Nel 2002 la Disney si trova nel pieno della sua Epoca Sperimentale. Proprio in questo anno escono i primi due film di fantascienza che la Disney abbia mai prodotto: “Lilo e Stitch” (Chris Sanders e Dean DeBlois) il più grande successo di questa periodo, e “Il pianeta del tesoro” (Ron Clements e John Musker) il più grande flop. Proprio quest’ultimo è protagonista del “NCS Second Chance” di oggi perché, per quanto sia stato un enorme flop a livello commerciale, quello di Jim resta comunque un viaggio meraviglioso e merita di essere conosciuto dal maggior numero di spettatori possibile.
Jim Hawkins è un bambino appassionato di pirati che ama addormentarsi con la storia del Capitano Nathaniel Flint e del Pianeta del Tesoro. Dodici anni dopo, quando non è in giro a combinare guai, aiuta la madre Sarah a portare avanti la locanda che possiede sul pianeta Montessor. Billy Bones, alieno ferito, si schianta con la navicella proprio davanti la locanda. Il ragazzo va in suo soccorso e questi gli lascia una sfera di metallo che si rivela dopo poco essere una mappa per il pianeta del tesoro. Accompagnato dal dott. Doppler, Jim si imbarca sulla nave del Capitano Amelia per affrontare questa incredibile avventura che tanto sogna da anni.
“Il pianeta del tesoro” è un adattamento de “L’isola del tesoro” romanzo di Robert Louis Stevenson, il terzo mai prodotto. La prima volta che venne proposta la pellicola fu nel 1985, ma l’allora CEO della Disney Michael Eisner bocciò l’idea. Come mai? Paramount Pictures stava già producendo un film di Star Trek ispirato all’opera di Stevenson. Si optò quindi per la produzione de “La Sirenetta” (Ron Clements e John Musker) che uscì nel 1989, anno in cui i due registi riproposero l’idea, nuovamente scartata. Un terzo rifiuto arrivò nel 1992 dopo l’uscita di “Aladdin” (Ron Clements e John Musker). I due decisero quindi di contattare il presidente della Walt Disney Feature Animation, Roy E. Disney, per informarlo sulla situazione. Questi contattò Eisner che finalmente approvò il film. Nel 1995 il contratto venne rinegoziato e ai due registi venne stato concesso di iniziare la produzione de “Il pianeta del tesoro” solo dopo aver completato la produzione di “Hercules” (1997).
Il 27 novembre 2002 in America, e il 20 dicembre qui in Italia, uscì finalmente al cinema “Il pianeta del tesoro“. Il più grande flop commerciale della Disney dell’epoca.
Da subito ci si rende conto che il vero punto di forza della pellicola è l’ambientazione. Stiamo parlando di un’avventura di pirati nello spazio. Quindi non vediamo astronavi tecnologiche che raggiungono velocità folli, bensì galeoni ottocenteschi chiaramente adattati al contesto tecnologico ma senza eccedere. Anche i pianeti visitati seguono la stessa linea. Ambientazioni classiche, quasi fiabesche, immerse in una tecnologia in quantità minima per ricordarci che siamo nello spazio.
Le animazioni, pur non essendo probabilmente all’altezza di altri titoli Disney usciti nello stesso periodo, sono ben fatte e visivamente appaganti. Basti pensare ai combattimenti nello spazio, al movimento e le funzionalità degli arti meccanici di John Silver o ancora agli spostamenti con le piccole imbarcazioni spaziali. La tecnica usata è un misto di 3D e 2D.
La narrazione non è mai noiosa, si rinnova continuamente grazie ai numerosi colpi di scena e alle sequenze d’azione. Il tutto condito con divertenti gag create da personaggi ben caratterizzati. A partire da Jim, il protagonista, un ragazzo sveglio e sognatore che da subito dà prova grande intraprendenza. Anche fra personaggi alieni provenienti da altri pianeti viene fuori l’umanità. L’esempio più grande è forse quello di John, cuoco infiltrato sulla nave e che progetta un ammutinamento. Lui stesso si rende conto di star legando con Jim e che si sta facendo coinvolgere troppo, ma il legame che si crea con il ragazzo è vero e genuino.
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