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Liverpool, il caso: dov’è finita la corazzata che conosciamo?

di Cristian Castellini

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Era il 28 maggio 2022 quando si giocava la finale della UEFA Champions League. Il Real Madrid la spuntò per 1-0, nonostante il dominio dei “Reds” in partita. Fino a quel momento, il Liverpool è stata una delle più forti squadre sul pianeta, sia in Premier League che in Europa. Questa stagione, invece, sembra maledetta per gli uomini di Jürgen Klopp, al sesto posto con il rischio di non centrare la qualificazione alla massima competizione europea. A questo va aggiunto un girone di Champions sottotono, nel quale sono passati secondi dietro a un arrembante Napoli. Come ciliegine sulla torta, l’uscita dalla Carabao Cup ad opera del Manchester City di Pep Guardiola, e l’ultima sconfitta subita in casa del Brentford per 3-1 che ha riaperto le polemiche. Come ha potuto questa grande squadra passare dalla finale di Champions alla lotta per l’Europa in campionato? Cerchiamo di capirlo insieme…

L’addio di Sadio Mané al Liverpool

Senza dubbio l’addio dell’attaccante senegalese ha tolto una pedina fondamentale per le tattiche di Klopp, oltre che una forte personalità nello spogliatoio. Sadio Mané, già importante nel Bayern Monaco di Julian Nagelsmann, è il più grande rimpianto dell’ultima sessione estiva di calciomercato. Un giocatore totale, che aiuta sia in fase difensiva che in quella offensiva. Un campione e trascinatore, sia per la sua nazionale che per il club, e ad Anfield Road la mancanza di un leader di questo tipo, probabilmente, si sente. Già perché probabilmente l’addio del senegalese è stato sottovalutato, così come l’arrivo di Nuñez non ha apportato i benefici sperati.

Cosa manca alla rosa stellare del Liverpool?

M principalmente, sono due le cose che probabilmente sono venute meno in casa Liverpool: forma fisica e più rinforzi a centrocampo. Infatti, i ragazzi di Jürgen Klopp non hanno cominciato la stagione in maniera straripante come quelle passate. Trent Alexander-Arnold sta attraversando un momento di difficoltà, nel quale è quasi sempre assente in fase difensiva, oltre a non essere più incisivo in attacco con i gol e gli assist a cui aveva abituato tutti. Oltre a lui si aggiunge un Virgil Van Dijk rinunciatario nella prima parte del campionato, probabilmente per paura di saltare il Mondiale in Qatar. Pesanti anche gli infortuni di Diogo Jota e Luis Diaz, avvenuti a stagione in corso.

L’altro punto debole della rosa del Liverpool è l’assenza di un centrocampista promettente e di livello. I giovani Oxlade-Chamberlain, Jones, Elliott e Bajčetić non possono sopperire da soli al periodo no del trio FabinhoKeïtaThiago Alcantara. E sicuramente non può farlo un James Milner ormai 37enne.

Se si combinano queste complicanze con un attacco nel quale Darwin Núñez e Mohammed Salah non brillano, si può afferrare la gravità della situazione. Anche i numeri, presi da Transfermarkt, sono piuttosto sottotono per il valore complessivo della rosa. 34 reti insaccate e 22 subite in 17 partite, di cui 8 vinte, 4 pareggiate e 5 perse. Dati non disprezzabili, ma neanche eccellenti, non al livello di una squadra costruita per vincere ogni competizione.

Darwin Núñez (@Shutterstock)

La “crisi del settimo anno” di Jürgen Klopp

L’allenatore tedesco, prima al Mainz e poi al Borussia Dortmund, ha fatto grandi cose durante il suo mandato. Al Mainz 05 è riuscito a centrare la storica promozione in Bundesliga, mentre con i gialloneri ha vinto due volte il campionato (2010-11/2011-12), la DFB Pokal 2011-12 e ha raggiunto la finale di Champions League nel 2013. In entrambi i club, però, Klopp ha iniziato ad accusare colpi durante il settimo anno di incarico. La retrocessione del Magonza e il tracollo del Dortmund ne sono la prova. E questo, coincidenza o meno, è il settimo anno di Jürgen con il Liverpool. Una sorta di maledizione, che nei due casi precedenti si è risolta con l’esonero. Vedremo se il condottiero tedesco la romperà, riportando i suoi giocatori al top.

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