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Milan: cosa manca per competere ai massimi livelli?

di Cristian Castellini

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La partita più importante del calcio italiano negli ultimi anni ha dato il suo verdetto. Inter 3-0 Milan in 180 minuti che hanno visto i rossoneri visibilmente in affanno. L’assenza di Rafael Leão all’andata, l’infortunio di Ismaël Bennacer e una condizione psicofisica non ottima probabilmente hanno condizionato l’andamento della gara, comunque amministrata senza troppi problemi dai nerazzurri. Tralasciando gli “sfottò” da tifosi, è evidente come il Milan abbia una buona base di giovani talentuosi, che però hanno problemi quando si tratta di affrontare squadre di esperienza come l’Inter. Vediamo insieme cosa manca ai rossoneri per confermarsi fra le prime d’Italia e d’Europa

Milan: simmetria opposta fra le due fasce

Il Milan allenato da Stefano Pioli è una squadra di alti e bassi. E questi sono tanto evidenti che si può dividere la squadra in due parti: fascia sinistra e fascia destra. A sinistra Leão Theo Hernández; a destra ballottaggio fra Junior Messias e Alexis Saelemaekers sulla fascia avanzata, e Davide Calabria su quella arretrata. Una squadra a forte trazione mancina, che a destra inevitabilmente non va alla stessa intensità. Nel mercato estivo si erano paventati diversi arrivi per rinforzarla, investimenti che però non sono mai stati sbloccati.

Poca finalizzazione in attacco

 

Milan (@Shutterstock)

 

Per validare l’affermazione del sottotitolo basti pensare alla media gol degli attaccanti del Milan. Basandosi sui dati Transfermarkt, Olivier Giroud è l’attaccante rossonero con più gol fatti in tutte le competizioni, a quota 13. A pari con lui c’è Rafael Leão, mentre gli altri giocatori che chiudono la lista dei primi 5 per reti segnate sono Brahim Diaz (6), Junior Messias (6) e Theo Hernández (4). Dividendo il numero di minuti giocati con i gol segnati, la media di reti a minuto dei primi 5 marcatori milanisti è sorprendente. Olivier Giroud fa un gol ogni 226 minuti, Leão uno ogni 248, mentre Brahim segna mediamente dopo 410 minuti dall’ultimo gol. Dietro di loro Messias infila la palla in rete ogni 289 minuti, e Theo ogni 899. Per fare un paragone, in casa Inter Lautaro Martínez segna un gol ogni 152 minuti, Džeko uno ogni 195 e Lukaku uno ogni 138. A Napoli Victor Osimhen infila la palla in rete addirittura una volta ogni 100 minuti.

Insomma, mancano finalizzatori efficaci a questo Milan, che in stagione ha segnato 70 gol in tutte le competizioni (fonti: Transfermarkt, UEFA), quanto il Napoli solo in Serie A. Divock Origi con le sue 2 reti in 1182 minuti non sembra in grado di assolvere al problema. Stesso discorso vale per Charles De Ketelaere, giovane che in prospettiva può dare molto, ma solo in prospettiva visto che in 1441 minuti giocati in tutte le competizioni ha dato lo stesso numero di assist di Mike Maignan e Ciprian Tatarusanu: uno, e senza segnare gol.

Panchina corta

Il Milan quando schiera la formazione-tipo e porta i suoi migliori giocatori in condizioni brillanti è una squadra che può far male a chiunque. Quando manca uno fra Maignan, Leão, Theo, Tonali e Bennacer è subito emergenza. Le riserve per sostituire questi giocatori sono infatti limitate, e certamente non all’altezza dei titolari. Basti pensare ai rivali dell’Inter, che nell’euroderby hanno sostituito l’infortunato Mkhitaryan con Brozović, Džeko con Lukaku, Dimarco con Gosens. Cambi che il Milan non ha a disposizione, visto che la panchina rossonera può contare su giovani prospetti poco utilizzati come Pobega, Vranckx e Adli, o giocatori non all’altezza come Ballo-Touré, Bakayoko, Tatarusanu e un Rebić ormai fantasma di sé stesso. Una differenza che ha inevitabilmente pesato in Champions, e che pesa anche nella gestione delle energie in campionato. Come ha ammesso Paolo Maldini ai microfoni di Mediaset dopo il derby:

“L’abbiamo detto l’anno scorso: non siamo strutturati ancora per competere su due competizioni, lo abbiamo detto allo stampa e ai nostri proprietari, lo sanno benissimo”. (fonte: ANSA)

Il Milan ha dimostrato la forza della propria rosa titolare la scorsa stagione, quando è uscito dai gironi in Coppa dei Campioni. Centrando gli sforzi sul campionato è arrivato uno scudetto più che meritato sul campo, che però non è stato confermato provando ad agire su più fronti. Questo senza considerare l’addio di Franck Kessié, che non è stato rimpiazzato da un giocatore di uguale livello.

Non solo difetti: i punti su cui partire

 

Casa Milan (@Shutterstock)

 

Come detto, se la formazione titolare del Milan è così competitiva è merito dell’ottimo lavoro di Paolo Maldini e Frederic Massara. Se non si considera la sessione di mercato poco proficua di questa stagione, in passato hanno fatto colpi da maestro come l’acquisto di Maignan a 15,4mln di euro o quello di Tonali a 14,5mln (fonte: Transfermarkt). Ora la palla passa però per le mani della nuova proprietà americana RedBird, guidata da Gerry Cardinale, a cui lo stesso Maldini ha chiesto uno sforzo per finanziare il miglioramento della rosa. Se il Milan vuole arrivare in fondo a tutte le competizioni, servono delle riserve in grado di far rifiatare i titolari, oltre a un miglioramento della fascia destra e l’acquisto di un giocatore prolifico in attacco.

La stagione rossonera in Champions League è stata ottima. Se la squadra incontrata in semifinale non fosse stata l’Inter forse si parlerebbe in tutt’altra maniera del percorso del Milan, che resta di grande livello. La cavalcata in Europa però ha tarpato le ali al Milan in campionato e in Coppa Italia, rischiando di compromettere una stagione potenzialmente positiva. Ben lontana dalla sperata riconferma sul tetto d’Italia, certo, ma che in caso di qualificazione alla prossima Champions League, ancora possibile grazie ai guai giudiziari in casa Juventus e al calo della Lazio, potrebbe rendere la stagione decisamente meno amara.

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