fine, come già sappiamo, decise di restare a Barcellona, seppur controvoglia e con forti dissapori nei confronti della dirigenza. Il vero motivo per cui avrebbe deciso di andarsene dal club della sua vita sarebbe stata proprio la gestione di Bartomeu e la mancanza di un progetto credibile, non il fallimento della stagione precedente.
Il Salary Cap della Liga e le parole di Laporta
Dopo questa premessa, possiamo passare a quello che è accaduto quest’anno. Apparentemente, Joan Laporta, l’attuale presidente del club che ha sostituito proprio Bartomeu a marzo 2021, riuscì a convincere Messi a rimanere a Barcellona. Per farlo, è stato determinante l’ottimo rapporto maturato durante la sua precedente gestione (2003-2010). Alla fine, però, delle cause di forza maggiore hanno portato il giocatore e il club a prendere due strade differenti. Ma quali sono queste “cause di forza maggiore”?
Laporta ha dichiarato, durante la conferenza stampa del 6 agosto, il giorno dopo l’annuncio del mancato rinnovo di Messi, che “Non ci sono i margini di trattativa per i salari che rispettino i limiti della Liga”. Ciò significa che il Barcellona ha sforato il tetto salariale imposto dalla Liga, anche per via della gestione di Bartomeu. Il monte ingaggi, infatti, toccava i 350 milioni di euro circa.
Per essere in regola con le direttive della lega, invece, avrebbe dovuto ammontare a poco meno di 200 milioni, cosa che, vista la riluttanza di molti giocatori a lasciare il club, risultava piuttosto difficile e ha reso impossibile il rinnovo del sei volte Pallone d’Oro.
Ma che cosa è il salary cap?
Il salary cap rappresenta il limite di costo della rosa sportiva, ovvero il limite di spesa che ogni club avanza alla Liga e giustifica, nel rispetto del budget disponibile; la soglia proposta dai club viene analizzata ed eventualmente approvata dalle Autorità di convalida della Liga.
Nel caso in cui la proposta non venisse approvata, la lega può richiedere una rettifica che garantisca stabilità finanziaria al club che l’ha stilata.
Le voci a cui fa riferimento la Liga per approvare una proposta sono:
- Le retribuzioni salariali, fisse o variabili;
- Le retribuzioni per cessioni dei diritti d’immagine, collettivi o individuali;
- Gli ammortamenti dei costi di acquisizione dei calciatori;
- Le quote della previdenza sociale;
- Indennizzi a carico dei club per la fine dei rapporti di lavoro;
- I costi per la retribuzione (o di altro tipo) di giocatori ceduti a titolo temporaneo ad altre società.
Un limite difficile da rispettare
Il limite assegnato al Barcellona per la stagione 2020-2021, in seguito alla pandemia di COVID-19, ha visto un netto calo del monte ingaggi rispetto a quello della stagione precedente. Le stime delle entrate ammontavano al 41% in meno, e di conseguenza, il monte è stato fissato a 383 milioni di euro.
Nonostante i tetti massimi prefissati, ben 35 dei 42 club che fanno parte dei professionisti delle leghe spagnole (LaLiga, Segunda Division) li hanno superati e questa stagione (2021-2022) riceveranno delle misure ancora più severe rispetto a quelle della stagione passata. Tra i club interessati, oltre al Barcellona, figurano anche Atletico Madrid e Real Madrid.
Un ingaggio troppo oneroso
A Laporta è stato anche domandato per quale motivo, vista la situazione critica, siano approdati a Barcellona Eric Garcia, Sergio Agüero, Memphis Depay ed Emerson Royal. Il presidente ha risposto sostenendo che i giocatori avevano accettato di spalmare l’ingaggio su più anni, e che il loro tesseramento non sarebbe stato minimamente paragonabile a quello di Messi. Infatti, l’accordo che era stato raggiunto con l’argentino prevedeva un quinquennale da circa 100 milioni di euro, spalmati nei cinque anni, ma la Liga ha impedito la sua ufficializzazione.
Nonostante ci fosse grande fiducia nel rinnovo anche grazie al fondo CVC, finanziaria britannica che ha acquistato il 10% delle quote della Liga per 2,7 miliardi di euro, che sarebbero poi stati spartiti tra le 42 squadre professionistiche spagnole. Al Barcellona sarebbero andati 270 milioni, ma di questi, la maggior parte sarebbe stata convogliata in riduzione del debito e nelle infrastrutture.
Durante la conferenza stampa di addio al club di Messi, tenutasi l’8 agosto, ha sottolineato diverse volte che era stato trovato un accordo con il Barcellona e che c’era la volontà di continuare insieme, ma non è potuto rimanere a causa dei motivi seguenti.
Laporta ha dichiarato che il mancato rinnovo sia stato un “bene” per il club, perché altrimenti i debiti avrebbero messo a rischio la prosperità dell’intera società. Ha anche aggiunto che, per rispettare il fair play imposto dalla Liga, il Barcellona avrebbe dovuto accettare un contratto che avrebbe ipotecato i diritti televisivi del club per i successivi 50 anni, cosa giudicata inconcepibile “anche per il giocatore migliore del mondo”.
Il punto di vista di Javier Tebas sul salary cap
Il presidente della Liga, Javier Tebas, sostiene che il salary cap sia lo strumento perfetto per riequilibrare le sorti del campionato, per raggiungere la stabilità economica dopo le perdite riscontrate nell’ultimo anno. Ha inoltre aggiunto “I grandi club devono prepararsi ad un anno di transizione; speravamo di poter riaprire gli stadi prima di gennaio, ma non succederà… adesso speriamo di poterlo fare prima della fine del campionato”. Tebas ha poi anche fatto sapere che chi non adegua il monte ingaggi non riceverà multe, dato che riassestare il monte ingaggi non è una cosa che può essere fatta nel breve periodo.
Come hanno reagito i tifosi a questa “tragedia”?
La reazione dei tifosi è stata un po’ come quella di tutti gli appassionati, se non peggio. Dopo l’annuncio ufficiale del mancato rinnovo, centinaia di tifosi si sono presentati fuori dalla sede del Barcellona in segno di protesta.
Dopo questo primo gesto di disperazione, i supporters si sono recati al Camp Nou l’8 agosto per vedere Messi, uscire per l’ultima volta dai cancelli dello stadio Blaugrana. Nei giorni seguenti, diversi giocatori sono stati accusati di essere responsabili del mancato rinnovo della Pulce, dato che avrebbero rifiutato i tagli dello stipendio.
Al primo match del Barcellona orfano di Messi, nel Trofeo Gamper, disputato proprio l’8 agosto, i supporters Blaugrana hanno intonato un coro per l’argentino al decimo minuto del match. Questo gesto sarà ripetuto in tutte le partite della stagione.
In conclusione, il rinnovo negato a Messi è stato un fulmine a ciel sereno, un qualcosa di assolutamente inaspettato, una fatalità. La gestione di Bartomeu ha portato il Barcellona a dover scegliere se salvarsi, o se “salvare” il suo giocatore più importante. Per fortuna, hanno scelto di salvare sé stessi, evitando un rischio troppo grande da correre.
Dunque, a questo punto, dovremo abituarci all’idea di non vedere più quel numero 10 che ci ha fatto e che ci farà continuare a sognare, anche al Paris Saint-Germain.
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di Mattia Trincas
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