È cominciata sabato la fase finale dei Mondiali in Qatar, e nell’attesa di scoprire quali saranno le squadre che si affronteranno all’ultimo atto, andiamo a “riesumare” le finali più iconiche nella storia della competizione. In questo articolo quindi, ci concentreremo sulla finale di Italia 1934, quando gli Azzurri alzarono al cielo il loro primo storico titolo intercontinentale.
La storia che ruota intorno alla partita è una delle più iconiche del mondo del calcio; una rimonta incredibile davanti al proprio pubblico di casa, sovrastato però dall’ombra della propaganda fascista…
Com’è facile immaginare, la formula dei Mondiali in quegli anni era completamente diversa da quella odierna. L’Italia infatti, dovette partecipare alle qualificazioni pur essendo il Paese ospitante. Per partecipare alla competizione fu costretta a superare la Grecia in una gara singola, dal momento che gli ellenici si ritirarono senza disputare il ritorno. La rosa convocata da Vittorio Pozzo era formata principalmente da giocatori della Juventus; i calciatori di punta però erano Meazza, attaccante dell’Inter, e Schiavio, centravanti del Bologna, entrambi con un ruolo importante nel nucleo della squadra.
Gli Azzurri nel loro percorso ai Mondiali sconfissero gli Stati Uniti, la Spagna, e l’Austria; ciò che fece particolare scalpore però fu l’ondata di polemiche che travolse la competizione di quell’anno, dovuta alla propaganda fascista che, a seconda di molti, avrebbe favorito l’Italia, ponendo molta pressione sugli arbitri e sulle loro decisioni in campo. La Cecoslovacchia, dall’altra parte, eliminò la Romania, la Svizzera e la Germania prima di giungere in finale.
La Cecoslovacchia arrivò alla finale da favorita assoluta trascinata dal goleador Nejedly, autore di cinque reti in tre partite. Furono proprio i giocatori allenati da Petru a passare per primi in vantaggio grazie alla marcatura di Puć, al suo secondo gol in quei Mondiali, messo a segno al settantunesimo minuto; l’Italia, apparsa tesa e lenta in campo, sembrava essere spacciata di fronte a una formazione solida e perfetta in ogni zona. A riportare la situazione in uno stato di parità ci pensò però Raimondo Orsi a nove minuti dallo scadere, dopo che la Cecoslovacchia aveva sprecato due occasioni clamorose.
Ai supplementari la partita cambiò radicalmente anche grazie alle rivoluzioni tattiche di Pozzo; confusa la difesa cecoslovacca, a risolvere l’incontro fu Angelo Schiavio su assist di Enrique Guaita. Subìto il colpo del vantaggio Azzurro, non ci fu più niente da fare per la Cecoslovacchia, costretta a crollare dopo aver giocato una grande partita; fu però nei momenti successivi al fischio finale che impazzirono le polemiche.
Molti accusarono l’Italia di aver sfruttato le pressioni esercitate sul nucleo arbitrale per trarre vantaggio durante tutte e quattro le partite disputate; a gettare benzina sul fuoco fu la scelta di assegnare la direzione di gara della semifinale e della finale allo svedese Ivan Eklind, noto sostenitore del movimento fascista. Fecero scalpore anche altre decisioni del Partito come la consegna del premio riservata solamente ai giocatori che presero parte all’ultimo atto, escludendo quindi il resto della rosa.
Tanti momenti di gioia ma anche tante ombre su uno dei Mondiali più controversi mai disputati. Ciò per cui verrà sempre ricordato però sarà quella grande Italia di Vittorio Pozzo che, ad un passo dalla sconfitta, riuscì a rialzarsi nel momento più importante; a Roma gli Azzurri vinsero così il loro primo storico titolo…
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