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Marocco: condannato a 5 anni di carcere per aver “criticato” la monarchia

di Lorenzo Peratoner

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Il tribunale di Casablanca (Marocco) ha condannato il 48enne Said Boukioud a 5 anni di carcere per un post pubblicato su Facebook nel 2020, in cui avrebbe “insultato” la monarchia. Vediamo i dettagli, come riportati da Il Post.

Marocco: il post incriminato e gli Accordi di Abramo

Il Codice penale marocchino risulta essere molto severo per tutti quegli atti ritenuti pericolosi nei confronti della monarchia, con pene che possono partire dai 6 mesi fino anche a 5 anni di reclusione, in quest’ultimo caso se il gesto criminale è condotto pubblicamente, come avviene sui social.

Boukioud, nel 2020, aveva scritto un post, cancellato di recente, in cui criticava la normalizzazione dei rapporti tra Egitto e Israele. Nel 2020, infatti, era avvenuto questo evento storico, che diede il via ai cosiddetti “Accordi di Abramo“, sottoscritti anche dal Marocco qualche mese dopo. Nel 2022, infatti, i Ministri degli esteri di Bahrein, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Israele, Marocco e Stati Uniti hanno tenuto un incontro in Israele volto a riconfermare la loro unità, con l’obiettivo, anche, di creare un fronte anti-Iran. Tutto questo, quindi, cosa c’entra con la condanna a Boukioud?

L’avvocato difensore dichiara: “farò appello”

Come riportato da TGCOM24, sembra che la critica condotta dal 48enne si potesse rigirare “in un modo che poteva essere interpretato come una critica al re“; il post, pertanto, sarebbe ricaduto all’interno dell’accusa di offesa alla monarchia, portando alla condanna per cinque anni di carcere. Il legale del condannato, tuttavia, ha affermato che “farà appello“, per una condanna definita come “pesante e incomprensibile“, aggiungendo inoltre:

“[Boukioud] Ha cancellato i post incriminati e ha chiuso il suo account di Facebook quando ha saputo che era sotto processo in Marocco. Ma ciò non gli è servito a evitare la condanna”.

Numerose organizzazioni che si battono per i diritti umani definiscono questa legge come “liberticida“, soprattutto a causa della difficolta nel delineare un confine chiaro tra un’opinione etichettabile come “pericolosa” per la monarchia e un’altra, invece, più “innocua”. In ogni caso, nei prossimi giorni il tribunale dovrebbe pronunciarsi in merito al ricorso voluto dall’avvocato difensore; per Boukioud, forse, c’è quindi ancora una possibilità di speranza.

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