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Penalizzazione Juventus: arrivano le motivazioni della sentenza

di Gianluca Scognamiglio

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La Corte d’Appello della FIGC ha pubblicato in mattinata le motivazioni della sentenza sul “caso plusvalenze”. Come ben noto la stessa Corte si è pronunciata contro la Juventus dieci giorni fa, attribuendo ai bianconeri una penalizzazione di 15 punti in classifica.

Juventus: i motivi della penalizzazione

Il “caso plusvalenze” non è finito con la sentenza dello scorso 20 gennaio. Aspettando il ricorso dei bianconeri, la Corte d’Appello della FIGC ha reso note stamattina le motivazioni della propria decisione, attraverso un documento di 36 pagine. Tra le cause che hanno portato al -15 in classifica, la Corte ha riportato come i dirigenti della Juventus fossero consapevoli della violazione in atto; una consapevolezza testimoniata anche dalle intercettazioni dei dialoghi tra i dirigenti stessi. Di seguito quanto si legge nel documento:

“Per quanto riguarda la sanzione, la Corte ha tenuto conto della particolare gravità e della natura ripetuta e prolungata della violazione e della stessa intensità e diffusione di consapevolezza della situazione nei colloqui tra i dirigenti della FC Juventus S.p.A”.

“Dal direttore sportivo di allora (Paratici) all’allora dirigente suo immediato collaboratore (Cherubini). Dal presidente del CDA (Agnelli) a tutto il consiglio stesso (citato come consapevole dal medesimo Agnelli). Sino ancora all’azionista di riferimento e all’amministratore delegato (Arrivabene) e ancora passando per tutti i principali dirigenti, inclusi quelli aventi competenza finanziaria e legale. In alcuni casi, con una consapevolezza a tutto tondo dell’artificiosità delle operazioni condotte. In altri casi, con una consapevolezza più superficiale o magari persino di buona fede (ci si riferisce anche all’allenatore della squadra), ma comunque in grado di far dire che tutti fossero direttamente o indirettamente coscienti di una condizione ormai fuori controllo”.

Agnelli (@Shutterstock)

Perché 15 punti di penalizzazione e non 9?

Tra le risposte attese oggi nel documento della Corte d’Appello c’era anche quella sull’entità della penalizzazione inflitta alla Juventus. La richiesta del Procuratore Federale Chinè, infatti, era di 9 punti, mentre la sentenza ne ha attribuiti ben 15. La Corte ha fatto riferimento a casi passati penalizzati con sanzioni più o meno gravi, scegliendo di operare dunque nella maggior equità possibile.

“Tenuto conto dei precedenti che hanno riguardato alterazioni contabili protratte per più esercizi ovvero di rilevanti dimensioni ed intensità (che in passato hanno portato a penalizzazioni di valore oscillante ma, in taluni casi, anche significative), si ritiene necessario rideterminare la sanzione rispetto alle richieste della Procura federale. La Corte federale è chiamata al difficile compito di svolgere funzione anche di giudice di equità e deve quindi proporzionare effettivamente la sanzione alla gravità dei fatti scrutinati, potendo anche aggravare la sanzione richiesta dalla Procura federale”.

Perché non sono state punite le altre società?

Altra perplessità relativa alla sentenza del 20 gennaio era circa l’impunità della altre società coinvolte nel “caso plusvalenze” (Sampdoria, Pro Vercelli, Genoa, Pisa, Parma, Empoli, Pescara e Novara). Come riportato nel documento della Corte d’Appello, nelle nuove carte pervenute alla Procura di Torino non si è trovato nulla di nuovo che potesse testimoniare una sistematica alterazione dei bilanci, come invece provato per la Juventus.

La società bianconera ha ora 30 giorni di tempo per presentare il proprio ricorso (già annunciato) al Collegio di Garanzia del CONI, il quale giudicherà però solo questioni di legittimità e non di merito. In sostanza il ricorso della Juventus non potrà portare a un ridimensionamento della pena ma solo a una revoca in caso di azioni illegittime durante il processo.

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